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lunedì 16 ottobre 2017

IL dare ai poveri non è elemosina, ma restituzione


Condividere con gli ultimi la nostra ricchezza
di don Tonino Bello, servo di Dio


Stare con gli ultimi significa concretamente condividere con gli ultimi la nostra ricchezza.
La ricchezza di noi singoli. E' necessario che ognuno faccia una revisione globale della propria vita. Forse in parametri che la sorreggono sono di fabbrica antievangelica.

Occorre sovegliarsi sulle spese, controllare il denaro che entra, stabilire quale proporzione dei propri soldi dare ai poveri, impegnare un po' di tempo libero per loro in presa diretta, sperimentare tentativi di convivenza e di cassa unica.
E' necessario bloccare la frenesia dell'accumulo, mettere a disposizione degli ultimi quel che sopravanza, rendere fruibili i nostri beni inutilizzati, aprire il guardaroba chiuso, affidare le campagne incolte, popolare le case sfitte, stanziare per i poveri i redditi fissi di alcuni beni.

La ricchezza della comunità. Occorre fare chiarezza nei bilanci parrocchiali, diocesano, d'istituto.
Adoperarsi perché le uscite in favore dei poveri siano le più consistenti. Rivedere certe formulazioni tariffarie che danno l'impressione di una Chiesa interessata più alla borsa dei valori che alla vita dei poveri, e insinuano il sospetto che anche i sacramenti si diano dietro il compenso segnato dal listino prezzi. Studiare le forme adatte per mettere in circuito di fruibilità terreni, case, beni in genere appartenenti alla Chiesa.

Esaminare il problema di come restituire agli ultimi case religiose vuote e conventi chiusi. Eliminare lo spreco delle feste che si fa in nome dei Santi o col pretesto di onorarli. Educare chi si blocca di fronte al sospetto sistematico che sotto forma di pseudo povertà si camuffi il raggiro degli imbroglioni, che è molto meglio rischiare di mandare a mani piene nove impostori su dieci che mandar via a mani vuote il bisognoso.
 
Don Tonino Bello in Insieme alla sequela di Cristo sul passa degli ultimi

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