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venerdì 2 dicembre 2016

La migliore accoglienza a Gesù? Accogliere gli altri come Gesù accolse noi



Domenica seconda di avvento : 4 Dicembre 2016 – Anno liturgico A



Le letture convergono nel consegnare un messaggio centrato nel Messia nella conscenza delle Scritture.

- Isaia annunncia la venuta del Messia, re di pace, su di lui si posa lo Spirito di Dio con i suoi doni. Egli è rivelato dallo Spirito.
- Secondo l'apostolo Paolo Gesù è il Messia perché secondo la parola della Scrittua, ha adempiuto le promesse di Dio fatte ai padri.
- La pagina del vangelo ci mostra Giovanni Battista che invita alla conversione in vista dell'arrivo di Colui che battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

Dalle Scritture conosciamo la storia di Gesù, annunciato dai profeti quale Messia, Salvatore del popolo di Israele, per tenere viva la fede in Dio nel suo popolo, tramandato dagli evangelisti e dagli apostoli il suo operato per la nostra salvezza. Viviamo questa seconda domenca di avvento con spirito di testimonianza.

Ci è facile parlare ad altri di Gesù? La nostra fede è tale da essere testimonianza? Un profeta, l'apostolo e il precursore Giovanni ci invitano a gustare la bellezza di una vita vissuta nel profondo del nostro animo attraverso una conversione totale.

Dal libro del profeta Isaia 11,1-10

Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,un virgulto germoglierà dalle sue radici.
Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d'intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore.



Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio.
La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi.



Il lupo dimorerà insieme con l'agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà.
La mucca e l'orsa pascoleranno insieme;i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue.


Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso.


Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare”.




Siamo attorno all'anno 735 a.C: la dinastia di Davide non è più forte come un tempo. Isaia si rende conto che nel popolo non c'è più fiducia e speranza, e nel nome de Signore garantisce al popolo che, se confida nel Signore, inizierà un'era di pace, simile a quella che esisteva nel paradiso terrestre. Il lupo dimorerà insieme con l'agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà.
Bellissimo questo brano di Isaia in cui si annuncia il futuro Messia e le sue qualità. Fermiamoci a rileggere il brano e ad assaporarne la bellezza non solo poetica ma il suo contenuto: è una profezia messianica che annuncia l'essere e l'operato, parla di un Re di pace. Un virgulto, Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse (di Davide),un virgulto germoglierà dalle sue radici,segno della vita che riprende e del rivelarsi della fedeltà di Dio alle sue promesse. Questo germglio continuerà a regnare nella dinastia di Davide, segnata da molte prove e infedeltà.
Sarà potente pur predicando la non violenza, le sue parole confonderanno l'empio e nel mondo resteranno giustizia e fedeltà. Sarà il custode per tutto il popolo e per tutto il mondo.Tutto Israele si innalzerà sul mondo come il grande segno del dono di Dio e della pace.
Sappiamo quanto il popolo di Dio abbia capito questo brano di Isaia, un nuovo re li avrebbe liberati da situazioni insopportabili con l'aiuto di Dio Onnipotente. Ma le vie del Signore erano diverse, la fragilità umana aveva bisogno di altre realtà, altri esempi, ben altri segni...



Dalla lettera ai Romani 15,4-9
Tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza. E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull'esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo


Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio. Dico infatti che Cristo è diventato servitore dei circoncisi per mostrare la fedeltà di Dio nel compiere le promesse dei padri; le genti invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto:
Per questo ti loderò fra le genti
e canterò inni al tuo nome
.


Mentre le parole di Isaia invitano alla speranza l'apotolo Paolo si rifà alle scritture, in virtù di esse terremo viva la speranza, le scritture lette con perseveeranza, approfondite con sapienza.
Poi un invito alla preghiera al Dio della pazienza e della consolazione, un invito alla concordia di sentimenti dimostrata nella comune e concorde glorificazione che la comunità eleva a Dio
come per giustificare la debolezza umana.

Paolo auspica per la comunità cristiana una omogeneità di sentimenti che devono trovare la sua espressione nell’unanime lode cultuale. La preghiera è rivolta al Dio della pazienza e della consolazione, quindi a colui che suscita la pazienza e che elargisce la consolazione. Dio conceda ai componenti della comunità di essere di un’unica idea, d’avere i medesimi sentimenti, quindi si invoca per loro ciò che da essi si esige e si spera. Una tale concordia di sentimenti può e deve dimstrarsi nella comune glorificazione che la comunità eleva a Dio.

“Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio. Dico infatti che Cristo è diventato servitore dei circoncisi per mostrare la fedeltà di Dio nel compiere le promesse dei padri...”

Quale accoglienza riserveremo a Gesù il giorno di Natale? Unità, sentimenti divisi, lotte, guerre o pace? Parlo del nostro cuore e dell'amore che riserviamo ai fratelli, al prossimo, ai poveri...Parlo di quella accoglienza gioiosa che riseviamo ai nosti cari, ai nostri amici che per una volta riversiamo a quel Bambinello che ci sorride dalla nuda paglia; di quella gioia che per sempre, una volta conosciute le Scritture e divenuti suoi discepoli con noi tutte le nazioni spereranno in Lui.

Lodate, nazioni tutte, il Signore;
i popoli tutti lo esaltino.
Spunterà il rampollo di Iesse,
colui che sorgerà a giudicare le nazioni:
in lui le nazioni spereranno.


Dal vangelo secondo Mc 3,1-12

In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».
Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse:
Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate isuoi sentieri!
E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.
Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: «Abbiamo Abramo per padre!». Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell'acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».




Matteo riassume la predicazione del Battista nel deserto di Giuda con le stesse parole con le quali riassumerà più avanti, la predicazione di Gesù: “Convertitevi perché il Regno di Dio è vicino” . Come il ministero del Battista è introdotto con un riferimento a Isaia così anche il ministero di Gesù. C’è dunque una continuità fra i due personaggi e le due predicazioni.
Giovanni anticipa l'arrivo del Messia, era stato inviato per annunciare il suo imminente arrivo tra il popolo. Si preoccupa dell'accoglienza a Gesù, invita alla conversione, all'umiltà, al sacrificio, a propositi di una vita nuova. Gesù va accolto con animo aperto e puro.
Il tema della conversione, predicato dal Battista, era un’esigenza continua anche tra i farisei: la differenza stava nel modo d’intenderla. La conversione “farisaica” comportava unicamente un “cambiamento di mente”; la conversione richiesta dal Battista e da Gesù è molto di più: richiede un cambiamento radicale, totale, nella relazione con Dio; e questa relazione con Dio comprende non solo l’interno, ma anche l’esterno, tutto quello che è visibile nella condotta umana (“far frutti degni di conversione” v. 8). La retta relazione con Dio si deve tradurre nella retta condotta di tutta la vita.
La verità è illustrata con l’esempio dell’albero: se l’albero è buono, produce frutti buoni, frutti degni dell’albero stesso. Chi si converte a Dio è come una pianta del suo immenso campo, e i suoi frutti-opere devono essere buoni.

Il tema del Battista non è fuori luogo, come qualcuno potrà pensare perché al suo tempo Gesù era già un uomo maturo, cosa c'entra il Battista col natale?
Le sue parole ci interpellano prima di partecipare devotamente al ricordo della nascita del Messia. Natale è una festa speciale, è la festa del mondo intero, è anche la festa della nostra salvezza. A natale è facile sentirsi più buoni, anzi è naturale: è Gesù che ringrazia per la festa con cui l'accogliamo vedendo i nostri cuori che battono per lui, che i nostri figli inneggiano a Lui.

Per questo Giovanni ci invita alla conversione in questo periodo unendosi a tutta la Chiesa in cammino.

Quante volte anche noi pensiamo di essere giusti davanti a Dio solo perché stiamo da tanto tempo in Chiesa o facciamo parte di qualche gruppo ecclesiale. Il Signore, invece, vuole da noi: opere di penitenza, conversione quotidiana, umiltà davanti a Dio. Tutte le opere buone compiute senza umiltà e senza amore, somigliano al battesimo di acqua amministrato da Giovanni: era certamente una cosa buona, ma non produceva la grazia. Bisogna farsi battezzare da Cristo, perché il vero battesimo è cambiare ogni giorno la propria mente e il proprio cuore. Non manchiamo a questo appuntamento.




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