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giovedì 1 settembre 2016




Non può essere mio discepolo chi...
Dal vangelo secondo Lc 14,25-33





Una folla numerosa andava con lui. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: «Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro». Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Parola del Signore!

Enzo:Non siamo più nella casa del fariseo di domenica scorsa, ma sulla strada e Gesù questa volta parla alla folla, non più a scribi e farisei. E' la folla che segue Gesù, la folla che crede in Lui e in qualche modo suscita i favori, i miracoli di Gesù.E' la folla di cristiani di oggi alla quale la Parola eterna parla, consiglia, indirizza.

Il tema di questo brano è la condizione necessaria per essere discepolo di Gesù. Non è un tema nuovo ma è trattato con forza e una radicalità che non si trova altrove nei vangeli, è ilmessaggio nel quotidiano, nel vivere ogni giorno.

Non so quanti di noi capiscano in pieno questo messaggio o meglio trovino in esso un ideale di vita da perseguire: Gesù invita a rompere tutti i legami familiari, a rompere il legame con se stessi:
Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”. E' senza dubbio un invito inquietante.
All'origine l'nvito di Gesù era senza dubbio rivolto ai discepoli misssionari itineranti, i quali dovevano abbandonare tutto per annunciare dovunque l'arrivo del regno di Dio, ma la comunità cristiana ha poi inteso questo detto come rivolto a tutti , non solo al missionario itinerante, come condizione di ogni discepolo. L'invito di oggi è rivolto alle folle, cioè a tutti.
Questa è la croce di Gesù che offre Gesù ad ogni suo discepolo, condizione senza ma: “Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo”.

Troppo duro questo discorso per noi poveri uomini 

che difficilmente rinunciamo alle nostre ambizioni, e 

guai a fermarsi e non guardare umilmente alla 

misericordia divina ogni volta che ci allontaniamo

 dal  Maestro e afferrarsi alla fede che ci è stata donata. 

 
  Ma chi ha seguito e segue la strada annunciata prova delle emozioni che ripagano mille e mille volte le rinuncie fatte, perché Gesù ci chiede di amarlo più di ogni altra cosa, non di rinunciare ad amare. E questo ci dona serenità nel dolore, nel sacrificio,nelle difficoltà della vita, davanti alla morte.


Anche le parabole che seguono (della torre e del re) devono essere lette nel contesto delle condizioni per seguire Gesù, cioè nel contesto della rinuncia: la sequela non è fatta per i superficiali, per gli irriflessivi e per i presuntuosi. La conclusione “così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi non può essere mio discepolo” conclude le due parabole e dell’intera pericope. Solo nel distacco dai beni o alla rinuncia di essi è possibile essere discepoli. Sarà così possibile il dono totale finire la torre e vincere l’esercito nemico.

                                                                               


Mariella:   Gesù, vedendo che la folla si accalcava dietro di lui e lo seguiva, desidera renderla responsabile di ciò che significa essere suoi discepoli. Egli non vuole seguaci fanatici, ma vuole gente responsabile e sicura delle proprie scelte, non vuole facili entusiasmi, cerca invece adesioni meditate, consapevoli e libere.    Egli non cerca la quantità, ma la qualità e per questo indica tre condizioni indispensabili per la sequela.  

Prima condizione: per seguirlo bisogna aprire il cuore, non chiuderlo all'amore.  Gesù non ci chiede di rinunciare ad amare i nostri cari, ci chiede un supplemento d'amore, amare prima di tutto Lui per saper amare in modo più giusto gli altri.  Gesù è la garanzia che se stai con Lui, se lo porti sempre nel tuo cuore, se ascolti la sua Parola fino a farla diventare Legge, i tuoi rapporti con gli altri saranno migliori, più equilibrati e sinceri.    

Seconda condizione: bisogna essere capaci di portare la propria croce.  Cosa s'intende per croce?  Croce significa amore senza misura, senza rimpianti, senza ricatti, senza tradimenti, senza rinnegamenti. Significa accettare la inevitabile porzione di sofferenza che ogni amore comporta, altrimenti non può essere vero amore. 

Terza condizione: saper rinunciare a ciò che si ha per il bene dell'altro, uscire cioè dall'ansia del possedere, dall'egoismo, dall'egocentrismo, saper guardare oltre noi stessi, curare la qualità dei sentimenti, imparare ad amare di più anzichè possedere di più.   Ecco perchè Gesù c'invita prima di tutto a prendere tempo e calcolare bene il costo di una scelta così radicale.  Non è un semplice calcolo, è un'equazione difficile ed impegnativa, perchè richiede la fiducia e l'abbandono totale in quel Gesù che vogliamo seguire!

Ricordiamo la preghiera, che dovremmo fare nostra, del cardinal Newmann:
"Conducimi per mano, Luce di tenerezza,
fra il buio che mi accerchia, conducimi per mano.
Guida il mio cammino: non pretendo di vedere orizzonti lontani,
un passo mi basta.
Un tempo era diverso, non Ti invocavo,
perché Tu mi conducessi per mano.
Amavo scegliere e vedere la mia strada,
ma adesso conducimi per mano.
Sia su di me la Tua potente Benedizione
e sono certo che essa mi condurrà per mano,
finché svanisca la notte e mi sorridano all'alba
volti di angeli amati a lungo e per un poco smarriti."

Inoltre, nella pagina di Padre Augusto, potrete leggere il suo bellissimo commento

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