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giovedì 11 agosto 2016

Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!


Dov'è il fuoco che brucia? Dov'è l'ansia che divora? La passione per l'annuncio?

Domenica 20ma del Tempo Ordinario – Anno C


Dal Vangelo secondo Luca 12,49-53

Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Parola del Signore!

Enzo: Continuiamo la lettura del vangelo di Luca con gli insegnamenti di Gesù per una vita terrena tesa all'attesa del Regno di Dio. Il brano di oggi sembra appartenere alla letteratura apocalittica, che riguarda la fine dei tempi con la seconda venuta di Gesù: il fuoco della terra, la divisione interna alla famiglia, il discernimento dei segni dei tempi.

Non è però il pensiero di Luca che non pensa alla crisi finale,ma all'oggi della storia,, “D'ora innanzi”, alla storia di ogni epoca, di ogni tempo, all'uomo che è chiamato a seguire Dio,come abbiamo visto nelle domeniche precedenti.

Le due frasi iniziali di Gesù, “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!”, esprimono il suo desiderio ardentente che la sua missione giunga a compimento attraverso il dono della sua vita, il battesimo del suo sangue.

La realtà intravista da Gesù è terribile: la pace che è venuto a portare sulla terra si scontra con tutto ciò che è nemico di Dio, quell'amore, quel fuoco gettato sulla terra non si accenderà del tutto, la lotta che il cristiano e la chiesa devono sostenere sarà radicale, penetrerà anche nelle famiglie, ognuno dovrà decedersi pro o contro.

Avvalorando queste parole e applicandole ad ognuno di noi , riporto un commento di Paol Curtaz, molto efficace, che ci farà riflettere:


Un brivido mi percorre la schiena, un sudore freddo. Abbasso lo sguardo dopo avere letto questo brano, sempre. È uno sfogo di Gesù, una sofferta testimonianza, una inattesa confidenza.

Sono venuto a portare il fuoco, dice il Signore. Il fuoco che incendia, che purifica, che divora, che illumina. Il fuoco che divampa e contagia. E parla di guerra, di lotte, di incomprensioni fra membri della famiglia in nome suo. E di un battesimo. Non più quello del Battista, no.

Un battesimo grondante sangue, un battesimo dolorante, un battesimo crocefisso. Sì, tremo davanti a queste parole. Tremo guardando le nostre assonnate assemblee, le nostre piccole meschinità parrocchiali, le nostre solenni e noiose pompe liturgiche. E le riunioni pastorali per decidere la data della prima comunione e le piccole guerre per la preparazione del presepe, e le polemiche fra movimenti cattolici.

Dov'è il fuoco che brucia? Dov'è l'ansia che divora? La passione per l'annuncio? Leggo e tremo, leggo e prego il Signore di aiutarmi a crescere nella passione per il Regno, come ha saputo fare lui. Che il suo battesimo di sangue non diventi inutile...



Mariella:  Nel bel mezzo dell'estate, a poche ore dalla festa dell'Assunta, la liturgia ci fa riflettere su alcuni punti basilari degli insegnamenti di Gesù. In verità può sembrare una pagina dura quella di oggi, eppure se la leggiamo con attenzione, riflettendo sul suo significato, ci apre ad una dimensione di vita luminosa e ricca di grazia.

Esaminiamo alcuni elementi centrali di questo brano.

Il suo fuoco di cui parla Gesù è un fuoco che brucia tutte le scorie del nostro cuore, è un fuoco che purifica. Gesù stesso è fuoco, così come lo è la sua Parola, anche lo Spirito è un fuoco che arde, che scalda, che illumina, che alimenta la nostra fede, nel fuoco bisogna resistere, sopportare, lottare per giungere a vincere il peccato che è in noi.

E questo è possibile solo tenendo lo sguardo fisso su Gesù, come ci ricorda anche la seconda lettura tratta dalla lettera agli Ebrei.

Luca in questo brano ci fa comprendere come Gesù, dentro di sé, stesse vivendo due diverse tensioni, da un lato il desiderio forte della missione, gettare il fuoco sulla terra, dall'altro l'angoscia per un battesimo di sangue che di li a poco avrebbe dovuto ricevere. Questi due aspetti in realtà non sono separabili, poiché il fuoco al quale allude Gesù è lo Spirito Santo, il cui dono all'umanità passa attraverso il suo battesimo nella morte per rinnovare la faccia della terra e portare vita nuova.

Quando Gesù parla di odio non lo intende nel significato che diamo noi a questa parola, ma lo usa per esprimere il distacco totale che dobbiamo avere nei confronti di tutto ciò che ci allontana da Cristo, a Lui a Lui solo dobbiamo riservare un posto centrale nella nostra vita e questo posto non può essere occupato da cose di questo mondo. Odio è da intendersi come totale disaccordo e chiusura con tutto ciò che in noi sono rovi e spine che soffocano il seme della fede e lo costringono a morire.

E per ultimo il Signore ci avverte che la sua pace è una pace senza compromessi, non è una pace di comodo, dove non si prendono posizioni per non turbare gli animi, non è una pace a buon mercato dove si cerca di andar d'accordo con tutti per non prendere posizioni su nulla.

La sua pace è quella vera, quella che si ottiene nel fare la volontà di Dio e non degli uomini, la sua pace deriva dall'aver il coraggio di tagliare ogni relazione che ci può allontanare dal Signore e dalla sua verità.

E' un Vangelo esigente, una Parola scomoda, ma ci apre le porte del Regno se sapremo ascoltarlo e metterlo in pratica! 



 vorrei ancora riportare una riflessione di Papa Francesco circa questo brano evangelico che ci aiuterà a meglio comprendere e vivere questo insegnamento:

  Dopo che Gesù è venuto nel mondo non si può fare come se Dio non lo conoscessimo. Come se fosse una cosa astratta, vuota, di referenza puramente nominale; no, Dio ha un volto concreto, ha un nome: Dio è misericordia, Dio è fedeltà, è vita che si dona a tutti noi. Per questo Gesù dice: sono venuto a portare divisione; non che Gesù voglia dividere gli uomini tra loro, al contrario: Gesù è la nostra pace, è la nostra riconciliazione! Ma questa pace non è la pace dei sepolcri, non è neutralità, Gesù non porta neutralità, questa pace non è un compromesso a tutti i costi. Seguire Gesù comporta rinunciare al male, all’egoismo e scegliere il bene, la verità, la giustizia, anche quando ciò richiede sacrificio e rinuncia ai propri interessi. E questo sì, divide; lo sappiamo, divide anche i legami più stretti. Ma attenzione: non è Gesù che divide! Lui pone il criterio: vivere per se stessi, o vivere per Dio e per gli altri; farsi servire, o servire; obbedire al proprio io, o obbedire a Dio. Ecco in che senso Gesù è «segno di contraddizione» 
 Papa Francesco



 

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