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venerdì 29 luglio 2016

Liberarsi dalla voglia di successo...



La vita non dipende dalla sovrabbondanza dei beni materiali

Domenica 18ma del T.O – Anno C 


Dal vangelo secondo Luca 12,13-21


Uno della folla gli disse: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».

Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: «Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così - disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divertiti!». Ma Dio gli disse: «Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?». Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

Parola del Signore!

Enzo: Può succedere, anzi succede ancora oggi che fratelli aspirino all'eredità paterna, prendere tutto ciò che possono per se stessi, bisticciare perdendo quella comunione fraterna esistente fino a quel fatidico giorno.

La risposta di Gesù a quell'uno della folla è chiara. Gesù ammaestra, non giudica, anzi rifiuta il ruolo di mediatore tra due fratelli, consiglia:” tenetevi lontani da ogni cupidigia”. Il ricorso a Gesù per una questione di eredità dimostra la stima che godeva presso la gente. Spettava ai dottori della legge dirimere le vertenze giudiziarie. Gesù non parla di possesso, ma di desiderio smodato, l'egoistico desiderio di possedere sempre di più, il cercare la propria sicurezza nel possesso di beni. Egli, Gesù, doveva dedicarsi esclusivamente all'annunzio del Regno di Dio.

Gesù mette in guardia i discepoli dall'avidità che stravolge persino i rapporti familiari. La vita non dipende dalla sovrabbondanza dei beni materiali, come viene chiarito nella parabola successiva, conosciuta come Parabola del ricco insensato.

Gesù, rivolgendosi alla folla presente, anche se era già chiaro l'insegnamento, insiste indicando una via da seguire per liberarsi dalla voglia del possesso: “Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio”. Non si tratta di arricchire a vantaggio di Dio, pensando di fare del bene, ma di usare i beni secondo una logica voluta da Dio.

La preoccupazione del ricco per riporre i frutti della terra al sicuro era un atto di saggezza, opportuno per l'amministrazione dell'azienda. Non è biasimato per la sua avidità o avarizia. L'abbondanza dei beni era considerata una benedizione divina.

Il ricco è detto insensato, perché aveva rivolto il suo interesse sui beni effimeri, senza pensare ad altre realtà più importanti: non fa conto di Dio, non si cura degli indigenti ma pensa soltanto ai propri interessi materiali, a godere dei beni accumulati ,non pensa alla morte.

L’evangelista si è preoccupato di rendere concreta la parabola, e per questo ha situato subito dopo nel suo vangelo alcuni insegnamenti del Signore Gesù allo scopo, appunto, di esemplificare il significato di quel “per Dio”, insegnamenti che commenteremo la prossima domenica.
 
Facciamo attenzione alle parole di Gesù: sono sempre un invito chiaro ad essere figli di un Padre che ci vuole bene, non sono comandi, non sono leggi che obbligano, sono dettati da un richiamo alla salvezza. La sequela di Gesù è volontaria, si abbraccia soltanto dopo averne capito l'importanza della sua bontà. Non si può essere cristiani a metà tempo, non si può fraintendere la Croce.

Mariella:Fra gli evangelisti Luca è senza dubbio quello che mette più a fuoco la radicalità del messaggio evangelico e scava nel profondo del nostro cuore per deporre il seme della Parola, tutto questo significa anche coinvolgimento emotivo e trasformante, l'ascolto non può rimanere tale, deve concretizzarsi in un cambiamento di mentalità. Nulla può rimanere uguale se l'annuncio è forte e l'ascolto è vero! Non si può concepire un discepolo di Cristo, senza di conseguenza anche un mutamento di vita!

In Luca il tema del corretto uso dei beni ha un posto centrale e rilevante, in questo contesto comprendiamo l'importanza del brano appena letto.  Il brano inizia con una domanda fatta a Gesù: "Maestro, dì a mio fratello che divida con me l'eredità"
Ma Gesù, anzichè scendere nella discussione tutta umana, vola alto e risponde con un'altra domanda che di per sè implica una scelta:
 "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?"

In questa seconda domanda non vi è certo un volersi disinteressare della disputa fra i rapporti umani frai due fratelli, quanto piuttosto un voler mettere a fuoco la sua figura. Chi è Gesù?
Infatti, chi trova la propria verità di vita nella relazione con Gesù, sa bene chi lo ha mandato fra gli uomini, il Padre, è Lui che lo ha costituito mediatore e giudice, Egli ci rivela il senso profondo dell'esistenza umana, la verità che ogni uomo deve cercare e sentire nella propria coscienza.

Dividere l'eredità non significa solamente risolvere un conflitto fra i fratelli, perchè quando si fa esperienza dell'amore di Cristo, cambia il cuore, la mente ed anche la vita.
"Dividere" non ha più il significato egoistico di prima, non è più appropriarsi della parte spettante, ma diventa un "Con-dividere" ossia gustare la ricchezza come un bene da godere in fraternità. E' dunque un tenersi lontani dalla cupidigia, perchè la vita non la si vede più come fine a sè stessi, ma è dono, è parte di un amore più grande quello che lega il Padre al Figlio ed il Figlio ai fratelli.  Così la vita è vissuta veramente in libertà, non più schiavi del possesso e della prepotenza, ma è una libertà nell'amore, nella condivisione, nel servizio, nella gratitudine, nella pace.

Ed ora vorrei dare voce a Padre Augusto per alcune riflessioni ed approfondimenti sul tema del possesso dei beni, che sicuramente ci faranno comprendere ancor meglio il significato vero dell'insegnamento di Gesù.


Padre AUGUSTO DRAGO: 

Penso alla ricchezza come elemento che mi allontana dal Signore e lo recide dalla mia vita.
Ma quale ricchezza? La domanda si impone.
Infatti quando, di solito parliamo di ricchezza, pensiamo alla quantità delle cose che
possediamo, ai soldi, alle cose che catturano la nostra concupiscenza.
Credo che questo sia un modo molto riduttivo di considerare la ricchezza che mi allontana dal
mio Signore. Basta infatti che io sia terribilmente attaccato a quel poco che ho!
La ricchezza allora non è qualcosa di quantificabile.

In realtà essa tocca la sfera emotiva e possessiva di ciascuno di noi.
Il suo vero nome è: "Attaccamento".Attaccamento anche al poco o nulla che si ha.
Posso avere infatti poco ed essere ricco lo stesso.
Quando anche il poco diventa importante per noi, tanto importante da farci dimenticare Dio,
allora è ricchezza!

Dio non guarda alla quantità ma alla qualità delle cose e al modo con cui ci relazioniamo con
esse. Su questo punto credo che tutti, io per primo, dobbiamo fare uno stringente esame di
coscienza! Di quante "piccole" cose è fatta la nostra vita, tanto piccole da diventare grandi ed
importanti per noi, sì da difenderle con le unghie.
Possiamo giungere a far dipendere la nostra vita e la sua felicità anche da piccole cose, se esse
prendono il posto di Dio. Possiamo dire tante cose sulla ricchezza! Ma la vera riflessione deve
essere portata sull'attaccamento che abbiamo alle cose! E' importante comprendere questo
concetto.

Se, infatti restiamo attaccati all'idea che non siamo ricchi perché non abbiamo un conto in
banca a dieci cifre, ma tuttavia siamo ricchi se siamo attaccati alle nostre cose, ai nostri vizi, alle cose che anche umanamente e giustamente amiamo, e che in realtà mettiamo al posto di Dio.
Credo che Gesù questo abbia voluto dirci.
Guardiamo dunque alla qualità della nostra vita, ricordando che la più grande ricchezza che
abbiamo e che elide Dio dalla nostra vita, è il nostro "IO"!
Fintantoché non lo avremo "rinnegato" saremo sempre ricchi di noi stessi: eterni adoratori di
noi stessi, e quindi idolatri.

Signore liberaci dal nostro io prepotente, arrogante, possessivo, egoista!
Dio non conosce solamente il cuore dei farisei, ma conosce anche il mio
Dice il Salmo 139:
"Signore tu mi scruti e mi conosci, tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri, osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie..."

Dio conosce il mio cuore!
Posso nascondere agli altri i miei pensieri, posso fare due facce davanti agli altri, posso
nascondere con un falso sorriso accattivante il disprezzo che sento di provare per qualcuno,
posso pensare una cosa e dirne un'altra: ma Dio conosce il mio cuore: davanti a Lui non posso
barare!
Egli mi giudicherà secondo quello che vede nel sacrario del mio cuore!
Signore, ti prego, dammi un cuore semplice, da fanciullo,
limpido e trasparente, amante della Verità e che non sappia camuffare nulla,
e che sia luminoso come il meriggio, carico e pieno della Bellezza dei tuoi pensieri.
Che i miei pensieri siano i tuoi, e i tuoi i miei pensieri.
"Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio". Ed io voglio ardentissimamente vederti mio Signore. 

E ADESSO, SE VUOI, PASSA ALLA PAGINA DI PADRE AUGUSTO DRAGO... 





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