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B E N V E N U T O !! Lo Spirito Santo illumini la tua mente, fortifichi la tua fede.


venerdì 28 agosto 2015

Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me…




“Ascoltatemi tutti e comprendete bene! "

Domenica 21.ma del tempo ordinario Anno B : 30 agosto 2015



Dal vangelo secondo Mc 7,1-8.14-15.21-23

Si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non
lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». …
…Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene!
Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».
Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.
Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

Parola del Signore!

Enzo: Con il capitolo sesto l’evangelista Marco inserisce nel suo vangelo le correzioni che Gesù farà alle usanze della tradizione orale in uso nel popolo eletto, cioè gli insegnamenti di Scribi, Farisei e sacerdoti desunti dai dieci comandamenti e proposti al popolo come pratica obbligante.
Scribi, Farisei e Sacerdoti riflettendo sul Decalogo e sulle tradizioni orali avevano dedotto delle norme e delle indicazioni per il popolo, norme molto pesanti e gravose. In sostanza si ritenevano più importanti le leggi degli uomini che quelle di Dio.

Nel brano di oggi si affronta la purificazione esteriore, cioè tutte quelle azioni esteriori riguardo alla pulizia del corpo prima di atti naturali come il mangiare e pulizia delle stoviglie. Nella scena sono inquadrati alcuni Farisei e Scribi venuti da Gerusalemme e successivamente anche la folla alla quale Gesù si rivolge per spiegare il dibattito con gli scribi e farisei.

L’evangelista Marco mette in bocca dei farisei e scribi una domanda che rivolgono a Gesù, un pretesto per fissare l’attenzione sulle problematiche discusse: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?», e poi scompaiono dalla scena senza rispondere alla forte polemica di Gesù nei loro confronti. L’evangelista va diritto alla novità che apporterà Gesù.

Il brano riportato da Marco sicuramente non riporta esattamente le parole di Gesù ma sembra che sia un adattamento dovuto allo sviluppo della tradizione e alle diverse situazioni delle comunità cristiane (adattabili anche ai nostri giorni). Il discorso ebbe origine nella Chiesa per approfondire il concetto della vera purità secondo l’etica evangelica, (ricordiamo che nei primi tempi della Chiesa vi erano ancora molti riferimenti alle usanze antiche).Tuttavia riflette oggettivamente il comportamento di Gesù nei confronti dei precetti imposti dalla classe farisaica e sacerdotale.

Gesù condanna senza mezzi termini l’attaccamento alle osservanze esteriori che costituiva un travisamento della Legge e un ostacolo per la conversione.

“Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini”. …

Questa profezia di Isaia citata da Gesù è la chiave di interpretazione del brano di questa domenica, valida anche per noi, uomini e donne del ventunesimo secolo. Oggi Gesù parla a noi come allora alla folla.

“Ascoltatemi tutti e comprendete bene!
Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».
Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.
Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo”.

Comandamento di Dio e tradizioni degli uomini devono essere tenuti distinti: le leggi che possono fare gli uomini di “chiesa” possono variare nel tempo a causa di risultati teologici nuovi, non devono distrarci mai dall’essenziale, l’amore di Dio e del prossimo, il grande e unico comandamento che riassume tutte le leggi e i profeti.

Gesù rifiuta la distinzione giudaica fra puro e impuro: la sua affermazione acquista un ulteriore significato. Non solo l’abolizione fra il sacro e profano, ma anche l’abolizione fra gli uomini puri e impuri. Non sono le condizioni umane che possono renderci impuri. Gesù ricupera così il senso profondo della volontà di Dio che non riguarda le cose esteriori, ma la coscienza, lo spirito dell’essere umano, la fonte da cui scaturisce il bene e il male.

La causa dell’impurità non va ricercata nei cibi, nelle malattie, nel contatto umano, ma nell’intimo dell’uomo. E’dal cuore dell’uomo, dai suoi sentimenti che escono le intenzioni cattive, cioè i propositi malvagi, i propositi di male che Gesù elenca:
i primi sei vizi, nominati al plurale si riferiscono alla seconda tavola del decalogo: sesto, settimo, quinto comandamento. Il secondo gruppo di altri sei vizi nominati al singolare non indica atti ma atteggiamenti peccaminosi: brame sessuali, invidia per il bene altrui (occhio malvagio); diffamazione si può tradurre come “bestemmia” se riferito a Dio, “ingiuria” se riguarda parole oltraggiose indirizzate contro il prossimo.

Gesù ci interroga e ci invita ancora una volta a convertirci all’Amore.

Mariella: "La Tradizione degli Antichi" trasmetteva le norme che dovevano essere osservate dalla gente per avere la purezza voluta dalla legge.
L´osservanza della legge era un aspetto molto serio per la gente di quel tempo. Si pensava infatti che una persona impura non potesse ricevere la benedizione promessa da Dio ad Abramo. 

In realtà, invece di essere fonte di pace, le norme costituivano una prigione, al punto tale che ai poveri era praticamente impossibile osservare le centinaia di norme, di tradizioni e di leggi e per questo erano considerate persone indegne ed escluse.
Scribi e farisei sembrano molto osservanti, ma lo sono solamente all'esterno. Il loro cuore, rimaneva lontano da Dio e dall'amore verso il prossimo, che è immagine stessa di Dio. Essi criticavano  il comportamento dei discepoli di Gesù perché toccavano cibo senza essersi lavati le mani, ma ancor più criticavano Gesù stesso che permetteva loro di trasgredire le leggi! 

Il fatto di lavarsi le mani, che ancora oggi continua ad essere una norma d´igiene importante, aveva assunto per loro un significato religioso che serviva per controllare e discriminare le persone e questo a Gesù non piaceva, perché capiva che i farisei davano solo importanza a cose che ne avevano in realtà poca importanza, mentre trascuravano ciò che era invece più necessario.
Non basta infatti lavarsi le mani o non frequentare i “peccatori” per sentirsi a posto con la legge di Dio! Ci si deve purificare dal peccato che è dentro di noi, il cuore, infatti, è la fonte dell'impurità.
Dal cuore nascono i pensieri malvagi, le intenzioni cattive.   È il cuore che bisogna curare; è dal cuore che debbono essere sradicate le erbe amare ed è nel cuore che va accolta e custodita la Parola di Dio.

“Ascoltatemi tutti e comprendete bene!”Così Gesù sottolinea ancora una volta la necessità dell'ascolto attento ed intelligente.
La qualità della nostra fede infatti dipenderà tutta da come avremo compreso e messo in pratica ciò che Lui vuole dirci, se saremo riusciti a fare nostra la Sua parola saremo salvi, diversamente resteremo cittadini del mondo abitati da tutto ciò che il mondo vuole farci credere e accettare, a partire da ciò che ogni giorno la pubblicità vuole imporci.

Comunemente pensiamo che a contaminarci sia ciò che è all'esterno da noi, cose, cibi o persone,  per questo ci affanniamo molto a porvi rimedio lavandoci ripetutamente, privilegiamo tutto ciò che ci sembra più igienico, più sano, più curato, stiamo lontani da tutto ciò che potrebbe "sporcarci" "inquinarci" "contagiarci"
Ma niente di ciò che è al di fuori di noi può garantirci la purezza interiore. Possiamo abbellirci con gli abiti migliori, nutrirci con i cibi più raffinati, ma il nostro animo, quello che veramente ci qualifica rimane nella sua realtà.

Se un cuore è impuro, malvagio, superbo, invidioso, spargerà veleno intorno a sé, sempre creerà danni e distruzione!
Gesù vuol farci capire che non è ciò che entra nell'uomo che lo contamina, ma quello che "esce dal suo cuore" .
Dobbiamo dare valore soprattutto alla conversione radicale del cuore, se veramente abbiamo compreso la Sua parola, nessuno, ma proprio nessuno, può ritenersi perfetto sotto questo punto di vista, tutti abbiamo da lavorare parecchio per ripulire il nostro cuore da tutto ciò che lo deturpa e lo svilisce. Si tratta di creare una situazione interiore degna di Dio, perché è lì che Egli si rivela a noi ed è lì che vuole abitare.

"Beati i puri di cuore perché vedranno Dio": puri sono e saranno coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica con la semplicità e il sorriso di un bambino e la fortezza dei grandi.


venerdì 21 agosto 2015

Doveva succedere ed è successo e succederà ancora!


Credere vuol dire impegnarsi per tutta la vita e con tutte le forze, non perché si ha fiducia in sé, ma si è sicuri di Gesù                                         

Domenica 21.ma del tempo ordinario. Anno B- 23 agosto 2015



Dal vangelo secondo Giovanni 6,60-69

Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita.
Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva:
«Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?».
Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Parola del Signore!

Enzo:Doveva succedere ed è successo e succederà ancora! Avevano ascoltato la parola dura con l’udito,e subito dopo quell’ascolto la mente la rifiuta perché impossibile “ Chi può ascoltarla? Dove ascoltare vuole significare “assurdo”. Come due secoli fa, oggi per molti si ripropone la scena…

. Il discorso di Gesù non è capito nemmeno da coloro che lo seguivano più da vicino, i suoi discepoli ed erano molti. E’ arrivata la crisi umana e religiosa, quella che si credeva fede nel Messia tanto atteso è andata smarrita. Il buio dell’anima…Ma alcuni, come abbiamo letto, resistono e sono i dodici apostoli.

Gesù interviene da vero Maestro conoscitore dei cuori, non può evitare lo scandalo, riprende a spiegare per ottenere un cambiamento che non può arrivare da chi ha perso la fede e la fiducia in lui.
 E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima?”: quelle “parole che sono spirito e sono vita” non trovano terreno fertile nemmeno nei prodigi

Non c’è subito una risposta. E Gesù afferma che per comprendere le sue parole è necessaria la grazia divina; è il dono dello Spirito che strappa dall’orizzonte carnale ed esteriore il fedele introducendolo nel mistero di Dio:  È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla”.

 La carne, l’uomo, è incapace di aprirsi al dono di Dio che consiste nelle rivelazioni di Gesù: le sue parole sono spirito di vita se comprese e assimilate solo dal credente animato dallo Spirito e per iniziativa del Padre, il quale attira tutti coloro che si aprono alla rivelazione del Figlio amato.

L’evangelista Giovanni non può fare a meno di ricordare e ricordarci che Gesù conosce la fede di ognuno, e la possibilità dell’uomo di tradire, cambiare rotta, allontanarsi da Lui. Colui che lo avrebbe tradito rimanda alla passione e morte del Figlio dell’uomo.
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito”.

 Così finisce questa prima parte con la menzione del traditore,Giuda, lasciando intendere che la fedeltà non è mai acquisita una volta per sempre, ma che può persino trasformarsi in tradimento

Anche se inteso solo di Giuda, è questo l'approdo ultimo della ripulsa. Non credere a Gesù e tradirlo sono tappe di un medesimo cammino. E questo non avviene tra coloro che gli sono dichiaratamente ostili, ma tra gli stessi discepoli e tra i Dodici rimasti «fedeli».



Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui”: triste,molto triste! L’ambizione scoraggia le scelte concrete perché non accompagnate dal cuore, qel cuore che è capace di guardare e toccare le verità eterne.

Rimasero soltanto i dodici, forse sbalorditi per la diaspora di molti discepoli, forse perplessi, forse tristi. Alla domanda di Gesù: : «Volete andarvene anche voi?»  
Pietro conferma, come rappresentante dei dodici, la fiducia e fedeltà a Gesù convinto che il Maestro abbia “parole di vita eterna” e che sia “il Santo di Dio”, cioè appartenente alla stessa realtà divina.

Pietro forse non completamente convinto, come gli altri, non avrà capito tutto il discorso, ha dato fiducia al Maestro, aiutato dallo Spirito come altre volte perché la carne da sola non basta per capire le cose divine.
 La carne, lo stesso corpo di Gesù  come condizione terrena di “carne”, ancora soggetta alla morte non giova a nulla, diventerà vitale solo dopo la sua risurrezione. Lo capiranno bene gli apostoli dopo la morte e risurrezione di Gesù con l’avvento dello Spirito Santo e tramanderanno nei secoli questo mistero eucaristico.

Ecco il collegamento che approfondisce il senso eucaristico di tutto il discorso del capitolo sesto che abbiamo commentato durante questo mese: la fede ci viene da Dio, nel mistero noi crediamo, nel silenzio ascoltiamo e adoriamo, col cuore ammiriamo e amiamo, con tutto il nostro corpo e anima ci uniamo a Dio Padre accompagnati da Gesù che si dona a noi.


Lo stupore che affiora nella domanda stessa di Pietro - Signore, da chi andremo?- è lo stupore di chi non ha ancora compreso pienamente, eppure si lascia ugualmente affascinare dalla sorprendente bellezza del mistero di Dio, che ci attrae con la sua inaudita novità. E’ ancora il momento della prova della notte buia, del deserto dell’anima, il momento del credente che dimostra la sua fede anche se non capisce, perché nessuno ha mai parlato come Gesù.



Oggi Gesù rivolge anche a noi la domanda: "Forse anche voi volete andarvene?".  

La sua domanda da sempre giunge ad ogni 
uomo e donna, interpella personalmente, 

sollecita una risposta.




Mariella: Dopo aver approfondito per diverse settimane il tema dell'Eucarestia, ora Gesù ci porta a fare una scelta determinante nel nostro cammino di fede, un vero salto di qualità che implica il coinvolgimento totale del nostro vivere quotidiano: siamo infatti chiamati a decidere se stare con Lui o allontanarsi dai suoi insegnamenti e dallo stile di vita che Lui stesso ci manifesta.

Nel testo, appare evidente il contrasto fra Gesù e i giudei sul tema del pane di vita. Le sue parole, il suo linguaggio appare duro, perché l'idea del Messia che i giudei avevano era esattamente all'opposto del suo agire. Eppure le affermazioni di Gesù erano la realtà stessa del grande amore che Dio ha per noi, non un amore a parole, come spesso è quello umano, ma un Amore che va oltre ogni possibile immaginazione.

Un Amore che dà tutto se stesso, un Amore che diventa parte della nostra stessa vita, un Amore che si fa perfino nutrimento spirituale per sostenerci nel duro cammino della vita. Aveva parlato a lungo dell'Eucarestia. Quante volte aveva ripetuto: “Io sono il Pane della vita, chi mangia di questo pane vivrà in eterno” Ma in chi lo ascoltava non vi era stata la sorpresa colma di gratitudine, anzi aveva destato imbarazzo. L'offerta delle sua vita suscitava dubbio e perfino incredulità.

Ma Gesù preferisce perdere delle persone, piuttosto che ammorbidire il suo messaggio e rincara la dose: “Questo vi scandalizza.....le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita....?”
Lui sapeva fin da principio quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. Per questo aveva detto che nessuno poteva venire a Lui se non gli era concesso dal Padre.

"Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andarono più con lui".

Anche oggi molte persone dicono di avere Fede in Dio, ma al momento in cui sono messe alla prova si tirano indietro, perché la loro fiducia non è totale, esse seguono Gesù per opportunismo, prendono gli aspetti che fanno comodo e tralasciano gli altri. Dicono di credere, ma non si lasciano guidare e finiscono per allontanarsi dalle sue vie.

Mangiare il suo Corpo e bere il suo sangue significa passare dalla sequela emozionale, a quella per adesione incondizionata ad una persona: Gesù Cristo e non è una cosa da poco...........è facile accogliere un amore che nutre i nostri bisogni primari, ma entrare in un amore che coinvolge cuore, mente e scelte di vita è impegnativo, lo era ieri e lo è ancor più oggi.... troppi di noi si smarriscono di fronte ad una Parola, quella di Gesù, che può sembrare dura, forse troppo esigente, perché non scende a compromessi e non fa sconti. Ma la verità non si baratta, o la si accoglie e la si vive, oppure si scelgono le vie comode di una vita superficiale e illusoria, che si limita a cercare soddisfazioni terrene a poco prezzo.

Quelle parole di Gesù: "Volete andarvene anche voi?" sono di monito per ciascuno di noi.
La domanda del Maestro esige una presa di posizione seria e coerente.

La risposta di Pietro non lascia ombra di dubbio, egli accoglie la verità del Maestro come sua unica legge di vita, è consapevole che la parola data non va ad intaccare la libertà personale, bensì, apre uno spazio nel cuore: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna".

Pietro è molto simile a noi quando, specie nei momenti difficili, riscopriamo la vicinanza di Dio e preghiamo con maggiore intensità, quando ci accorgiamo che tutto intorno a noi lascia il tempo che trova..che tutto delude..che tutto passa, solo chi sceglie di camminare sulle orme del Signore sarà salvo e non perirà.
La sua è la professione di fede del discepolo che ha compreso la bellezza di appartenere a Cristo e, illuminato dallo Spirito Santo sceglie di abbandonarsi fiducioso alle parole del Maestro.

Se anche noi decidiamo, come Pietro di seguire Cristo, dobbiamo impegnarci a vivere con maggiore coerenza la nostra vita cristiana, operando scelte precise, concrete e coerenti, non per essere solo spettatori passivi della fede, bensì annunciatori di una Parola che salva, testimoni credibili di un Amore che si dona senza riserve, costruttori di quel Regno di giustizia e di pace che Gesù è venuto ad instaurare sulla terra


sabato 15 agosto 2015

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo

15 Agosto 2015

Gv. 6, 51-58

La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.






  Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».


Parola del Signore


Mariella : desidero anzitutto condividere con voi un commento di Padre Augusto Drago che ci aiuta ad approfondire questo brano evangelico.
 
Padre Augusto Drago:  Ci troviamo verso la fine del grande discorso di Gesù sul Pane della Vita. E' il discorso che segue il grande miracolo della moltiplicazione dei pani.
Durante tutto il discorso, Gesù ha parlato della necessità di nutrirsi del Pane della Vita.
Ora conclude il suo argomentare con l'audace affermazione che il Pane della Vita, il Pane che
dà Vita, è la sua carne. "Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io gli
darò è la mia carne per la vita del mondo!" La vita viene dunque, afferma Gesù, dalla sua Carne e dal suo Sangue.


"Come può costui darci la sua carne da mangiare?". Lo scandalo è sommo! La risposta di Gesù è dura. Egli non attenua la sua affermazione, e non rende il suo linguaggio più accessibile, non fa nulla per smorzare la reazione degli ascoltatori.   Anzi, ribadisce con più forza la dichiarazione precedente, introducendola con la tipica formula giovannea: "In verità, in verità io vi dico...". Questo parlare di Gesù imprime alle parole il carattere di una rivelazione. Una rivelazione solenne e decisiva. Ciò che mi colpisce in modo particolare è il fatto che Gesù non parli del suo Corpo, ma della sua Carne. Mi chiedo il perché. E trovo la risposta nel prologo del Vangelo sempre di Giovanni: al versetto 14 è detto: "E il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi!"


Con queste parole Giovanni annuncia il grande mistero della Incarnazione del Figlio del
Padre. Badate bene: utilizza il termine "carne"! Anche nel nostro testo, Gesù, riferendosi a
se stesso, utilizza lo stesso vocabolo. Allora tutto mi sembra chiaro: Gesù stabilisce un
evidente aggancio tra l'Eucaristia (di cui si è parlato in tutto il discorso del Pane del cielo) e il
mistero dell'incarnazione. Tutto questo ha un preciso significato: Giovanni ribadisce che è
attraverso l'esperienza ecclesiale eucaristica, che l'incarnazione continua tra noi ancora oggi.
La carne sacrificata del Verbo, si fa pane nutriente e comunica la vita di Cristo, del Cristo
Celeste, glorificato. Sono anche rivelati due punti inediti del mistero eucaristico: l'unione durevole dei discepoli con Gesù, ed il dinamismo di amore che unisce il Figlio al Padre.
I discepoli sono riuniti dentro questo meraviglioso dinamismo. Gesù, in estrema sintesi vuole
dire che la dinamica è data da questi valori: fede, eucaristia, incarnazione e vita.
La fede in Lui.  L'Eucaristia, vita di Lui donata a noi.
Incarnazione, mistero d'amore che l'Eucarestia continua nel tempo. Vita, è la Vita eterna che nell'Incarnazione trova la sua scaturigine e che proprio nell'Eucaristia è anticipata e pregustata. Questo è il mistero! Tra L'Incarnazione e l'Eucaristia, c'è un ponte di Luce che illumina interiormente il mistero dell'Amore, che pulsa, vive ed arde nel cuore di chi sà recepirlo!


"In verità in Verità io vi dico: se non mangerete la carne del Figlio dell'Uomo e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita..." Parole chiare, inequivocaboli.  L'incarnazione è il preludio dell'Eucaristia! L'Eucaristia è l'Incarnazione che continua nella vita del credente. E per che cosa si è incarnato il Verbo? Dice il simbolo della nostra fede: "Per noi uomini e per la nostra salvezza..."
Ora dunque, perché il Verbo fattosi carne, fà diventare Eucaristia la sua stessa carne? La risposta è identica, ma approfondita: perché nell'Eucarestia già, pregustando e magiando la Carne di Cristo, pre-sentiamo la Vita della Gloria.   Così infatti san Tommaso chiama l'Eucarestia: "pegno della gloria futura!"Essa è il pregustamento di ciò che un giorno saremo e di ciò che già Gesù, il Verbo fatto carne, già è. Grande mistero!
Abbiamo compreso tutto questo, quando ci accostiamo ad assumere le sacre Specie del Pane e del Vino? Ci siamo già abituati, assuefatti? Molti cristiani sentono il bisogno di fare la santa "Comunione" tutti i giorni. Bellissimo. Ma come vorrei che fosse fatta con sempre crescente desiderio e con dolce e nostalgica meraviglia che dilata gli orizzonti del Cuore, verso l'infinito di Dio, e verso la grandezza della creazione e dell'umanità intera.
L'Eucaristia è anche, da questo punto di vista, la "coppa della sintesi" come la chiamava
sant'Ireneo. In essa c'è infatti la sintesi di tutti i misteri di Dio e della nostra salvezza. I Misteri dell'Amore.  Essa è una primizia. Se la sapessimo gustare, al di là della nostra abitudinarietà, sapremmo che essa è la primizia delle cose celesti. E se le primizie sono così belle e promettenti, cosa sarà mai l'intero raccolto? Stupore! Meraviglia! 

Mariella:  quello che desidero sottolineare è che dalle letture di domenica prossima, emerge chiaro l'invito rivolto a tutti a partecipare al banchetto della vita, nessuno escluso, a tutti è estesa la grazia di accostarsi alla sua Mensa, mensa della Parola e mensa Eucaristica. Seconda cosa, siamo noi che possiamo accettare o rifiutare questo invito, siamo noi che decidiamo se nutrirci di ciò che perisce, oppure attingere alla fonte della vita vera che mai si esaurirà.
“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui" ci assicura Gesù. Ciò significa che partecipare all'Eucarestia è accettare l'offerta che Lui fa di se stesso a ciascuno di noi.
Dimorare in Lui significa diventare come Lui, donarsi con Lui al Padre ed ai fratelli, significa portare molto frutto.
Forse anche in noi può scaturire la stessa domanda: “come può costui darci la sua carne da mangiare”?

Una domanda certamente impegnativa, la cui risposta determina la qualità della nostra fede! Mangiare la carne di Cristo significa riconoscere che non veniamo dal nulla e non siamo destinati al nulla, ma siamo voluti da Colui che ci cerca per primo e ci ama di un Amore eterno. La nostra meta è ritornare al cuore stesso di Dio dal quale proveniamo, dopo aver vissuto un'esistenza ricca di buoni frutti di vita. L'essenza della nostra vita non è la mediocrità, ma la pienezza che ci è donata dalla sua Grazia, Egli non ci lascia soli ci accompagna, ci nutre con la sua Parola e con il suo Corpo ed il suo Sangue, affinchè in ciascuno di noi sia racchiusa la fede, la forza, la speranza e la carità che furono di Cristo. E se siamo pane trasformato dalla grazia di Dio, siamo chiamati a spezzarci per gli altri, soprattutto per coloro che ancora non si sono accorti della luce del mondo.






Enzo: Questo commento vi arriva in  ritardo due sono stati i motivi, uno lo sapete, il secondo è dovuto che certamente ho sbagliato qualcosa quando ho inviato il mio commento a Mariella per la pubblicazione, che vedo oggi non è arrivato a destinazione. Scusate!

Gesù in questa domenica arriva al dunque: di fronte all’incredulità dei presenti spiega apertamente il mistero del suo corpo che sarà dato per la salvezza di tutti coloro che crederanno alle sue parole.
Il brano di oggi riprende con le stesse parole di quello letto e commentato domenica scorsa: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.
E’ una affermazione esistenziale, le parole “Io sono”indicano, come altre volte nella sacra scrittura, l’essere stesso di Dio. Qui Gesù delinea un suo nuovo essere per gli uomini, la sua carne, lui stesso, sarà il nuovo cibo sotto le apparenze del pane, per la vita del mondo, per la loro esistenza in vita e per l’eternità.

Il tema eucaristico ora diventa dominante. “La carne” si riferisce al corpo di Gesù, alla sua corporeità, Parola incarnata del Padre, che si offrirà come cibo per la salvezza del mondo, l’universalità della salvezza.
Mentre in precedenza, come abbiamo visto, “il pane della vita” identificato con la persona di Gesù era dato dal Padre, il pane  eucaristico sarà offerto da Gesù stesso in futuro, “che io vi darò”, attraverso il suo innalzamento in croce e alla gloria a lui riservata dal Padre.

Abbiamo ascoltato la discussione dei Giudei generata dalla difficoltà insuperabile di poter ricevere in cibo la carne di un loro connazionale: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”.
E’ una reazione costernata del suo uditorio che considerava fonte di impurità rituale ogni contatto con il sangue e con un corpo ferito o morto.
Esattamente come Nicodemo si immaginò la rinascita in un senso puramente fisico e la donna al pozzo pensò in un primo momento soltanto all’acqua naturale, così anche qui alcuni giudei interpretano alla lettera il riferimento di Cristo alla sua carne. 
Ma se Gesù offre la sua carne e il suo sangue come cibo e bevanda, è naturalmente un modo per illustrare la comunione reale ed efficace con la sua persona.

Eppure dalla loro lunga storia avrebbero dovuto ricordare che nulla è impossibile a Dio. Ma Gesù era soltanto un ebreo come loro, non era il messia sperato, spesso comsiderato un bestemmiatore quando si dichiarava “Figlio di Dio”.

Gesù non ritira la sua affermazione, anzi l’accentua con quelle sue parole in forma solenne, autoritarie: “In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita”.

Non avete in voi la vita: si tratta della vita divina, donata a chi si ciba del corpo dell’inviato del Padre, vita che sarà piena e definitiva dopo la risurrezione dei morti.  Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.

Le parole che seguono spiegano e sottolineano l’efficacia del nutrimento eucaristico preludendo alla comunione di vita con Gesù: “ Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera
bevanda”.
Vero nutrimento per il corpo e per lo Spirito del credente che attraverso il mistero eucaristico si unisce al corpo di Cristo glorificato in cielo e reso partecipe della sua unità profonda con il Padre. Chi mangia il suo corpo entra in comunione con la vita divina. “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me”.

Un’ ultima frase per richiamare l’attenzione degli ascoltatori, distoglierli dalla credenze antiche contrapponendo il cibo eucaristico alla manna che non può donare la vita, quella vera, quella eterna.


“Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”.

Noi che mangiamo il Pane promesso vogliamo veramente vivere con Gesù in unione con il Padre in questa vita e poi in quella eterna? Cosa realmente crediamo e facciamo?



giovedì 13 agosto 2015

15 Agosto 2015
                         
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili.             

      ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA




Lc 1, 39-56 


  • Dal Vangelo secondo Luca
    In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
    Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
    Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
    Allora Maria disse:
    «L’anima mia magnifica il Signore
    e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
    perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
    D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
    Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
    e Santo è il suo nome;
    di generazione in generazione la sua misericordia
    per quelli che lo temono.
    Ha spiegato la potenza del suo braccio,
    ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
    ha rovesciato i potenti dai troni,
    ha innalzato gli umili;
    ha ricolmato di beni gli affamati,
    ha rimandato i ricchi a mani vuote.
    Ha soccorso Israele, suo servo,
    ricordandosi della sua misericordia,
    come aveva detto ai nostri padri,
    per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
    Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

    Parola del Signore
 
Desideriamo augurare a tutti voi una buone Festa dell'Assunta, offrendovi solo tre brevi   riflessioni su cui meditare:
 
Papa Benedetto XVI: E’ un mistero grande quello che oggi celebriamo, è soprattutto un mistero di speranza e di gioia per tutti noi: in Maria vediamo la meta verso cui camminano tutti coloro che sanno legare la propria vita a quella di Gesù, che lo sanno seguire come ha fatto Maria. Questa festa parla allora del nostro futuro, ci dice che anche noi saremo accanto a Gesù nella gioia di Dio e ci invita ad avere coraggio, a credere che la potenza della Risurrezione di Cristo può operare anche in noi e renderci uomini e donne che ogni giorno cercano di vivere da risorti, portando nell’oscurità del male che c’è nel mondo, la luce del bene.
(Angelus, 15 agosto 2011)

 
Carlo Maria Cardinal Martini:
"Come Maria magnifica le meraviglie di Dio Padre e canta le imprese che il Signore susciterà nella storia dei suoi figli, così anche noi, con la sua intercessione materna, possiamo essere collaboratori di Dio e della sua gioia nel cuore dei nostri fratelli e sorelle. Lo Spirito che ha operato in Maria, figlia prescelta del Padre, e ne ha fatto la madre del Figlio Gesù per la salvezza di tutti, operi anche in noi perché viviamo in pienezza la vocazione di figli nel Figlio davanti all'unico Padre di tutti.

Arcivescovo di Milano - Duomo, 15 agosto 1999, solennità dell'Assunta 


Papa Francesco:
Abbiamo sentito il Canto di Maria, il Magnificat: è il cantico della speranza, è il cantico del Popolo di Dio in cammino nella storia. E’ il cantico di tanti santi e sante, alcuni noti, altri, moltissimi, ignoti, ma ben conosciuti a Dio: mamme, papà, catechisti, missionari, preti, suore, giovani, anche bambini, nonni, nonne: questi hanno affrontato la lotta della vita portando nel cuore la speranza dei piccoli e degli umili. Maria dice: «L’anima mia magnifica il Signore» - anche oggi canta questo la Chiesa e lo canta in ogni parte del mondo. Questo cantico è particolarmente intenso là dove il Corpo di Cristo patisce oggi la Passione. Dove c’è la Croce, per noi cristiani c’è la speranza, sempre. Se non c’è la speranza, noi non siamo cristiani. Per questo a me piace dire: non lasciatevi rubare la speranza. Che non ci rubino la speranza, perché questa forza è una grazia, un dono di Dio che ci porta avanti guardando il Cielo. E Maria è sempre lì, vicina a queste comunità, a questi nostri fratelli, cammina con loro, soffre con loro, e canta con loro il Magnificat della speranza.
Cari fratelli e sorelle, uniamoci anche noi, con tutto il cuore, a questo cantico di pazienza e di vittoria, di lotta e di gioia, che unisce la Chiesa trionfante con quella pellegrinante, noi; che unisce la terra con il Cielo, che unisce la nostra storia con l’eternità, verso la quale camminiamo. Così sia

Omelia del Santo Padre 15 Agosto 2013

sabato 8 agosto 2015

" Io sono il pane vivo, disceso dal cielo."

sabato 8 agosto 2015

"Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato"

                    
            " Io sono il pane vivo, disceso dal cielo."


                           Domenica 19.ma del tempo ordinario Anno B - 9 agosto 2015


  Dal Vangelo secondo Gv. 6, 41-51

 In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».

Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Parola del Signore


Mariella: Proseguiamo nella lettura del capitolo sesto di Giovanni. Il brano mette subito in evidenza l'incredulità dei Giudei nei confronti di Gesù e delle parole da Lui pronunciate: “Io sono il pane disceso dal cielo”, un'incredulità motivata dalle modeste origini di Gesù che non lasciano margini di speranza sulla sua appartenenza divina. Incredulità che ancora oggi molte volte pesa nei confronti della Chiesa e dei suoi ministri. Incredulità che è rivolta soprattutto a mettere in discussione la capacità di donare la vita eterna a chi si nutre del suo Corpo e del suo Sangue.

Gesù chiede di non mormorare ma di mettersi in discussione. Quante volte il nostro cammino di fede non inizia nemmeno, ostacolato dalle mille obiezioni e domande che spengono sul nascere il desiderio di conoscere il vero volto di Dio e la verità che lui ci annuncia?
La fede non potrà mai progredire se noi stessi non ci lasceremo attirare dal Padre. È un’esperienza comune a molti: quando sentiamo esplodere in noi il desiderio di Assoluto e, dopo avere cercato l’origine di questo desiderio, ci apriamo alla meraviglia di Dio, ci rendiamo conto che è proprio Lui ad avere sedotto il nostro cuore, ad avere suscitato il desiderio di cercarlo.
Noi cerchiamo colui che ci cerca!

E' Dio che ci sceglie per primo e ci attira con la sua Parola, il suo nutrimento spirituale, il suo Pane, sostentamento del nostro cammino, energia inesauribile che alimenta la nostra vita. Avere Dio dentro di noi ci trasforma in creature nuove, in creature che hanno occhi di cielo, che vivono la loro vita con amore e per amore. Un dono che ha dell'incredibile, per questo troppo pochi lo comprendono.

Il dono più grande che si può fare a chi si vuol bene. Un bene che non si ferma alla superficialità delle parole o all'esteriorità materiale, ma entra a far parte della nostra vita, proprio come un pezzo di pane.



Il Pane che Lui ci dona è un pane che ci sfamerà per sempre. Un pane che sarà la chiave per una vita piena di gioia. Un pane che non potremo mai comprare, perché è dono gratuito per chi crede nell'Amore. Davanti a questo dono che Dio fa di se stesso, si dovrebbe davvero provare grande gioia e gratitudine.


La più grande povertà non è quella materiale, ma quella del cuore, là dove tante volte siamo affamati e assetati di ben altro, che non esiste sulla terra, non è frutto di opera umana, ma ha un'altra origine, viene dal Cielo: quel Cielo che troppe volte non riusciamo a capire o percepire a causa della nostra incredulità.




E allora domandiamoci: di che cosa vogliamo nutrirci? Di cosa alimentiamo il nostro cuore, i nostri pensieri? Il nostro cibo è forse la superficialità delle cose che passano? Oppure l'egoismo che ci chiude alla speranza? Ci nutriamo di prepotenza, violenza, insensatezza?
Oppure vogliamo vivere il bello ed il buono della vita che costruisce il Regno di Dio?


L'eucarestia deve cambiare radicalmente il nostro modo di vedere e di agire, deve plasmarci in veri credenti, trasformarci in figli di Dio, fratelli in Cristo. Se nulla cambia è perchè non siamo stati capaci di accogliere e credere in quel Pane che dona la vita eterna

Fossimo capaci di farci affascinare da questo Mistero di Amore, credo che faremmo della Messa e della Comunione il vero centro della vita.




Con Madre Teresa preghiamo insieme:

"Signore, Tu sei la Vita che voglio vivere,
la Luce che voglio riflettere,
il Cammino che conduce al Padre,
l'Amore che voglio amare,
la Gioia che voglio condividere e seminare attorno a me.
Gesù, Tu sei Tutto per me, senza di Te non posso fare nulla.
Tu sei il Pane di vita, che la Chiesa mi dà.
È per Te, in Te, con Te, che posso vivere".


 



Enzo: Mi scuso con gli amici del ritardo con cui scrivo il mio commento al vangelo di questa domenica. Purtroppo in questo periodo e per alcuni mesi, dovrò assistere una persona a me tanto caro per una grave malattia. E' probabile che salti qualche commento, pregate per me e per la persona a me cara. Grazie!

Gesù insiste sul tema del “pane della vita”, vuole che tutti capiscano la bontà e il dono di questo pane. E’ un discorso difficile da capire per i suoi interlocutori, che consideravano fonte di impurità rituale ogni contatto con il sangue e con un corpo ferito o morto. Figuriamoci comprendere e accettare l’offerta di Gesù, “Io sono il pane disceso dal cielo”.

I giudei intendono in senso puramente fisico le parole di Gesù,il figlio di Giuseppe il carpentiere non può dire cose simili. Essi non contestano che Dio possa dare «un pane di vita», ma sono stupiti che Gesù possa dire di sé di «essere il pane di vita». Essi infatti conoscono bene la sua famiglia, vale a dire lo conoscono per un uomo normale, uno di loro.

Gesù li invita a non mormorare perché spiega che non è uno sforzo personale di interpretazione delle sue parole che farà loro comprendere il suo gesto, la sua promessa, il dono di se stesso: è un dono gratuito di Dio, una vocazione che suscita la fede, il credere nel Figlio di Dio: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato”.

Ci troviamo davanti al mistero di Dio che chiama e a quello della libertà della persona che deve rispondere positivamente o negativamente a questa chiamata, accogliere dall’ascolto senza attendere segni o visioni. Si crede  “Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre”.

E’ lo scandalo dell’incarnazione a impedire la fede. Gesù, figlio di Dio?...Non è il figlio di Maria e Giuseppe? Ci troviamo di fronte a due logiche di pensiero. Per i Giudei la carne di Gesù, il suo essere come noi, smentisce la pretesa di venire dal cielo e di essere il portatore della volontà di Dio.

Per Gesù è proprio la sua carne, il suo venire dal cielo per dimorare tra di noi come uno di noi a dire tutta la verità di Dio, fino allora sconosciuta. Come sconosciuta è stata la pedagogia di Dio verso l’uomo, il suo amore per l’uomo. Gli ebrei conoscevano l’amore di Dio per i favori che elargiva loro, il Dio onnipotente ma non il Dio Amore.

Al contrario Gesù vuole mostrare l’essenza di Dio: Dio infatti è colui che tanto ama il mondo da donare il proprio Figlio unigenito:
I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne  mangia non muoia”.

“Io sono il pane disceso dal cielo”.

Una domanda per noi credenti è d’obbligo: Conosciamo veramente che Dio è Amore, che possa emanare sempre amore? E che di questo suo amore vuole essere ricambiato, che vuole che il suo amore torni a Lui?

Il nostro primo sì alla parola di Gesù è il nostro primo amore verso Dio, è l’inizio di una comunione divina-umana, presenza reale in noi quando mangiamo il corpo di Gesù e beviamo il suo sangue.






sabato 1 agosto 2015

Il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo” .



«Signore, dacci sempre questo pane».


Domenica 18.ma del tempo ordinario Anno B: 02 agosto 2015



Dal Vangelo secondo Gv 6, 24-35

Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù.
Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?».
Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». L’opera di Dio, credere in colui che egli ha mandato, anche quando credere richiede sforzo, quindi non solo il fatto di credere.
Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero.  Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!

Parola del Signore!

Enzo: Per accogliere meglio e capire il messaggio che Gesù vuole dare alla folla che lo cerca affannosamente e lo trova, incomincio questo commento dall’ultima frase di Gesù: “”Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”. Importante è anche quel “mai” perché le parole di Gesù sono per l’eternità per chi ha fede e crede in lui. Il tema introdotto in questo brano è la fede, solo con la fede in Gesù non si avrà più fame e sete

Questa frase è anche la risposta finale alla folla che non avendo capito o travisato il segno della moltiplicazione dei pani cerca a buon mercato di risolvere i problemi quotidiani, una soddisfazione materiale:ricordiamo che volevano farlo re.

La folla cerca Gesù , sembrerebbe piena di fede come i primi discepoli, come Maria Maddalena: in realtà essi non credono, la loro  fede è solo curiosità o simpatia superficiale.

Da questa fame di pane, di ricerca del  benessere, Gesù parte per la grande catechesi eucaristica per rivelare qual è il pane vero che dà la vita eterna, che ha il sapore di sazietà, di comunione. E solo pochi sapranno afferrare il senso del segno, della potenza divina di Gesù, intendere le sue parole, come ascolteremo nel brano della prima domenica di settembre.

L’introduzione è solenne: “ In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati”.
Avevano chiesto: : «Rabbì, quando sei venuto qua?». Domanda legata ai bisogni materiali della folla, venuta ancora una volta per vedere le opere di Gesù, non essendo capace di vedere oltre, non andando alla ricerca del cibo “che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà”.

A questo punto qualcosa si muove in quelle testoline ignoranti, ( forse anche in noi!), che incominciano a intravvedere qualcosa di nuovo ma sempre a livello materiale, problema tra opere e fede: “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?”.
 Che cosa dobbiamo fare: precetti da osservare, opere meritorie da compiere E’ proprio vero che il fare supera lo spirituale, la preghiera che ci rende vicini a Dio.

 Queste opere diventano in bocca a Gesù un’unica opera: la fede, decisione radicale che coinvolge la libertà dell’uomo e trasforma la vita, perché riconosciamo che attraverso di essa è l’opera di Dio che apre alla possibilità della vita eterna, il cibo che rimane per la vita eterna.
“Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato”, Gesù!
A questo punto ognuno di noi, io sicuramente , avremmo perso la pazienza sentendo quelle parole: “Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai?”
Il ricordo della manna provoca la spiegazione , rivelazione di Gesù. “non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero.  Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo” .

Il  pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”: Gesù!

Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Ricordiamo la Samaritana che con lo stesso fraintendimento chiedeva l’acqua viva per non ritornare più al pozzo evitando così la fatica.
Sfaticati samaritani, giudei e forse ancora oggi tanti di noi, pronti a chiedere  con una fede povera e vacillante.

La conclusione di Gesù è il discorso di rivelazione, introdotto dalla formula «Io sono». Gesù si identifica con «il pane di vita», la fede in lui è ciò che dà la salvezza, libera dalla fame e dalla sete, non solo in senso materiale perché crediamo nella provvidenza divina.
Questa è la novità sconvolgente, su cui il discorso di Cafarnao continuerà fino a provocare scandalo (v. 61) e scissione nella comunità: «da quel momento molti dei suoi discepoli si tirarono indietro» (v. 66).
          
... «Io sono il pane della vita»: ecco la grande affermazione, la rivendicazione suprema, la verità che Gesù voleva rivelare alla folla attraverso il segno della moltiplicazione dei pani.
La chiave del nostro futuro è lui, lui solo! È lui che dobbiamo cercare, non i pani del miracolo.

Mariella: Continua il discorso eucaristico del sesto capitolo di Giovanni. Il Maestro introduce i suoi discepoli nel mistero eucaristico poco alla volta. Inizia a spiegar loro le sacre Scritture e invita a leggerle alla luce della Verità che Egli stesso è venuto a rivelare. Senza conoscere l'Antico testamento sarebbe difficile comprendere in pieno il messaggio di Cristo perché Egli è venuto per completarlo. L'episodio della manna che il Signore fece piovere dal cielo sugli Israeliti affamati nel deserto fu un segno dell'amore di Dio. Così come il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ora però Gesù esorta i discepoli a leggere in profondità questo evento e non fermarsi solo sul segno dello sfamare migliaia di persone. Egli comprende il bisogno di cibo dei suoi concittadini, ma è venuto per dar loro un altro sostentamento, ben più importante, che nessuno mai potrà dare. 

La sua parola, il suo corpo e il suo sangue devono essere per tutti pane quotidiano, è il Pane della vita, chi si nutre di Lui non avrà più fame, chi crede in Lui non avrà sete, mai!

Ci sono tre passaggi indispensabili e progressivi che devono farci crescere nel cammino di fede..

Il primo: “Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati” Perché la gente cerca Gesù? Perché si è dimostrato capace di risolvere il problema numero uno della vita, quello del pane quotidiano. Insomma amano più i pani di Gesù che il Gesù dei pani. Ma ecco il primo insegnamento che vuole lasciarci nel cuore: procurarsi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna. Questa ultima espressione non è da intendersi solo come aldilà, ma “vita eterna” significa esistenza condotta in comunione con Dio, significa unirsi a Lui da ora e per sempre.
Cristo non è solo un dispensatore di miracoli punto e basta, non è venuto solo per moltiplicare pani e pesci o cambiare l'acqua in vino, il suo compito è ben superiore, Lui è il Messia, inviato a noi per rivelarci la verità ed è attraverso di Lui che dobbiamo imparare a conoscere il Padre, ossia la manifestazione più alta dell'amore. E' attraverso Lui che dobbiamo imparare a vivere in pienezza la nostra vita terrena, per poter condividere l'eternità nella casa del Padre.

Il secondo è anche una domanda chiave “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”
La questione non è tanto di fare delle cose per Dio, cioè osservare norme e precetti, praticare riti e frequentare funzioni religiose, quanto piuttosto “credere” nell'inviato di Dio, accogliere il suo dono, che è Gesù stesso. Aprirsi senza pregiudizi alla sua Parola, lasciarsi trasformare a sua immagine e somiglianza, tutto verrà di conseguenza. Un credere che deve portarci a fare la volontà di Dio senza riserve!

Terzo gradino che Gesù desidera far salire ai suoi discepoli è quello di passare dalla memoria della manna nel deserto, all'attesa del pane del cielo che è venuto a portarci con la sua stessa vita come dono del Padre. Chi crede in Lui non avrà più fame, né sete, Egli è il nutrimento vero dell'umanità, solo aderendo a lui si può saziare il desiderio di infinito che ci portiamo dentro. Tutti possono in qualche modo garantirci il pane materiale, ma il Pane vero, quello eucaristico, che da senso a tutta la nostra vita, nutrimento spirituale che solo da Lui potremo ricevere.

Il Signore oggi pone a noi la stessa domanda che pose alla gente di allora riunita intorno a Lui: “Perché mi cercate?”
Quante volte ci rivolgiamo a lui con la lista dei nostri bisogni materiali: la salute, il lavoro, la sicurezza, la solidità economica e via dicendo....
Non possiamo illuderci che ci possano bastare i beni materiali, le ricchezze, le comodità, per essere felici, se ci inventiamo un Cristo con la bacchetta magica per realizzare i nostri sogni; se lo riduciamo a un mago capace di provvedere ai nostri bisogni; .... allora Gesù non potrà mai darci il Pane della sua parola e del suo corpo, capace di trasformarci in veri figli di Dio.

Gesù non può essere il nostro pane, fintanto che noi cerchiamo solo pani terreni.
Gesù non può essere il Signore della nostra vita, finché il nostro Dio è il nostro io!



Per chi vuole potrà trovare un nuovo commento di Padre Augusto Drago, come sempre nella sua pagina