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B E N V E N U T O !! Lo Spirito Santo illumini la tua mente, fortifichi la tua fede.


venerdì 29 maggio 2015

Oggi è la festa di un Dio che non vive solo di sé e per sé, ma per noi!




Festa della SANTISSIMA TRINITA- Anno B - 31 maggio 2015


Dal vangelo secondo Matteo 28.16-20

Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva
loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.

Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato.
Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo

Parola del Signore!

Enzo: Breve questo brano che la liturgia in occasione della festa della Santissima Trinità ci propone, ma pieno di significato per i tempi futuri della Chiesa nascente. Tre sono i temi conclusivi del vangelo di Matteo. Non è l’apparizione di Gesù che è raccontata di sfuggita “ quando lo videro si prostrarono”,  ma dubitarono, poveri undici dubitano ancora una volta! Alla loro incredulità Gesù viene in soccorso ricordando e aumentando la loro fede nella risurrezione dando motivazioni precise sulla sua identità, sul loro futuro, e sulla sua continua presenza in mezzo a loro.

Così l’evangelista Matteo ci mostra questi tre aspetti fondamentali per gli undici ma anche per tutti coloro che da allora crederanno nel Risorto:

-         la potenza del Figlio dell’uomo (A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra)  quel potere progettato nel deserto da satana, ora gli viene conferito dal Padre dopo aver compiuto il cammino del servo sofferente annunziato da Isaia. Dopo la risurrezione Gesù viene costituito Signore e Re del’universo. E’ una rivelazione con la quale Gesù dichiara il compimento della profezia di Daniele (7,13-14):
“Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco venire con le nubi del cielo
uno simile a un figlio dell’uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.
Gli furono dati potere,gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai,
e il suo regno non sarà mai distrutto”.

-          la missione universale della Chiesa (Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli). La  signoria universale del risorto è la radice da cui scaturisce l’universalità della missione. Gesù vuole che il popolo di Dio sia fra tutte le genti, vada, faccia discepoli, battezzi e insegni ad osservare quanto Lui ha comandato. Non si tratta di offrire un messaggio ma un invito ad ogni uomo a condividere il progetto di vita tracciato da Gesù instaurando una relazione personale con Lui.

-         la presenza del Signore risorto nella sua comunità, Chiesa nascente (io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo). Il vangelo di Matteo non poteva finire diversamente, termina così come era cominciato. All’inizio ci fu annunciato il nome dell’Emmanuele, Dio con noi, come era stato annunziato dal profeta Isaia 7,14 : “Ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emmanuele”.
Ora ci assicura che quella profezia è diventata realtà permanente: Io sarò con voi fino alla fine del mondo: Gesù continua ad essere l’Emmanuele, il Dio con noi.


Oggi festa della Santissima Trinità la liturgia ci riporta al tempo ordinario, tempo di camminare per il mondo, tempo di vita in attesa della seconda venuta di Gesù, tempo da vivere come battezzati accolti nella grande Chiesa di Gesù nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Tutta la nostra vita presente deve andare avanti nel nome della Santissima Trinità, nel Padre che ci ha creati, nel Figlio che ci redenti e nello Spirito Santo che ci stimola e guida alla santità.

Ci ricorda l’apostolo Paolo nella seconda lettura in Rom 8,14-17

“Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio.
E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria”.

Festa della Santissima Trinità: ricordiamo che nessuno arriva al Padre se non per mezzo di Gesù, così nessuno arriverà a Gesù se non per mezzo dello Spirito Santo. Dio vuole comunione, quella comunione chiamata Amore che dobbiamo diffondere nel mondo.



Mariella: tratto e rivisitato da uno scritto di Padre Augusto Drago

Fratelli e sorelle oggi la  Parola ci chiama ad un cammino di luce e di gloria. Celebriamo la festa della santissima Trinità, ossia la festa di un Dio che non vive solo di sé e per sé, ma per noi! La festa del nostro essere ardente amati e desiderati!
Senza la Trinità santa non potrebbe esistere Amore.
Senza la Trinità Santa non potrebbe essere nemmeno concepito un dio!
Dio infatti sarebbe condannato all'estrema solitudine.

Ma Dio è Amore: quindi fin dall'eternità non è solo! E' con il Figlio nell'unità dello Spirito santo. A questa comunione d’amore Egli chiama anche noi. In qualche modo potremmo affermare, che senza di noi, sue amate creature, Egli, l'Eterno Amore, non si sentirebbe "felice".
Dio ci ama: e non può fare altrimenti. L'Amante non sarebbe mai completo senza l'amato.
Il Figlio in sé rende completo questo Amore. Ma dal momento che ci ha creati, il Padre, non può fare a meno di noi. Da qui il suo tenace ed ostinato disegno di salvarci, per mezzo del suo Figlio, e per la comunione nello Spirito santo.
Quanto Amore! Quanta passione!  Quanta perseverante ostinazione nel salvarci!
   

Scelti e amati quando ancora nel silenzio venivano tessute le nostre viscere, quando ancora informe, nel grembo materno, gli occhi di Dio coprivano con il loro sguardo d’amore ogni cosa di noi: ecco che cosa siamo. Chiamati all’amore, innestati nello scambio d’amore delle persone della Trinità, veniamo alla luce appartenendo già a Dio, già scelti da lui, già acquistati a caro prezzo, già amati, profondamente amati.
Per questo siamo mandati ad annunciare al mondo che non siamo frutto del caso, ma siamo figli dell’amore trinitario, siamo invitati a portare Gesù nel mondo, a svelare il suo volto a chi ancora non l’ha incontrato.  Certo questo non è un compito facile, ne cogliamo il peso e percepiamo tutta la nostra inadeguatezza!
Ci fa comprendere a quale "speranza" siamo stati chiamati, anzi continuamente chiamati.   Chiamati nel continuo ripetersi incessante, del dinamismo pasquale, nella nostra vita di credenti.

Oggi la Parola ci indica con chiarezza "il tesoro di gloria" che ci attende come eredità, ben più prezioso di tutti i beni terreni che quotidianamente scorrono sotto i nostri occhi e ci dimostra "la straordinaria ricchezza e grandezza della potenza" di Gesù verso di noi; quella potenza tante volte da noi invocata in aiuto alla nostra debolezza.

Oggi Gesù consegna un mandato, in virtù del suo Potere ed Autorità. Un Potere ed un'Autorità che gli provengono dall'essere stato resuscitato per mezzo della gloria del Padre.
E' il Risorto, colui di cui aveva profetato il profeta Daniele quando vide in visione un Figlio di Uomo avvicinarsi accanto al trono, glorioso mentre ne assume il Potere.
E' un potere che non mette paura o soggezione: Gli è stato dato dal Padre.
Ora rifulge sul monte dell'Apparizione mentre i discepoli si prostrano a terra per adorarlo, anche se ne hanno ancora un timore reverenziale.

Gesù, in virtù del suo Potere, consegna loro un mandato:  "Andate in tutto il mondo..." "Siate miei testimoni fino ai confini della terra".
Battezzate nel Nome del Padre, del Figlio, dello Spirito santo. Fate discepole tutte le genti!
Detto questo li lascia. E svela in tal modo l'ultimo tassello del disegno.
Come se dicesse: "Ora tocca a voi, con la forza dello Spirito, del Paraclito, che è sceso su di voi"! Ora fate voi la vostra parte...

Nella solennità della Trinità che ci accingiamo a celebrare, Gesù sembra rivolgere anche a noi le medesime parole: "Ora tocca a voi!" Sì, ora tocca a noi!
Abbiamo partecipato ai momenti drammatici della consegna di Gesù, della sua straziante passione. Abbiamo contemplato, stupefatti, ed insieme pieni di gioia, il suo Corpo Glorioso venirci incontro il mattino di Pasqua, poco più di quaranta giorni or sono.
Abbiamo mangiato e bevuto con Lui, alla mensa del suo Corpo e del suo Sangue, lungo tutto il cammino di questo tempo pasquale. Gesù è stato sempre con noi.
Ci è stato sottratto solo nei giorni della sua Passione e morte.
Dopo questa esperienza, così ricca della sua umanità, ci chiede ora un passo ulteriore:
"Ora tocca a te!" Io, il tuo Signore, resto nella misura in cui tu saprai rendermi visibile ai fratelli, saprai farti trasparenza di me".

Come potremmo altrimenti spiegare, fratelli e sorelle, diversamente la promessa di Gesù: "Ecco, sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dei tempi?"
Promessa che Egli ci regala mentre ci lascia... Gesù è vivo in noi, attraverso di noi.
Cerca in noi la disponibilità a farci capacità di Lui, perché il mistero della sua Incarnazione abbia pieno compimento.
Abbiamo ricevuto la forza dallo Spirito santo, venuto a fecondare di luce la  Chiesa, ad irradiare la nostra vita ed ognuno di noi.

Ma oggi ci viene chiesta la disponibilità del cuore, della mente, di tutta la nostra persona, per dare compimento al mistero trinitario. 
Fratelli e sorelle, se diciamo sì, se accettiamo la sua proposta, allora si schiuderanno per noi i cieli e potremo contemplare il tesoro di gloria promesso e sperimentare la grandezza della sua potenza verso di noi.

Allora la nostra umanità si spalancherà ad accogliere nel vuoto di sé, quel vuoto che solo una vita veramente evangelica è capace di ottenere. Vale a dire: il Dono dello Spirito Santo.
Allora sarà veramente piena la  Pasqua, allora gusteremo quella gioia piena che è riservata ai suoi santi, quell'unica gioia che nessuno potrà mai toglierci, come aveva già detto Lui Giovanni  nel capitolo 16,23.

Fratelli e sorelle, siamo pronti a sentirci dire: "Ora tocca a te?"






giovedì 21 maggio 2015

Pentecoste: lo Spirito Santo trasformatore di cuori



 
Domenica di Pentecoste Anno B – 24 maggio 2015


Dal Vangelo secondo Gv 15,26-27;16,12-15

Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità

che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date

testimonianza, perché siete con me fin dal principio…
 
 …Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di
portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la

verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi

annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio

e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto

che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.


Parola del Signore!

Enzo: L’avvenimento che oggi ricordiamo e celebriamo, l’avvento dello Spirito Santo nella Chiesa di Gesù, la liturgia ce lo presenta con un brano degli Atti degli Apostoli come prima lettura.
Nel brano del Vangelo che commentiamo invece Gesù ci parla della venuta dello Spirito Santo, del Paraclito e della sua missione nel mondo. Questa sua missione è compresa nella parola “Paraclito”, “quando verrà il Paraclito”. Paraclito vuol dire avvocato, difensore, soccorritore, consolatore.

In Giovanni 14, 16 lo Spirito  è chiamato “altro Paraclito”, il primo Paraclito è lo stesso Gesù. Ciò vuol dire che l’altro Paraclito seguirà la missione iniziata da Gesù. Così l’evangelista Giovanni:
“Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre”.

Nel  vangelo di oggi Gesù dà un’altra definizione del Paraclito: lo Spirito della Verità che darà testimonianza dello stesso Gesù, della Parola del Padre dimostrando , chiarendo la fondatezza del suo messaggio, confermando la validità della sua missione anche contro il mondo che non osserverà i  suoi comandamenti, che non capirà o non vorrà capire il suo messaggio di salvezza.

Lo Spirito consolatore è così il secondo inviato del Padre agli uomini: “ il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”. (Gv15,26)
L’insegnamento di  Gesù rimase spesso incomprensibile  per i suoi discepoli, incapaci di coglierne il senso profondo. Compito dello Spirito della Verità sarà quello di guidare i discepoli alla assimilazione progressiva della parola di Gesù, non annunzierà cose nuove ma consentirà di penetrare, conoscere sempre di più la verità rivelata da Gesù:

L’insegnamento di Gesù rimane spesso incomprensibile anche oggi per molti cristiani, nuovi discepoli di Gesù, incapaci di cogliere il senso profondo come i discepoli di allora: una Chiesa che dice di credere con le parole ma che non dà ancora testimonianza della sua fede.

 Forse dobbiamo tutto questo alla poca conoscenza del secondo inviato dal Padre, poca familiarità, poco dialogo nella preghiera o forse perché “ non siamo capaci di portarne il peso” come Gesù aveva detto ai suoi discepoli? Possiamo scusare i discepoli che seguivano Gesù, ma noi non possiamo avanzare scuse dopo circa duemila anni…di presenza dello Spirito in mezzo a noi.

Possiamo dire che come nessuno arriva al Padre se non per mezzo di Gesù, così nessuno arriverà a Gesù se non per mezzo dello Spirito Santo.
Gesù mostrandoci il Padre lo aveva glorificato durante la sua esistenza terrena, così lo Spirito Santo glorificherà Gesù facendo conoscere a tutti i discepoli la gloria del Figlio di Dio e la salvezza da lui attuata con l’innalzamento in croce: ““Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà”, tutto quello che ha contribuito a donarci la salvezza.

Spetta allo Spirito guidarci alla verità, quella di sempre  ma sempre nuova, perché sempre nuovo è il contesto storico e culturale nel quale Gesù va ricompreso. Ogni giorno è il nostro tempo, tempo della Chiesa di Gesù, Chiesa del ventunesimo secolo, tocca a noi rendere visibile il Regno annunciato da Gesù.

Abbiamo bisogno dello Spirito Santo, quello Spirito
-         che infiammò gli apostoli durante la festa ebraica della pentecoste, che ha guidato una chiesa anche se peccatrice riconvertendola alla verità, che guidò  il concilio vaticano secondo,
-         quello Spirito che ci ha donato in questi ultimi anni dei Papa santi,
-         quello Spirito che ci aiuterà ad obbedire al mandato di Gesù: «... riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra». Atti 1,8

Ne sentiamo il peso? Lo Spirito santo, lo Spirito della Verità, il consolatore, l’avvocato, il difensore, il soccorritore, ci darà una spinta se lo vogliamo chiedendo e accettando i suoi doni.

Mariella: Arrivati alla conclusione del tempo pasquale, siamo chiamati a meditare sul grande e immenso dono dello Spirito Santo
La prima cosa che salta all’occhio leggendo questo brano di Giovanni, è lo spirito missionario che acquistano gli Apostoli grazie al dono dello Spirito effuso su di loro. Nel testo si legge: “egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza” dunque lo Spirito trasmette agli Apostoli ed a ciascuno di noi, la capacità, l’entusiasmo, direi quasi la necessità di portare al cuore del mondo tutta la ricchezza spirituale ricevuta. 
Un desiderio forte di fare arrivare a tutti la gioia del Vangelo e la dolcezza di essere cristiani.

Certamente siamo più che consapevoli dei nostri limiti e delle nostre fragilità, per questo il Signore ci dona, se lo sappiamo accogliere, lo stesso Spirito che lega il Padre ed il Figlio fra di loro.   Spirito di amore, di verità che ci assicura la capacità di comprendere la sua Parola e di portarne il peso.
  
Finché Gesù era sulla terra, tante verità rimasero incomprensibili ai suoi stessi discepoli perché Gesù non poteva che parlare dall'esterno, mentre il suo Spirito, donato nella Pentecoste,  penetrerà le profondità di ogni cuore.

Ogni uomo, durante il suo cammino terreno, cerca la verità dell’origine e del fine della sua vita, che ne sia consapevole o meno; ma questa conoscenza non può essere racchiusa solo nell'intelligenza umana, la sapienza infatti è dono di Dio e giunge a noi attraverso lo Spirito.

Chi può dire per esempio di conoscere il mistero della vita e della morte, del bene e del male?  Non certo la scienza può rivelarci tutte queste cose, ma unicamente la grazia del Signore può aprire la mente ed il cuore a piccoli sprazzi di luce.

E’ lo Spirito che spinge ogni uomo alla ricerca Dio; è lo Spirito che apre il cuore e la mente alla comprensione della Parola, è lo Spirito che ci fa creature nuove, rinate dall'Alto.
Lo Spirito di Dio è come il vento, che ci avvolge, ci accarezza, ci sospinge, ci permette di attingere alla sorgente della verità.  Lo Spirito Santo non lo possiamo percepire se non con gli occhi della fede, quando crediamo lo sentiamo su di noi, benefico e forte.  Se lo invochiamo ne sentiamo tutta la potenza trasformante e ne sperimentiamo tutta la dolcezza.
                                                  
Rinascere dallo Spirito, significa dunque lasciarsi illuminare da Lui, e condurre lungo tutto l'arco della vita, credendo, amando ed operando, con la forza che viene da Dio.  Grazie allo Spirito Santo acquistiamo una nuova capacità di amare, che supera il limite dall'amore umano, per elevarci a quello divino e che Gesù stesso ci ha fatto conoscere attraverso la sua esperienza terrena.

Trasformati dallo Spirito, anche noi saremo capaci di misericordia, di perdono, di carità, di autentica testimonianza credibile nell’amore!  Facciamo dunque esperienza di questo grandissimo dono che continuamente ci viene elargito, basta solo che lo invochiamo e che ci apriamo alla sua potenza. 

Capiremo veramente che Gesù non ci lascia soli, ma ci accompagna sempre tenendoci per mano!


NB. Per chi lo volesse nella pagina di Padre Augusto, un suo commento sulla pentecoste tratto da

Più perfetta letizia 40+50 un mucchio di giorni verso la pienezza

venerdì 15 maggio 2015

Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.




Ascensione di Gesù verso il Padre. Anno B – 17 maggio 2015



Dal vangelo secondo Marco 16,14-20

 "Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto.
E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.
Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano".

Parola del Signore!

Enzo: Con questo brano termina il vangelo di Marco. Questo brano non è attribuito a lui, ma ritenuto ispirato anche se aggiunto da un terzo sconosciuto che ha voluto completare quanto scritto da Marco con quello degli altri evangelisti. Molto scorrevole il racconto, sintetico nei fatti, gli ultimi di Gesù dopo la sua Risurrezione. La prima comunità cristiana non ignorava gli ultimi eventi delle apparizioni di Gesù risorto, Marco voluto chiudere il suo vangelo con lo stupore delle donne davanti al sepolcro vuoto e all’annuncio che Gesù è risuscitato da morte. Quello stupore di fronte ai prodigi che Marco sempre ha riportato come motivo per credere nel Messia Redentore e che accompagnerà sempre i discepoli di Gesù riuniti nella sua Chiesa.

Stando al racconto questa è l’ultima apparizione di Gesù ai suoi discepoli, agli undici, mentre erano a tavola. Il rimprovero di Gesù, sembra inopportuno, ma seguendo ciò che avverrà dopo, è come se Gesù volesse ricordare la loro durezza di cuore nel capire le sue parole, il suo modo di fare e perché, dopo la sua morte, non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto.

Non aveva detto loro che sarebbe risorto? Non avevano mostrato il minimo di attenzione: ancora una volta avevano pensato al fallimento di Gesù, dato l’addio alla restaurazione del regno di Israele, fine della sudditanza all’impero romano. In un certo senso è un avvertimento a tenere salda la fede in Lui, tutto da rivedere in vista di quello che li attendeva. Gesù con molta calma sta investendo i suoi discepoli più intimi dei suoi stessi poteri.

Non c’è un dialogo in questo brano, parla solo Gesù, l’attenzione degli apostoli è grande, quale presagio della dipartita del Maestro ma non era l’abbandono di Gesù, soltanto un momentaneo allontanamento. In questo silenzio Gesù dà loro un  mandato: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato”.

Non ci sono commenti: avranno capito gli apostoli? Saranno rimasti titubanti? Penso di sì perché Gesù continua annunciando dei  segni per rafforzarli nella fede: “Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”. E’ come dire: non abbiate paura!

Leggiamo negli Atti degli ( prima lettura della liturgia odierna):Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

Una buona notizia!   Il vangelo di Marco si chiude con le parole:Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano”. 

 Annuncio di una chiesa in cammino.



Mariella: Dopo aver percorso in questi mesi il cammino di Gesù, dalla sua nascita, alla sua morte resurrezione ed apparizione agli Apostoli riuniti nel Cenacolo, ora assistiamo anche noi Gesù salire al cielo, per ricongiungersi nella gloria alla destra del Padre.
La sua Ascensione, oltre che invitarci a guardare in alto, ci invita anche a guardare dentro noi stessi, e interrogarci sul suo significato profondo.

Gesù infondo avrebbe potuto restare qui in terra permettendo a tutti di vederlo risorto, mentre invece ritorna al Padre nel suo corpo glorioso.
Dobbiamo ricordare le sue parole rivolte agli Apostoli: "E' meglio per voi che me ne vada se no non verrà a voi lo Spirito Paraclito". Dunque possiamo dedurne che la conoscenza di Gesù non è importante fisicamente, ma nella sua dimensione trinitaria, ossia per mezzo dello Spirito, noi riusciamo a vedere in Lui anche il vero volto del Padre. 

E' la divinità, non l'umanità, principio e fonte del massimo bene, ed è la conoscenza in spirito e verità, la più vera e perfetta conoscenza del mistero di Cristo.


Il nostro sguardo deve dunque restare fisso su di Lui, ma con cuore rivolto al mondo, Gesù infatti c'invita alla missione, c'invita a portare la salvezza a quanti ancora non sono stati raggiunti dalla grazia di Dio.  Non manchi in noi questo spirito missionario, per poter un giorno, insieme ai fratelli, ritrovarci a contemplare il volto di Cristo nella sua Gloria.

Per noi l'Ascensione è lo spostamento del polo attorno a cui gira la vita umana: dalla terra al cielo.


Commento di Padre Augusto Drago.

    Questa domenica per noi è segnata dalla solenne celebrazione del Mistero di Cristo Gesù asceso al cielo.   Egli ascende al cielo come attirato dal Padre, per poter mandare a noi lo Spirito Santo, il quale non solo ci fa ricordare e comprendere profondamente tutto ciò che Gesù ha detto e ha fatto, ma farà sì che Gesù si renda sempre presente in mezzo a noi fino alla fine dei tempi, sino al suo ritorno.    Egli ascende per essere il "Presente": non più legato al tempo e allo spazio, può essere presente in tutti i luoghi contemporaneo ad ogni tempo. Anche se parlare della nuova condizione di Gesù si ricorre ad immagini visibili, l'ascensione non è un fenomeno nell'ordine dei sensi, ma ci immerge nel mistero di Dio!

Il mistero oggi celebrato è lo stesso mistero della resurrezione di Gesù.  Non ci parla di allontanamento, ma di "Gloria": ci parla dello Spirito di Dio che ci chiama ad essere collaboratori: "sarete miei testimoni"!
L'ascensione al cielo, come la resurrezione, è manifestazione della gloria di Dio.   E i credenti sono chiamati ad essere testimoni ed annunciatori della sua "gloria".   A glorificarlo con la loro vita, con la parola e l'agire.

Più che affidarci ad una lettura dei testi, dobbiamo guardare e contemplare il Mistero.   Bisogna andare al di là dell'avvenimento dell'Ascensione descritto in termini di spazio e di tempo.  I vari racconti, diversi tra loro, servono semplicemente da cornice per illustrare che in ogni modo si conclude una fase della storia della salvezza, e se ne inizia una assolutamente nuova ed inedita: la Presenza del Signore glorificato divenuto Re e Signore della storia e dell'universo. 

Quel Gesù, con il quale i discepoli hanno mangiato e bevuto continua, per mezzo dello Spirito santo, la sua permanenza invisibile ma reale, nella Chiesa.  Essa è chiamata a continuare la missione e la predicazione di Gesù e riceve il compito di annunciare il regno e rendere testimonianza al Signore.

E tutto questo, nella e per la forza dello Spirito, che continuamente farà diventare "oggi" quello che Gesù ha detto e fatto per noi e per la nostra salvezza. Lo Spirito rende attuale, vivo ed operante tutto il mistero di Gesù: lo fa entrare nella storia del mondo e nella storia di ciascuno di noi.
Gesù aveva detto ai suoi discepoli: "Io non vi lascio orfani! Vi manderò lo Spirito. Egli vi ricorderà ogni cosa e vi condurrà alla verità tutta intera" Veramente non ci ha lasciati orfani. E' sempre presente nella nostra storia. Egli continua ad essere il nostro "oggi" di salvezza e di amore.                                                                                                                           
Egli è presente nella forza dei sacramenti resi vivi ed attivi per mezzo dello Spirito.                                                                           

L'unica cosa che forse dobbiamo imparare è la conoscenza della Parola, la forza dei sacramenti. Di nostro dobbiamo aggiungere il desiderio, la conversione e l'amore di conoscerlo.
Che altro ancora? Gesù glorificato alla destra del Padre glorifica l'uomo. Egli infatti è la prima "umanità" che entra nel Cielo del Padre. E siccome dove è Lui dovremo essere anche noi, allora possiamo sperare che saremo glorificati anche noi nella sua stessa glorificazione.
                                          
Che nome possiamo dare a questa solennità? Certamente il nome: "Speranza".

Oggi è la festa della nostra Speranza che aiuta a crescere nella fede. 

Una fede aperta alla Speranza ed una speranza che aiuta la fede quando è difficile credere.   

Gesù, speranza della nostra gloria.    Alleluia!


giovedì 7 maggio 2015

"Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore”.


E’ possibile conoscere Dio soltanto attraverso la via dell’amore.


Domenica sesta di Pasqua Anno B : 10 maggio 2015




Dal Vangelo secondo Gv 15,17

Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi.
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando.
Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato
amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.
Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

Parola del Signore!

Enzo: Mi è difficile un commento breve a questo brano di Gesù: qui è racchiuso tutto il suo operato, la sua missione, l’amore trinitario ribaltato sull’umanità tutta.
Per commentare questo brano avrei bisogno di conoscere profondamente l’amore che intercorre tra il Padre e Gesù, perché Lui, Gesù, con lo stesso amore, dice di amare i suoi apostoli, perché a loro sta parlando con confidenza , dirà “da amico”, in un momento tragico, di alta tensione in vista della sua passione e morte. Riconosco che mai comprenderò, comprenderemo l’immenso amore di Dio per noi sue creature predilette, ma tentare di capire per abbracciarlo ci è lecito.

Ho l’impressione, mentre scrivo, di vedere Gesù, addolorato per la sua prossima dipartita, un Gesù affezionato a quel gruppo di uomini che l’ha seguito per tre anni, un Gesù che tanto ha loro perdonato, rimproverato, ma, grande conoscitore dell’animo umano, ha amato anche la loro debolezza con la tenerezza di un amico fedele, quasi dispiaciuto per doverli lasciare.. Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi: queste parole richiedono un’attenzione particolare, da meditare ogni giorno perché sono rivelazioni dei sentimenti di Dio.

Rimanete nel mio amore. In queste parole di Gesù, che mi commuovono, mi sembra di scorgere una raccomandazione che viene dal profondo del cuore, come se dicesse : mi raccomando rimanete nel mio amore, non vi allontanate da me , ricordatevi sempre di me, di quello che vi ho detto, state uniti a me, solo così porterete frutto.

Poi arriva una spiegazione di questo rimanere nel suo amore: osservare i suoi comandamenti nel modo in cui Lui ha osservato tutto ciò che il Padre gli aveva ordinato: soltanto così si rimane nell’amore del Padre.
Torna l’amore del Padre per il Figlio e del Figlio verso il Padre: così devono amare i suoi apostoli.

Mi interrogo di nuovo in che cosa consiste questo amore, e mettendomi nei panni degli apostoli continuo a non capire. Ma credo  che la soluzione si trovi in queste altre parole di Gesù, al dottore della Legge: "Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: Ama il tuo prossimo come te stesso.  Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti”.

Gesù sta dicendo di amare con tutto me stesso, come amo me stesso: ecco il mio amore per Lui e per il mio prossimo. Il mio rimanere con Lui e con il Padre non sarà impossibile se penso che Dio mi ha amato per primo, Lui che mi conosce meglio di quanto possa io conoscere me stesso, (per questo scusa le mie debolezze), che mi ha mandato lo Spirito d’amore per farmi conoscere quanto Lui ha insegnato e con i suoi domi mi aiuterà  a rimanere nell’AMORE.

E’ questo l’amore che Gesù ci comanda, che ci rende suoi amici, che ci dona la gioia, quella vera, che ci rende degni della sua chiamata , tralci nel suo corpo per portare frutto e frutto in abbondanza.
Portare frutto vuol dire amare: innestati nello stesso amore del Padre per Gesù e di quello di Gesù per il Padre anche noi dobbiamo destinare l’amore di Gesù per noi verso gli altri uomini, tutti gli esseri umani: allora avremo capito che l’amore è contagioso, non può rimanere fermo, è un dono che si riceve e a sua volta si dona.

Gesù ha insistito molto su questi termini: AMORE, AMARE, AMICI  per ribadire l’unità profonda dei discepoli con lui, rimanendo nel suo amore e imitando tra di loro il suo  esempio di donazione totale. I discepoli godono della profonda amicizia di Gesù perché li ha “scelti” per sé e li ha “costituiti”, consacrati, per unirli strettamente a sé quali continuatori della sua opera. Il Padre esaudirà le preghiere che essi faranno nel suo nome, perché portino copiosi frutti con la loro missione nel mondo. Siamo stati chiamati e inviati per sostituirlo: bello e grandioso!

Alla fine di questo commento posso dire che è possibile conoscere Dio soltanto attraverso la via dell’amore. Ce lo conferma l’apostolo Giovanni nella seconda lettura della liturgia della domenica:
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore”.

Ancora una volta ascoltiamo il suo richiamo: “Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri”. 

Mariella: Dopo le riflessioni introdotte da Enzo, vorrei soffermarmi su un aspetto della nostra realtà di fede.
Può sorgere un  dubbio nel nostro cuore: come facciamo a sapere se veramente viviamo nell'amore di Gesù come Lui ci chiede?
La risposta ci viene data da Gesù stesso: "Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore".  Gesù ha percorso per primo questa strada dandoci l’esempio, il suo amore per il Padre, la sua obbedienza, l’abbandono alla Sua volontà misericordiosa sino alla fine, sono per noi un grande insegnamento. 

Certo non è facile, le tante sfaccettature della vita, le  realtà quotidiane sempre più faticose e dolorose, le continue prove, le frequenti delusioni, rischiano di farci cadere nella tentazione di chiuderci all’amore, alla vita, alla speranza. E’ allora che il nostro cuore s’inaridisce, che non troviamo più un senso al nostro faticoso cammino, abbiamo bisogno di rinascere nello Spirito, di rigenerarci alla luce della Parola, di risanare il nostro cuore nel sacramento della Riconciliazione. 

Abbiamo soprattutto bisogno di imparare a vedere nel volto degli altri l’unico volto che ci ama veramente, ossia quello di Gesù. Questo è l’unico vero appiglio a cui aggrapparci quando le forze d’amare vengono meno.  Gesù ha creduto all’amore anche nel momento del grande silenzio del Padre, ha parlato d’amore anche alla vigilia delle sua Passione, ha perdonato i suoi stessi crocifissori, ha affrontato momenti difficilissimi eppure è rimasto nell’amore del Padre.  Nell'esperienza dell'Amore, illuminata da Lui, trova senso anche la più drammatica delle esperienze umane.

Per questo Gesù parla di gioia: "Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”  . I discepoli sperimentano la "sua" gioia, una gioia "piena", che coesiste con il limite umano, con la paura, con il dolore, con il fallimento...Il volto dei discepoli è un volto gioioso, di chi gusta l'Amore nel quale crede, malgrado le circostanze dolorose della vita!
Poi Gesù rincara la dose: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici". Il suo amore è la misura dell'amore vicendevole: "dare la vita", non è tanto "morire", ma vivere intensamente la propria vita offrendola, donandola vicendevolmente.

 Amandoci realizziamo ciò che la Trinità compie eternamente in se stessa e verso l'umanità: il Padre, per amore, ci ha donato il Figlio; il Figlio, per amore, ha donato la sua vita per noi, lo Spirito, per amore, si dona all'uomo, continuando l'opera del Figlio. 

Comunione d’Amore, comunione di vita vera, comunione d’eternità.