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B E N V E N U T O !! Lo Spirito Santo illumini la tua mente, fortifichi la tua fede.


mercoledì 31 dicembre 2014

Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino...




FESTA di MARIA SS. MADRE di DIO
Giovedì 1 Gennaio 2015



Dal vangelo di Luca 2,15-21

"Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere».
Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia.
E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori.
Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. 
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu
messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo".

Parola del Signore!

Commento:

Tutti i brani della natività che Luca riferisce sono belli, ma questo secondo me è il più semplice e il più bello. In tutto ciò che succede cielo e terra parlano lo stesso linguaggio in un ambiente non di adagiati e ricchi palazzi ma in luoghi poveri e con gente di poveri pastori. E’ il primo segnale dato dal Messia, non sarà il re potente che tutti si aspettavano, non avrà un sasso dove poggiare il capo.

Anche le azioni vengono descritti con semplicità come semplici sono gli attori di questo racconto, i pastori:
dicevano, andiamo, vediamo
e poi:
Andarono, e trovarono, riferirono
E ancora:
Se ne tornarono glorificando e lodando Dio

Avevano visto un angelo che li avvolse di luce e udito il suo messaggio “Oggi, nella città di Davide è nato per voi un Salvatore che è Cristo Signore” e assieme al  messaggio un segno: “Troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. Che gentilezza in queste due frasi dell’angelo verso dei poveri e forse ignoranti pastori: annuncio e conferma insieme in modo da non potere avere dubbi.
Si misero d’accordo (dicevano tra loro) e decisero di andare: quel fascio di luce aprì le menti di quei pastori: era arrivato “l’oggi” della salvezza con la nascita del Salvatore. Il segno del bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia, presuppone la fede da parte dei pastori al messaggio dell’angelo: furono messi a loro agio , andavano a trovare sicuramente un bambinello povero ed umile come loro, in una grotta e deposto in una mangiatoia.

I pastori andarono, trovarono: la costatazione dell’estrema povertà del bimbo confermando quanto l’angelo aveva detto loro, e così divennero i primi testimoni del Messia promesse e atteso. Testimoni veri perché “dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro” stupendo tutti coloro che udivano il loro racconto, sicuramente tutto quanto era accaduto dall’arrivo dell’angelo in poi…

Questo tipo di meraviglia è comune nei vangeli soprattutto in quello di Marco quando la gente ascolta Gesù e vede le sue opere. Qui la gente si meraviglia per la notizia e per quanto accaduto in così poco tempo e spazio; è la meraviglia naturale delle belle notizie come si erano meravigliati i parenti di Zaccaria, il padre e la madre di Gesù all’annuncio delle due miracolose nascite.

Per i pastori la meraviglia è più accentuata, col racconto del loro recente vissuto prendono il posto degli angeli “glorificando e lodando Dio”.

 I Pastori “trovarono Maria e Giuseppe e il bambino”, la famiglia al completo. Anche Maria e Giuseppe senza dubbio gioirono di quanto accadeva: immagino la loro gioia, i loro sorrisi a tutti quei pastori meravigliati e con gli occhi sbarrati, forse non completamente consapevoli della grandezza del fatto: tutto in una grotta! Povertà e romanticismo a volte si incontrano, umanità e divinità si fondono nella gioia e nella pace di una notte.

Ma oggi festeggiamo Maria Madre di Dio, (brano del vangelo molto appropriato alla festa), nel primo apparire assieme al Figlio in pubblico. Siamo nel periodo natalizio e Maria ci sta dentro tutta, e quando si dice tutta intendo nel mistero che stiamo celebrando, nel mondo celeste che si unisce alla terra, nei nostri occhi ogni anno in questi giorni stupiti, nel nostro cuore di figli di sapere che Maria ci è stata donata come madre e che, come per Gesù custodiva tutto di lui meditandole nel suo cuore, anche verso di noi il suo atteggiamento non può essere diverso, delicato, attento, amorevole.

Non tutto il popolo cristiano conosce la teologia scritta su Maria, ma tutti sappiamo che ha un cuore grande da amare singolarmente ogni uomo. Essendo anche la madre di Gesù intercede per chi la invoca: come a Cana Gesù non negò un favore a sua madre, anzi…

Così Dante Alighieri canta le lodi di Maria nel suo viaggio in Paradiso: una bella lode, ottima e teologica descrizione della Mamma di tutti gli uomini:

Paradiso Canto XXXIII: La preghiera di san Bernardo alla Vergine

 

«Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'eterno consiglio,

tu sei colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che il suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l'amore,
per lo cui caldo ne l'eterna pace
così è germinato questo fiore.

Qui sei a noi meridïana face
di carità, e giù, tra i mortali,
sei di speranza fontana vivace.

Donna, sei tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
suo desiderio vuol volar senz' ali.

La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte volte
liberamente al domandar precorre.

In te misericordia, in te pietà,
in te magnificenza, in te s'aduna
quantunque in creatura è di bontà..

Incontriamo Maria Madre di Gesù, facciamoci seguire da Lei, proteggere, facendo tutto quello che Lei ci dirà.

Nel silenzio del nostro cuore è più facile incontrarsi perché il dialogo della nostra anima ha bisogno di deserto, il nostro spirito non si nutre di solo pane: fatti ad immagine e somiglianza di Dio abbiamo sempre bisogno di una mamma speciale che ci procuri l’incontro con Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.

Con Maria è più facile arrivare a Gesù: la piena di grazia non può che far partecipe tutti noi della sua ricchezza per amore del Figlio.



Ci accompagni Maria Madre di Dio e nostra nel nuovo anno che incomincia. Auguriamoci negli incontri e nella preghiera un anno di speranze, di fatti concreti in favore dei poveri, dei giovani, di chi non ha lavoro, un anno portatore di pace.
B  U  O  N    A  N  N  O   !

Nella pagina di Papa Francesco potrai consultare la sua omelia su Maria Madre di Dio.
                                              

sabato 27 dicembre 2014

Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore...



 SANTA FAMIGLIA di GESÙ, MARIA E GIUSEPPE 


Domenica prima di Natale 28 dicembre 2014- Anno B



I miei occhi hanno visto la tua salvezza luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele

Dal Vangelo secondo Luca 2,22-40
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio,dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse:
«Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva
ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.
Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Parola del Signore!


Per questa prima domenica dopo Natale due commenti: il primo più esegetico è di Enzo, il secondo più profondo, spirituale, mistico che riguarda la nostra anima., di Padre Augusto Drago. Buona lettura!

Enzo: Simeone è un uomo estraneo al servizio nel tempio che vi giunge "mosso dallo Spirito". Uomo giusto e pio aspettava il compimento della profezia di Daniele delle "settanta settimane", cioè, l'ora ultima quando Dio verrà a salvare, una volta per tutte, il suo popolo: una speranza proclamata dal "libro della consolazione" di Isaia (Is 40-55).
Simeone gode di una grazia unica: egli sa, sente che questo momento è imminente, vedrà il momento in cui, con la venuta del messia, la storia sarà definitivamente ribaltata. Lui, l'ultima sentinella dell'antica alleanza che attendeva l'alba dei tempi messianici "prese tra le braccia" il primogenito del mondo nuovo.

“Prese tra le braccia”: dopo tanta attesa, quanta gioia in lui, gioia che diventa subito preghiera, richiesta di pace, ringraziamento, un bellissimo canto.
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».

Simeone nel suo cantico si rivolge direttamente a Dio, diversamente da Maria e Zaccaria che si rivolgevano a Dio in terza persona: un contatto diretto dunque, dovuto ad una vita nell’attesa dell’avverarsi di una promessa divina alla quale aveva fortemente creduto. Contento di aver visto il frutto della promessa, Simeone non ha più nulla da desiderare se non di andarsene in pace da questa vita terrena a godere il sonno dei giusti. Come Abramo egli adesso può andarsene presso i suoi padri.
Spinto da spirito profetico Simeone nel suo cantico consegna una nuova rivelazione, messaggio rivolto non solo per il popolo ebreo ma destinato anche ai pagani, il Messia sarà luce e rivelazione per tutti gli uomini.
 “ I miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele”…

Giuseppe e Maria, il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Erano venuti al tempio per la purificazione rituale che la legge prescriveva per le madri quaranta giorni dopo la nascita di un figlio maschio, ma l’evangelista Luca dà risalto al fatto della presentazione di Gesù al tempio. La liturgia festeggia la sacra famiglia.
Gesù entra nella storia, riconosciuto per mezzo dello Spirito Santo da Simeone e dalla profetessa Anna. Lo riconoscono e lo annunciano a coloro che aspettavano la liberazione di Gerusalemme, il popolo di Dio.  La profezia è data per essere comunicata, annunziata, rivelata, fatta risuonare in tutti i cuori.
Giovanni Paolo II nella “Redemptoris Mater” ci ricorda che “quello di Simeone appare come un secondo annuncio a Maria, poiché le indica la concreta dimensione storica nella quale il Figlio compirà la sua missione, cioè nell’incomprensione e nel dolore”.

In mezzo a tanta gioia Simeone spinto per una terza volta dallo Spirito, rivolgendosi a Maria, emette una profezia triste, di quelle che ogni volta che l’ascolti o leggi ti fanno battere il cuore fortemente per la crudezza degli avvenimenti annunciati.
 «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

Parole profetiche che riguardano Gesù: per molti sarà morte, per altri risurrezione, per il mondo divisione perché sarà chiamato a pronunciarsi a favore o contro Gesù. Il cuore di molti si indurirà.
Le cose annunciate feriranno il cuore di Maria, nel profondo del suo essere di Madre del Messia.

Simeone diventa così il prototipo dei futuri cristiani, profeti annunziatori di Gesù Messia, fattosi uomo, crocifisso, morto in croce, risuscitato al terzo giorno.

Ultima presenza in questa cerimonia è la profetessa Anna, modello di donna vedova giudea, viveva nel tempio servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. “Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme”.

Non abbiamo notizie dei commenti dei presenti ma Anna facendo eco al cantico di Simeone conclude la cerimonia gioiosamente, allontanando quel momento triste, di disagio che si era creato con le parole di Simeone.

 

Commento di Padre Augusto Drago:

La Chiesa è in festa perché celebra il giorno in cui Maria e Giuseppe presentarono Gesù al
Tempio.
Festa antichissima. Una pellegrina spagnola di nome Egeria, che ha lasciato il diario del suo
pellegrinaggio in Terra Santa, intorno agli anni 381-383, parla della celebrazione di questa
festa a Gerusalemme, chiamata "Festa dell'Hipapante, cioè festa dell'incontro, (l'incontro del
Signore con il tempio del Padre suo e del "piccolo resto di Israele, rappresentato da Simeone
ed Anna).
La festa da Gerusalemme si estese ben presto in oriente e poi intorno al VII secolo anche in
occidente. A Roma venne chiamata "festa delle luci" perché in pellegrinaggio i cristiani con le
candele accese facevano il loro ingresso nella grande Basilica liberiana di Santa Maria
Maggiore.
Celebriamo dunque questa festa nell'atteggiamento di chi sta per incontrare il Signore, luce del
mondo, salvatore nostro.
Anche oggi noi incontriamo il Signore nell'ascolto della sua Parola e nell'Eucaristia.
Gli andiamo incontro con la fiaccola accesa della nostra fede, simboleggiata dai ceri accesi che
i fedeli portavano in processione.
Giuseppe e Maria, sposi pii ed osservanti, non si sottraggono alle leggi del loro popolo e
portano al Tempio Gesù, perché sia riscattato agli occhi del Signore. Ci danno l'esempio di
un'esemplare religiosità.
Maria tiene tra le braccia il bambino, Giuseppe porta l'offerta rituale: l'offerta dei poveri,
"una coppia di tortore o di giovani colombi".

Al Tempio avviene qualcosa di più che un semplice adempimento della legge.
Ci viene insegnato il senso della vita, apparteniamo a Dio, dobbiamo vivere per lui. Cristo
aveva già fatto il suo ingresso nel santuario del suo corpo. Nella lettera agli Ebrei leggiamo che
entrando nel mondo Cristo dice: "Ecco io vengo o Dio a compiere la tua Volontà".

Ora entra nel Tempio di Gerusalemme per annunciare che la presenza del Dio santo e
salvatore, raggiunge la pienezza del tempo e della sua persona che gli permetterà di essere
insieme sacerdote e vittima. Tutta la vita di Cristo sarà un sì detto al Padre.

Il gesto di Maria che presenta Gesù al Tempio, sta a significare la sua intima partecipazione al
mistero di salvezza operato da Cristo, quale Madre del servo sofferente, Gesù. Il vecchio
Simeone le dice: "E anche a te una spada trafiggerà l'anima!”

Maria non vive solo un'angoscia materna, ma essa stessa si offre a condividere la passione del
suo Figlio. In questo incontro di Gesù al Tempio con il Padre dunque è già annunciata la sua
passione e la sua morte e la compartecipazione di Maria al dolore immenso del Figlio.

Come quella di Cristo, tutta la vita di Maria sarà un sì a Dio. Allora il primo insegnamento di
questa festa, per noi sarà: sull'esempio di Cristo e di Maria, siamo chiamati a fare della nostra
volontà un'offerta gradita a Dio! Un sì detto a Dio dal profondo del nostro cuore.: La
lampada accesa con la quale domani faremo l'ingresso solenne nelle nostre Chiese, altro non
sarà che un segno di quell'Amore che si offre tutto al Signore.

Signore, non la mia, ma la tua Volontà si compia in me! Ciò che vuoi, come lo vuoi, perché lo vuoi.
Qui facciamo la nostra festa dell'Incontro: nel dare la nostra volontà al Signore andiamo
incontro alla luce!

"Fratelli, vi esorto per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio santo,
vivente e gradito a Dio!": così ci dice Paolo, quasi esortandoci, nella lettera ai Romani. Siamo
chiamati, fratelli e sorelle a vivere per il Signore tutte le attività della nostra vita!
La presentazione al Tempio è l'offertorio del sacrificio offerto sulla Croce.

Un secondo insegnamento per noi che ci viene dalla festa, è la figura di Simeone
Egli riconosce l'atteso, il Cristo il Salvatore, la luce del mondo! "I miei occhi hanno visto la
tua salvezza. Luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele!"
Simeone è l'immagine del credente che accoglie Cristo come luce della sua vita. Lo riceve dalle
mani di Maria che lo porta, che è l'ostensorio della luce.
Che cosa vuol dire per noi accogliere Cristo nella luce?
Significa, come Simeone, prendere Cristo tra le nostre braccia, dopo averlo accettato nel cuore,
negli affetti, nel pensiero.
Le braccia sono il simbolo della forza dell'agire e dell'operare. Accogliere Cristo sulle braccia
allora per noi significa imitarlo nelle opere e lavorare instancabilmente per il Bene.

E non basta accoglierlo e tenerlo tutto per noi. Non esiste un egoismo spirituale nelle cose di
Gesù.
Come Maria, a nostra volta, dobbiamo diventare ostensorio di Cristo!
"Voi siete la luce del mondo", dice Gesù. La luce non è niente di per sé.
Dipende in tutto dalla sua sorgente. Propriamente parlando, non si vede la luce, si vedono le
cose che essa illumina. I cristiani sono come la luce: sono niente da soli.: Dipendono in tutto
dalla loro sorgente di luce che è Cristo. I cristiani poi la riflettono e rendono visibile il mondo!
Senza la sorgente non potrebbero essere luminosi! Siamo piccole povere lampade ma Cristo
vuole servirsi di ognuno di noi!

Fratello e sorella oggi riceviamo tutti un invito: vuoi tu accendere la luce che è nel tuo cuore?
La sorgente abita lì: Gesù. Apri dunque il tuo cuore e fai riflettere la luce della Bellezza e della
Verità nel cuore dell'umanità immersa nelle tenebre e nell'ombra della morte.



giovedì 25 dicembre 2014

Buon Natale !

Gesù è nato: nel ricordo della sua venuta in mezzo agli uomini, cerchi ognuno e tutti per uno di essere veri fratelli, cercare quella pace che Lui, figlio di Dio Padre, ci ha lasciato.


martedì 23 dicembre 2014

Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia



 B u o n  N a t a l e !
da Mariella ed Enzo

 Ce lo augura Maria, una ragazza 
di Nazaret, che un angelo di Dio 
così la salutò: 

"Rallegrati, Maria,

piena di grazia. Il Signore è con te".


Mentre una cometa si divertiva fra le stelle coprendo la loro luce, annunciava a tutte le genti che un Re sarebbe nato al popolo di Dio.
    
 Un angelo con una moltitudine 
 dell'esercito celeste, 
 lodava Dio e diceva:  

Gloria a Dio nell'alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini 
che egli ama.




Un angelo si presentò ad alcuni pastori 
che pernottavano all'aperto
dando una bella notizia:
"Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore...
Troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia" .


Palestina: questo angolo della terra diventa per un giorno il centro del mondo: il cielo è sceso per fare festa, festa per un povero bambino senza tetto, senza un posto decente dove poter venire al mondo. Questo bimbo sarà chiamato Figlio di Dio: starà dalla parte dei poveri, dei perseguitati, di tutti i poveri di spirito,andrà in cerca dei peccatori. I suoi primi amici furono dei pastori, un bue e un  asinello.

Natale diventi il nostro presente e  la nostra speranza: 
 


 Oggi Maria di Nazaret, madre di Gesù e nostra ci mostra ancora Gesù, figlio di Dio e nostro Salvatore: "fate quello che Lui vi dirà!


Gesù e Maria ci donano un sorriso, segno di gioia, di comprensione, di serenità e di pace,
che per questo natale 
auguriamo a tutti coloro che ci hanno seguito
e con la loro costanza
ci hanno spinto a continuare  questo impegno,
piccolo contributo all'espansione
del REGNO  di  Dio.




venerdì 19 dicembre 2014

«Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?».




«Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».


Domenica quarta d’avvento Anno B, 21 dicembre 2014



Dal vangelo di Luca 1,26-38    (1)

Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un
saluto come questo.
L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?».
Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio.
Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Parola del Signore!

Mariella: Il racconto dell' "Annunciazione" dell'Angelo a Maria, che leggiamo nella quarta domenica di Avvento  è certamente uno dei brani più letti nella Liturgia e dei più studiati dai Padri della Chiesa, eppure la sua ricchezza rimane inesauribile.
Si tratta dell'evento centrale della storia della salvezza: l'incontro personale di Dio con una giovane donna. La ragazza si chiama Maria"  l’incontro avviene in una città, che ha un nome preciso.  Maria è una ragazza normale, come tutte le ragazze della sua età, fidanzata di un uomo, di nome Giuseppe
Ma questo incontro avvenuto più di duemila anni fa possiamo  dire che è l’incontro che Dio cerca di realizzare con ciascuno di noi, un evento unico e straordinario, capace di cambiare tutto il corso della nostra vita.

Il brano che stiamo leggendo chiede di essere continuamente rivissuto, perché ciò che è accaduto una volta, accade sempre nuovo, in modo personale e singolare, per chi si lascia afferrare da Colui che, entrato imprevedibilmente nella storia umana vi rimane per sempre.
Dio non è l'infinito lontano, ma "Colui che è con noi", "Colui che è con Maria".

Il Vangelo ci dice molto poco delle circostanze concrete in cui l'avvenimento è accaduto, ce ne annuncia il senso profondo. ".L'angelo Gabriele fu mandato da Dio.".
Ciò che anzitutto colpisce in questo dialogo fra l’angelo e Maria è l’invito alla gioia: “rallegrati…”
Perché chiunque viene raggiunto dalla grazia divina non può che rallegrarsi, gioire profondamente.

Altra parola chiave è “grazia” che sta a significare la benevolenza gratuita che Dio ha verso questa creatura, Maria.  Dio stesso è in lei, abita il suo  cuore, la sua anima, tutta la sua vita e compie attraverso di lei il suo piano di salvezza.  Ma questa grazia, questa benevolenza, questo coinvolgimento straordinario è dono per chiunque si lasci raggiungere da Dio che si fa vicino e chiama. Maria ebbe molto di più, fu ed è la preferita di Dio, la sua migliore collaboratrice, è sua Madre, donna immacolata senza ombra ma irradiata dalla luce di Dio.

Alle parole dell’Angelo, Maria rimase turbata.  Certo scoprire di essere amata e chiamata dal Signore ad un compito così grande non può che incutere timore, ma l’Angelo la rassicura: “non temere Maria perché hai trovato grazia presso Dio” presentandole ciò che sta per accadere.
Chiunque di noi ha fatto esperienza di Dio sa bene quanto grande è il turbamento, lo stupore, per aver riconosciuto che la mano di Dio lo ha raggiunto e l'ha afferrato.
Maria è invitata a "non temere", a non aver paura, a non chiudersi in se stessa, sulla difensiva: è invitata ad aprirsi allo "Spirito di Dio".

Maria concepirà e partorirà un figlio, il suo nome sarà Gesù, ossia Dio salva, Egli sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo, sarà uomo a tutti gli effetti, ma allo stesso tempo Salvatore, Signore della storia. “E regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe ed il suo Regno non avrà più fine”.

Maria acconsente al volere di Dio, non si tira indietro in questa missione più grande di lei, si affida, si rende disponibile a fare la volontà del suo Signore.
Monsignor Poma in un suo commento afferma: Maria appare la donna che trova la propria identità nell'aprirsi all'Amore infinito, nello sperimentare l'Amore con la concretezza della sua carne: ha il coraggio di passare attraverso la paura, l'oscurità, senza chiudersi perché solo così trova la luce; gusta il calore dell'abbraccio di uno sposo che la ama teneramente perché lo sente come l'ombra di quel mistero d'Amore che l'ha afferrata.
"Avvenga a me secondo la tua Parola": la Parola di Dio si è incarnata in lei e lei l'ha donata al mondo

In questi ultimi giorni che precedono il Natale siamo invitati a meditare questo brano e riflettere sulla nostra personale chiamata alla salvezza dell'umanità
Siamo disponibili come Maria a fare la volontà del Signore con umiltà e fiducia?


Enzo: Abbiamo letto un avvenimento particolare, speciale, inatteso per i personaggi interessati per quanto è accaduto in una stanza di una casa privata , in una città della Galilea,  allora era soltanto un villaggio, Nazaret. Un avvenimento, se ci pensiamo bene, degno di alto splendore e attenzione, magari da celebrarsi nel Tempio, nella casa di Dio.
Ma Dio agisce nel silenzio, nel rispetto di una ragazza umile e pia, povera , promessa sposa ad un falegname di nome Giuseppe, artigiano onesto, le cui origini risalgono alla stirpe del grande Davide, Giuseppe, un nobile decaduto, ma ebreo pio, religioso.

Se nelle domeniche scorse abbiamo meditato sulla personalità di Giovanni Battista  che prepara i suoi paesani alla venuta del Messia e abbiamo visto il confronto umile del precursore rispetto a Gesù, già presente in Palestina, nel brano evangelico di questa quarta domenica di avvento, il confronto si fa più chiaro, più alto, più teologico.
IL confronto non è tra Gesù e Giovanni ma tra le loro madri: Elisabetta, già avanti negli anni e la giovane cugina Maria..
Elisabetta, in tarda età  e per dono divino,   ha concepito un figlio da suo marito; Maria, promessa sposa che non ha ancora potuto condurre vita comune con Giuseppe, concepirà  un figlio. Se la nascita di Giovanni è straordinaria, quella di Gesù lo è ancora di più.
Giovanni è il premio di Dio a Zaccaria ed Elisabetta per essere “giusti davanti a Dio” e osservanti di tutte le leggi del Signore; invece per Maria  non c’è nessun accenno alle virtù di Maria , né alla sua preghiera, né alla sua attesa, di lei si dice soltanto che era “una vergine promessa sposa di un uomo”, una fidanzatina.. Tutto accade per volontà di Dio, per pura grazia donata. Dio rende grande, immacolata quella che da semplice creatura diventerà sua madre: “lo volle fare, era conveniente farlo, lo fece”, avrebbe detto  un grande teologo.( «Potuit, decuit, ergo fecit». Giovanni Duns Scoto (+1308)).
Ma  addentriamoci nel racconto di Luca

Al sesto mese (dal concepimento del Battista) , l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
L’angelo Gabriele , obbediente e premuroso al comando divino, con le sue parole, anche se belle e allettanti per chiunque, RALLEGRATI, PIENA di GRAZIA, IL SIGNORE E’ CON TE, turba la ragazzina di Nazaret,  che spaventata,  non capisce nulla di quanto le sta accadendo, non capisce l’invito alla gioia (rallegrati), l’amore che Dio ha riversato su di lei (piena di grazia), la presenza di Dio in lei (il Signore è con te). Povera e ricca ragazza: non sa di teologia , concepita senza peccato diventerà tempio vivente di Dio.

L’angelo allora, accortosi del turbamento dei Maria, la rassicura: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo”.
Un’altra botta, diremmo! Ma io non conosco uomo, come sarà possibile questo? Il fidanzamento con Giuseppe indica che Maria pensava a una vita matrimoniale normale, e poi che l’angelo parlasse di una concezione immediata che non sarebbe stata possibile fino al termine dell’anno del fidanzamento… Mettiamoci per un momento nei panni di Maria.
                                                  
L’angelo Gabriele comprende la confusione che ha destato nella ragazza di Nazaret  e le viene incontro rivelandole come avverrà il concepimento annunziato: : «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio.

Forse parole poco comprensibili ancora, ed ecco che il bravo angelo rassicura MARIA dandole un segno, una prova che viene da Dio:
Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Nulla è impossibile a Dio!
Maria  entra in una dimensione nuova quella della fiducia e dell’obbedienza a Dio: : «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». Dette queste parole, china il capo: obbedienza totale a Dio, non chiede altro.
Questo primo sì di Maria sarà un sì di una vita di Madre, di sposa devota di Giuseppe, nella gioia e nella sofferenza; nel silenzio della sua casetta quando meditava e custodiva nel suo cuore ogni parola e gesto di Gesù.

Gabriele aveva compiuto la sua missione, va  via da Nazaret per portare a Dio  in un vassoio  d’oro il sì di Maria, quel sì che cambierà la storia dell’umanità.

In questo brano Maria è ricordata con tre nomi:
Maria, così la chiama l’angelo Gabriele
Piena di grazia: ancora l’angelo quando la invita a rallegrarsi
Serva del Signore: nome datosi alla fine dell’episodio dalla stessa ragazza di Nazaret

I nomi nella Bibbia indicano sempre la personalità, direi l’identità di chi lo porta, la sua importanza. In quei tre nomi , non aggettivi, contempliamo la grandezza di Maria scelta da Dio come madre, la l’amore di Dio per Maria piena di ogni privilegio, disponibilità di serva che esegue in silenzio e con gioia la volontà di Dio.

Vogliamo provare ad imitarla? il solo provarci è un gesto di buona volontà gradito a Dio, che ci sorride... ci sorride.


Per chi lo volesse leggere nella pagina di Padre Augusto Drago un suo commento all'annunciazione di Maria


mercoledì 17 dicembre 2014

sabato 13 dicembre 2014

Buon Natale Amici in attesa di Colui che è già venuto e che viene...

Dedicato a poveri, ricchi, ammalati, atei e credenti, a tutte le
genti di buona volontà e a chi fa finta di niente...



venerdì 12 dicembre 2014

Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.



Rendete diritta la via del Signore

Domenica terza di avvento anno B : 14 dicembre 2014

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI 1,6-8.19-28

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.

Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?».
Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo».
Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose.
Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno
mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose:«Io sono voce di uno che grida nel deserto:
Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia».

Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?».
Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Parola del Signore!

Enzo: Chi è Giovanni, l’uomo mandato da Dio? un uomo che molti ascoltavano a suo tempo, curiosi anche loro, come noi questa sera, di sapere chi era veramente Giovanni il battezzatore…
Al tempo di Gesù i giudei aspettavano la venuta del messia, il Cristo, il consacrato da Dio che doveva dare la salvezza al suo popolo. Il battesimo di Giovanni doveva assumere una dimensione messianica: il battesimo otteneva la purificazione necessaria per partecipare alla salvezza: Era  lui Giovanni, il messia atteso? si chiedevano in molti.
Incomincia una discussione molto stretta con domande e risposte tra Giovanni e i sacerdoti e leviti inviati dai giudei: Giovanni non negò e confessò.
Io non sono il Messi, io non sono Elia, io non sono il profeta. Io sono voce di uno che grida..
Ma Giovanni  anche se battezza, nega di essere il messia atteso, ma nega anche di essere “Elia”, il cui ritorno era previsto prima di quello del messia. Il rapimento di Elia sul carro di fuoco (2 Re 2,11) aveva dato origine ad alcune leggende sulla vita e sul ritorno del grande profeta.
Giovanni Battista nega anche di essere il “profeta” ultimo e definitivo che Mosè aveva promesso in Deut 18, 15-18: “Il Signore tuo Dio susciterà per te, fra i tuoi fratelli, in mezzo a te, un profeta come me”.Attraverso Mosè Dio promette di porre sempre mediatori tra sé e il popolo, i profeti per l'appunto, fino all'arrivo dell'ultimo mediatore, Gesù.
 Giovanni era una voce, un banditore, un annunciatore, un portatore di buone notizie, un predicatore del deserto, richiama al pentimento per preparare un terreno agevole al Messia vero…all’ultimo dei profeti che sarà la Parola di Dio.

Il battista è una voce…Gesù Messia sarà la Parola. L’evangelista Giovanni così lo descrive: non era la luce ma doveva testimoniare la Luce, la luce che illuminerà il mondo. Giovanni il Battista è il primo testimone del figlio di Dio fattosi uomo.
Il Battista è una voce, Gesù sarà la Parola; il Battista annuncia la luce, Gesù mostrerà la luce; Giovanni nega,(non sono!) di essere quello che gli altri pensano che sia, Gesù dirà IO SONO.

Giovanni è l’uomo di Dio, l’umile servitore: mi viene in mente l’altra testimonianza in Gv3,3 “Sono stato mandato davanti a lui…Lui deve crescere; io invece diminuire”. Ecco il vero testimone, il vero discepolo, nulla tiene per sé, tutto dona.

Il messia che i Giudei cercavano, che aspettavano è già arrivato, è in mezzo a loro, lo conosceranno e lo rifiuteranno. Quel Messia noi non lo abbiamo visto, non lo abbiamo udito, ma affermiamo di credere in Lui.

Chissà se i sacerdoti e i leviti e farisei presenti, finite le loro domande e ottenute le risposte da Giovanni rifletterono ancora sulle altre parole:  “Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia”.
Forse anche noi spesso dimentichiamo quelle parole di richiamo alla penitenza, alla purificazione e così rischiamo non solo di non annunciare la luce, ma di non vederla.

Rendere diritta la via del Signore Gesù: da qui bisogna iniziare un cammino chiedendosi sul serio  chi è questo Gesù. Solo così si può giungere alla stessa esperienza del Battista, cioè conoscere per testimoniare, annunciare. Questa la sostanza che il discepolo prediletto pone alla nostra attenzione in questa terza domenica d’avvento: imitare Giovanni Battista nel testimoniare Colui che viene in cerca dell’uomo per salvarlo e ricondurlo al Padre.

Mariella: Nella terza domenica di Avvento, detta anche domenica gaudente, ossia della gioia, la liturgia ci fa meditare un brano di Giovanni composto di due parti, la prima tratta dal Prologo, la seconda invece si ricollega al brano di domenica scorsa. L’inizio del Vangelo di Giovanni e ci presenta la figura di Giovanni Battista, colui che testimonia il Cristo che dovrà venire ed invita tutti all’attesa. Egli è un testimone umile, austero, credibile, perché ha fatto della sua vita una continua spogliazione di sé per presentare nel suo splendore e potenza Colui che sarà il vero Salvatore, Colui che viene per portare all’umanità lo Spirito di Dio, la remissione dei peccati, la vita eterna.

Il Prologo stesso apre il lettore alla dimensione infinita del mistero di Dio che sta all'origine dell'esistenza di ogni cosa e del suo significato. Il Vangelo di Giovanni è essenzialmente "rivelazione": tutto ciò che esiste ha un senso, perché è una "parola" all'interno della infinita "Parola" che sta all'origine di tutto, il "Prologo" proclama: "In principio era la Parola". L'infinito mistero rimarrebbe inesplorato se Dio stesso non fosse all'inizio "Parola", "Annuncio", "Rivelazione". Ed occorre che ci sia la Luce per vedere. Giovanni non dice di  essere lui la luce, ma indica a noi la vera Luce, dà testimonianza della Luce,  attraverso di lui si arriva a Dio

L’esperienza di Dio ha bisogno sempre di un testimone che prepari a Lui la via. . Il testimone è colui nel quale vive Gesù, " è colui che ha avuto il coraggio di ammettere di "non essere" nulla, di spogliare se stesso, ma di essere tutto in Cristo. Il testimone è colui che indica Gesù ai fratelli smarriti.
Auguriamoci  di poter essere tutti noi testimoni di luce e di gioia, testimoni di carità, in modo da diventare credibili annunciatori della gioia del Natale.
Lo possiamo, lo dobbiamo fare, perché oggi, come non mai, c’è tanto bisogno di luce, di pace, di speranza, di verità, di carità. 

Tanti attendono il Natale, ossia Dio che si fa vicino, lo attendono come messaggio di tenerezza e di liberazione, è un bisogno che si sente in modo particolare quando la vita degli uomini si allontana dalla verità, dalla luce che è Dio.   Speriamo che il nostro camminare verso la grotta di Betlemme possa risvegliare nel cuore di tanti uomini senza meta, il vero senso della vita, la vera gioia!

Proponiamo adesso un piccolo brano tratto da un commento dell’inizio dell’avvento, di Padre Augusto Drago: ( il commento completo potete trovarlo nella pagina di Padre Augusto Drago).

Tu sei Nostro Padre!
E’ veramente bello iniziare il tempo liturgico dell’Avvento con questo grido che ci trasmette il profeta Isaia nella prima lettura dell’inizio dell’Avvento!
Tu sei nostro Padre! Sulla bocca del cristiano questa invocazione ha il sapore di una figliolanza ritrovata...
Tu sei nostro Padre! Vale a dire: in questo nuovo Avvento posso riprendere, qualora Lo avessi smarrito, il cammino verso di Te, per ritrovare la gioia di essere vivo tra le tue braccia amorose!
Tu sei il nostro Padre! Sia questo il grido di fede del nostro camminare lungo le vie della notte per giungere a Betlemme, alla pienezza di un giorno dove Dio diventa bambino!
Abbà Padre! Ci hai fatto il dono più grande che potevi donarci: il Figlio tuo! Colui che era con Te fin dall’eternità e che per noi si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi!
Andiamo a Betlemme per ammirare, contemplare questo incommensurabile dono di Amore!
Padre, perché nell’ora della prova e del dolore, dell’abbandono e della sfiducia non ci ricordiamo di Te? Perché pensiamo che Tu ci hai dimenticati? Forse perché abbiamo perduto la strada per andare a vedere Gesù, questo Bambino che viene dal tuo Seno e doni a noi come salvezza? Aiutaci a ritrovare il cammino per andare a Betlemme, per andare a ritrovare la luce che illumina il nostro umano cammino!
Andiamo dunque a Betlemme! Lì ritroveremo le sorgenti della nostra vita!






venerdì 5 dicembre 2014

Giovanni: precursore e primo discepolo di Gesù




E proclamava: “Viene dopo di me colui che è più forte di me…”

Seconda domenica d’avvento Anno B : 7 dicembre 2014



Dal vangelo di Marco 1,1-8

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaia: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri.
Vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico.
E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali.
Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Parola del Signore!


Mariella: Siamo alla seconda domenica di Avvento. Marco inizia il suo Vangelo con una notizia:  notizia che deve essere al centro di tutto, al centro di ogni vita, della nostra vita.
E’ un richiamo, una voce, la voce di Isaia che annuncia: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto. Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri».

Il secondo richiamo, a distanza di cinque secoli è quello di Giovanni, che ripete: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali».
Le parole di Giovanni sono severe, ci scuotono dal torpore, vogliono richiamarci all’attenzione vigile, già ricordata nel Vangelo di domenica scorsa.

Giovanni è consapevole della grandezza di Gesù che si sta manifestando all’umanità, e afferma “io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali” e ci fa riflettere sulla nostra indegnità, sulla necessità di un’attenzione che si fa correzione, ossia che deve portarci a raddrizzare le vie storte della nostra esistenza, perché l’incontro con Dio esige una revisione completa.

Per incontrare Dio dobbiamo cambiare tante vie sbagliate, correggere tanti errori, tagliare tanti rami secchi, allontanare tanti pensieri sbagliati.
Dobbiamo essere disposti anche a soffrire quando fosse necessario, e dobbiamo essere umili, semplici, essenziali, non sovraccarichi di beni, liberi da ogni forma di idolatria e di vanità.

Giovanni infatti era un uomo ridotto all’essenziale, vestiva peli di cammello e mangiava cavallette, ossia era un uomo povero, condizione ideale per incontrare Dio, viveva nel deserto e nell’umiltà, sapeva di essere un nulla, ma il suo compito era grande, trasmettere la speranza in un Altro.

Giovanni ha quasi paura che la gente faccia di lui il motivo della fede e allora dà chiaro l'avvertimento: "Dopo di me viene un altro” e lo presenta come "il più forte", Colui che non dà solo nuove leggi, ma offre se stesso, dona il suo Amore, e stabilisce una relazione nuova con l'uomo, fatta di libertà capace non solo di evitare il male ma di operare il bene.

Gesù, colui che verrà dopo Giovanni, non battezzerà solo con acqua, ma nello Spirito Santo: è lo Spirito infatti che trasforma e rinnova l’umanità, ponendola in stretto contatto con Dio
E' dallo Spirito che scaturisce la forza vitale che conduce al bene, che permette di camminare unicamente sulla via retta, quella che conduce al Padre
L' Avvento è il tempo della ricerca, dell'esperienza di Dio, dell'ascolto della sua parola. Oggi Dio parla a noi, parla attraverso questi grandi Profeti, ci invita alla conversione del cuore ed alla revisione della vita
Sapremo cogliere l'essenza di questo messaggio?

Enzo:Due cose appaiono evidenti in questo inizio del Vangelo di Marco, che la liturgia di questo nuovo anno ecclesiale pone alla nostra riflessione: Chi è Gesù, chi è il suo discepolo. Sono i primi due personaggi citati in questo brano: Marco attraverso la buona notizia, il Vangelo, vuole far conoscere Gesù alla sua comunità attraverso le sue parole, i segni, i gesti.
Presenta anche il primo annunciatore del Messia tanto atteso. Giovanni sarà il primo discepolo che avendo conosciuto Gesù lo accetta umilmente e incondizionatamente. Annunciandolo si presenterà come colui che non é degno di sciogliere il lacci dei suoi calzari.
Le profezie avevano parlato di Gesù, ma anche di Giovanni come inviato a preparare la via, il terreno i cuori degli uomini a ricevere  Colui che sarà più forte di lui.

Chi è Gesù? Chi è il discepolo?
Marco scriverà ciò che era stata la predicazione di Pietro, e poco a poco svelerà il mistero di Gesù e del discepolo, in un intreccio di opere, di discorsi sempre più espliciti. Sì, un po’alla volta perché il Maestro che coinvolge nel suo libro, è un maestro diverso, è Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio.. Solo chi sarà capace di farsi coinvolgere in questa meravigliosa storia vivrà alla sequela del Maestro, diventerà suo discepolo.

Gesù e Giovanni saranno i nostri due maestri in questo periodo di avvento: Giovanni farà da presentatore, da annunciatore della novità attesa da secoli e in qualche modo prepara la strada per andare incontro a Gesù che viene: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri…e molti confessavano i loro peccati…venivano battezzati come segno di iniziazione alla penitenza…Ma attenzione: “Io vi ho battezzato con acqua, ma Egli, colui che è più grande di me, vi battezzerà in Spirito Santo”.

E’ intenzione dell’evangelista Marco scrivendo questo Vangelo di indirizzare i cristiani di origine pagana, a coloro che avevano già avuto il primo annuncio e avevano già sentito il primo slancio della fede, i catecumeni, ma anche fare giungere la grande Novella ai Romani.

 Questa domenica e durante la prossima settimana,  catecumeni anche noi, ascoltiamo l’annuncio del primo versetto: Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

“Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio”, che possiamo tradurre: accogliamo la buona notizia di Gesù, questo è il suo nome; seguiamo quest’uomo, il Cristo, l’unto e consacrato da Dio, il messia inviato agli uomini, Figlio di Dio. Quanto mistero in queste parole!

E’ il primo vangelo annunciato da Giovanni Battista; il Messia è già in mezzo a noi! Nel corso dell’anno sarà Gesù stesso a stupirci: chi crederà in Lui sarà salvo.
Sarà bello, consolante ripetere e penetrare queste parole nel silenzio di una chiesa, in un angolo della nostra stanza, adorando in ginocchio.

“Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio”, è un atto di fede, che ci apre al mistero e all’adorazione e alla riflessione: Chi è questo Gesù? Forse pensiamo di conoscerlo già, ma sarà veramente così?

 L’evangelista Marco ci aiuterà durante questo nuovo anno liturgico a capire meglio Gesù e la sua divinità. Proponendoci il precursore di Gesù, l’evangelista Marco ha elaborato in senso cristiano la predicazione di Giovanni: il battesimo di conversione è un richiamo per il popolo ebreo e per noi a ritornare a Dio, a convertirci, a ridiventare quel popolo eletto che Dio  aveva liberato dalla schiavitù.
 “Convertitevi… Egli ci battezzerà in Spirito Santo e il suo fuoco infiammerà il nostro cuore.

 “L’itinerario spirituale per l’Avvento è un’occasione per camminare insieme, per un tratto di strada, con gli uomini e le donne del terzo millennio.
Le riflessioni che scaturiscono dalla contemplazione del brano evangelico di ogni giorno sono un tentativo di lasciare a Cristo la possibilità di avvicinarsi sempre più alla persona, attraverso la riscoperta dei suoi tratti umani, e di permettere all’uomo di guardare in alto, di gioire della vita, liberando la propria umanità, dono del Signore, terreno dove Dio si manifesta.
L’Emmanuele oggi è ogni cristiano che con la sua vita annuncia sulle strade del mondo l’amore di Dio per l’umanità, donando se stesso sull’esempio di Gesù.”
         
Suor Diana Papa, suora Clarissa di clausura. Da “L’Emmanuele sulle strade del mondo! (itinerario spirituale per l’avvento)

Mariella: devo dire che questo brano più si legge più giustamente come sottolineavi tu, ti affascina e ti invita alla riflessione.
Questo Profeta, Giovanni, col suo fare essenziale ci induce quasi a ripercorrere i suoi passi nel deserto in attesa del Messia promesso.
Giovanni è consapevole di quale sia il suo compito, portare le genti a Cristo e questo è il compito della Chiesa di tutti i tempi: portare a Cristo l'umanità.
Anche noi infondo facciamo parte di questa Chiesa e siamo invitati ad annunciare il Salvatore che viene. L'annuncio però è possibile e soprattutto è credibile con la vita stessa, non bastano le parole, ci vuole l'esempio.
Nessuno può considerarsi convertito nel profondo, tutti siamo invitati a questa revisione di vita, per poter essere, come Giovanni, autentici testimoni della verità!

Enzo: Ogni brano evangelico affascina perché da ogni parola, gesto, può nascere una conversione, una nuova vita, diventare un nuovo Emmanuele, come ci diceva Suor Diana: essere Emmanuele è andare sulle strade e annunciare l'amore. Non fece questo Gesù?
Essere la manifestazione di Gesù nel mondo: questo è il vero discepolo di Gesù.




 

NELLA FOTO: UN TRATTO DEL FIUME GIORDANO, GIUGNO 2013


Questa sera abbiamo dedicato la nostra preghiera per le intenzioni di Papa Francesco, instancabile annunciatore del Signore. Invitiamo chi ci legge a fare lo stesso. Grazie e Buona domenica!