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venerdì 29 agosto 2014

Gesù spiega ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire e venire ucciso…





Domenica XXII del tempo ordinario 31 agosto 2014



Dal Vangelo secondo Matteo16,21-27


Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai».
Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va dietro a m e, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

Anzitutto pubblichiamo un commento di Padre Augusto Drago


Il brano di Mt 16,21-27 è in  perfetta sequenza con quello proclamato domenica scorsa. Gesù era stato riconosciuto Messia (“Figlio di Dio”) da parte degli Apostoli e di Pietro, in particolare, che ha parlato ascoltando il suggerimento del Padre. Tu sei il Cristo il Figlio del Dio Altissimo.
Gesù aveva lodato la fede di Pietro:Beato te, Simone, figlio di Giona…Questo è dunque è ciò che gli Apostoli credono di Gesù.
Ma che cosa è mai una fede non “provata”, vale a dire “non  messa alla prova?”
Il senso del brano evangelico odierno va ricercato su questa linea.
E allora Gesù cominciò a dire apertamente…E’ il primo dei tre scandalosi annunzi della passione.  Posto in sequenza con il brano precedente perché la fede degli apostoli diventi autentica. Ma il cammino verso una fede vera non è facile. Occorre prima sfatare le immagini che ci si è fatti nella mente, nel cuore, nella stessa cultura, del Messia, e perché no, di Dio stesso.
Gli apostoli e Pietro in modo particolare credevano che il Messia non poteva e non doveva soffrire: egli è colui al quale la vittoria e il potere, intesi in senso umano, appartengono per natura e per diritto: è Il Messia, il Figlio di Dio! Chi dunque potrà ostacolare il suo cammino verso la gloria?.  Questo è ciò che pensavano dunque gli apostoli quando proclamavano con sicurezza la messianicità del loro maestro. Al sentire le parole di Gesù, Pietro ha un moto di incontenibile ira: tutto gli si rivolta dentro, tanto che comincia ad imprecare contro Gesù.  Si sente tradito dallo stesso suo maestro e sembra dirgli: “Sei un folle, possibile che Tu non conosca te stesso, mentre noi abbiamo riconosciuto il tuo potere? Tu autodistruggi l’immagine che noi abbiamo di te! Come puoi dire certe cose di te stesso?”
La risposta di Gesù è quanto mai ricca di significato: Allontanati da me, Satana, tu mi sei di inciampo, perché non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini..
Cosa vuol dirci in questa domenica il Vangelo?. Cosa soprattutto vuole insegnarci?
In ultima analisi gli apostoli temevano di non avere più potere, se Gesù rinuncia al suo! Non possono aspirare a nessuna gloria se Gesù rinnega la sua…! Si erano fatta un’idea umana, troppo umana di Gesù. Egli chiama “satana” colui che pochi versetti prima era stato proclamato “beato”. Si rivolge dunque a Pietro chiamandolo con il nome “satana” che significa “colui che accusa e che divide”. Ecco: Pietro vuole separare Gesù dal compiere la Volontà del Padre il quale ha scelto per Gesù l’ignominia della croce!
Questo è il    punto cruciale che “provoca” la nostra fede! Accettare un Dio crocifisso. Gli apostoli faranno una grande fatica per giungere a comprendere il mistero salvifico di Dio che si rivela in Cristo Gesù. Il giungere a questa fede significa accettare che Dio sia debole: non già debole nel suo essere eterno, ma debole nel manifestarsi all’uomo: infatti la salvezza avviene attraverso un Messia, il Figlio di Dio che accetta di “essere elevato da terra” per essere innalzato sulla croce  (Paul Evdokimov). Questo scandalo per l’uomo è difficile accoglierlo e soprattutto viverlo. Paolo, l’Apostolo delle genti, ha capito questo mistero e lo proclama come vera Sapienza di Dio: Sapientia crucis, la sapienza della Croce che racchiude in sé ogni possibile vittoria di Dio in Cristo Gesù!
Allora l’insegnamento del Vangelo in questa domenica può essere racchiuso in queste parole di Romano Guardini (Il Signore):  Beati quelli che hanno compreso che Dio ha scelto, per donarsi al mondo, la via della Croce e dell’umiliazione. Beati coloro che hanno saputo gustare le parole di Paolo: Egli si è fatto ubbidiente fino alla morte e alla morte di Croce”  (Fil 2, 8 ).
Potremo vivere questa questa beatitudine in un mondo la cui cultura ci porta a  camminare proprio verso il senso opposto?
Dove troveremo la forza per non essere il “satana” che divide l’uomo da se stesso e da Dio, a causa della nostra fede astratta e che si accosta a Dio secondo una propria umana visione del Signore e che ci siamo costruiti a nostro uso e consumo?. Come potremo dirci cristiani autentici senza aver compreso la “sapientia crucis” attraverso la quale passa l’unica possibilità di conoscere il Volto di Dio in Cristo Gesù?
Domande dalle quali difficilmente possiamo sfuggire, se ci poniamo, per dirla con Von Balthassar, il grande teologo svizzero, davanti al “caso serio” dell’essere cristiani.

Enzo:  Nelle domeniche precedenti abbiamo riflettuto sull’insegnamento di Gesù riguardo alla sua via messianica e ai compiti della sua futura Chiesa. Il vangelo di questa domenica ci pone di fronte all’epilogo del compito messianico di Gesù e all’atteggiamento del discepolo di fronte al messaggio nuovo del Messia, l’inviato dal Padre, la Parola stessa del Padre.
“Da allora”, finiti gli insegnamenti precedenti, per cui i discepoli avevano avvertito un’aria di festa e di entusiasmo, Gesù è cosciente che quella fede entusiasta non bastava e che aveva bisogno di maggiore chiarezza e una nuova crescita: quella fede doveva affrontare la prova più terribile, il fallimento del Maestro: “Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno”

Queste parole sanno di tempesta dopo la quiete dell’entusiasmo: si fa avanti il coraggioso Pietro,  scandalizzato dalle parole di Gesù ma fermo nella convinzione che le previsioni di Gesù non potevano avverarsi: “ questo non ti accadrà mai”, ci siamo noi pronti ad evitare quanto hai detto.

Come si fa a capire che il Messia doveva morire, che era destinato a tutto questo? In quel “doveva” non c’era un destino a cui credere ma la volontà divina e amorosa del Padre, il disegno misterioso di Dio per la salvezza della sua creatura tanto amata. La nuova fede che Gesù voleva infondere era credere in Lui accettando fino in fondo la realizzazione della sua missione in mezzo agli  uomini.
 Non c’è amico più grande di colui che dà la propria vita per salvare l’amico, ma le considerazioni umane non sono di questo avviso, siamo sempre pronti a cercare delle scorciatoie: questo non deve accadere!
Questo non potrà accadere, è un nostro modo di sfuggire dalla realtà, un modo di tentare Dio, una ignoranza dei disegni di Dio, un modo per stravolgere la volontà di Dio, un modo che non ci fa capire pienamente la sua parola.
 Il messia doveva “risorgere il terzo giorno”: la notizia più bella è trascurata dai discepoli, dallo stesso Pietro.                                      Ecco la cecità umana!
 Ecco il nuovo volto del messaggio di Gesù  che spiazza la nostra debolezza, e ci chiama alla condivisione, a pensare alla maniera di Dio.
“«Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”.
Parole terribili che Gesù rivolge al baldanzoso Pietro e forse anche a noi oggi, che viviamo una fede di belle parole, di magnifici riti, di formule, di tradizioni…

Mi viene in mente il giovane ricco del vangelo che volta le spalle rifiutando l’invito di Gesù. In quel evento Gesù non condanna la ricchezza  del giovane ma l’attaccamento ad essa, la ricchezza che diventa idolo, uno di quei tanti che ci allontanano dall’invito del Maestro, che ci distolgono dal suo abbraccio misericordioso.
 Gesù, però, non si limita a esigere dai discepoli che lo riconoscano come il Messia crocifisso-risorto, ma li invita ad abbracciare le sue stesse scelte e il suo stile di vita: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”.
 Una scelta radicale dunque, ma libera, scelta che fa dimenticare se stessi, rinnegare se stessi, abbandonare qualsiasi idolo, per seguire Lui, Via, Verità e Vita: “infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita?”.
 “O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?”: è un invito ad amare senza condizioni, senza limiti, un amore  che salva col dolore,nella sofferenza, che esprime l’identità stessa di Gesù, il suo pensiero.
 Infine Gesù mette i suoi discepoli, e anche noi questa domenica, di fronte allo scopo ultimo della nostra vita: la ricompensa per averlo scelto! Lui, “Figlio dell’Uomo” tornerà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni”.
 Una prospettiva escatologica che prevede l’incontro dell’umanità riunita attorno al Redentore che “renderà a ciascuno secondo le sue azioni”.
E’ un atto solenne, pubblico, in cui Gesù premierà ciascun uomo secondo le sue scelte , un atto di giustizia.
Contemporaneamente Gesù indica ai suoi discepoli l’altra vita, il fine ultimo di ogni singolo, una escatologia che premia  con la beatitudine nel Regno dei cieli quelle azioni che per amore abbiamo fatto in suo nome e per i fratelli.




giovedì 21 agosto 2014

«Ma voi, chi dite che io sia?».



 Domenica XXI del tempo ordinario 24 agosto 2014




Dal vangelo di Matteo 16,13-20


Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?».
Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?».
Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. 

Anzitutto vogliamo proporvi un commento di Padre Augusto Drago
L'episodio di Cesarea di Filippo è notoriamente un momento centrale del cammino dei
discepoli. E' importantissimo anche per noi: infatti da questa stupenda pagina impariamo che
cosa significhi seguire Cristo e al tempo stesso che cosa significhi essere Chiesa
attorno a Gesù, pietra angolare e a Pietro, "Pietra" posta sopra la Pietra Angolare, che è
sempre la Persona di Cristo Signore. Si può assolutamente affermare che la rivelazione
cristologica che troviamo in questa pagina di Matteo è tutta racchiusa in questa sezione
centrale del Vangelo. Essa è posta nel cuore del racconto evangelico: " TU SEI IL CRISTO,
IL FIGLIO DEL DIO VIVENTE!” Il cammino geografico che l'evangelista descrive
dalla Galilea a Gerusalemme, diventa un cammino di fede che si manifesta attraverso il
riconoscimento della persona di Gesù, Signore e Figlio del Dio Vivente. Tutto questo accade
sulla via di Cesarea di Filippo, un ambiente pagano, verso il Nord della Palestina, proprio
perché Matteo vuole mettere in risalto l'universalità dell'identità cristologica di Gesù e sia
l'universalità della Chiesa. Al tempo stesso si sottolinea che l'evangelizzazione non si limita
solo ad un fazzoletto di terra, come la Palestina, ma a tutte le nazioni. La Parola del Signore,
la Parola della Salvezza deve essere data a tutti gli uomini. 

Seguiamo adesso, via via il testo, e cerchiamo di cogliere come rivolte a noi le domande che Gesù pone ai suoi discepoli.   Gesù pone ai discepoli la domanda sulla sua identità: 
"La gente che cosa dice che sia il Figlio dell'Uomo?" Voi cosa dite che io sia?
Si tratta di una domanda posta ai discepoli, ma allo stesso tempo, rivolta a ciscuno di noi. A me, fratello, a te e a tutti noi!
C'è sempre un momento preciso nella vita del credente, in cui la domanda sull'identità di Dio
si fa struggente e carica di desiderio. Solo chi non si pone il problema della vita e del proprio
essere sfugge a questa domanda! Occorre dare una risposta alla domanda che rappresenti il
senso fondamentale di tutta la vita. Se non c'è risposta, non c'è ricerca di senso!
La risposta che troviamo nel testo è data in due tempi:i discepoli riportano, su invito di Gesù,
le dicerie della gente riguardanti i tratti profetici di Gesù stesso: Elia, un profeta, Giovanni
Battista... Simon Pietro, a nome di tutti, invece, afferma nella fede: "TU SEI IL CRISTO IL
FIGLIO DEL DIO VIVENTE"!
Occorre notare la risposta impersonale della gente e quella assolutamente personale di Pietro.
Ma a questo punto la domanda la sentiamo rivolta a noi: Ma chi è Dio per me? Per
meglio dire: Quale immagine abbiamo di Lui? Sono domande serie, le cui risposte non vanno
mai date per scontate. Occorre veramente mettersi davanti a questa domanda! 

C'è il Dio tappabuchi, c'è il Dio contro il quale arrabbiarmi perché non ha esaudito le mie richieste, c'è un Dio da bestemmiare perché ci fa accadere delle disgrazie, c'è un Dio da supplicare. Ma
raramente c'è il Volto trinitario di Dio da adorare, lodare e benedire gratuitamente... Perché?
Lascio in sospeso la domanda....Ritorniamo al testo. "Voi chi dite che io sia?” In quel "Voi"
c'è sotteso tutto il mistero della Chiesa. Essa deve annunciare il vero Volto del Signore al
mondo! Quale modello messianico intende Pietro (e la comunità dei discepoli)?
La sua affermazione è giusta, viene non da lui, ma dal Padre. Tuttavia tale affermazione è
fatta con una fede ancora debole, incerta, bisognosa di un cammino di crescita.
Come la fede di ognuno di noi.
Non c'è mai una tregua nel cammino di crescita nella fede: essa infatti è conoscenza di Dio e
dei suoi misteri, fatta secondo lo Spirito. Chi si ferma, nel cammino di fede, è come se
tornasse indietro. E' come colui che ha messo mano all'aratro e poi si volta indietro.
Voltarsi indietro: significa arrestare tutta l'opera della conoscenza che lo Spirito Santo ci
dona. Che Pietro abbia una fede che non è stabile e che si volge ancora indietro, è confermato
dal successivo dialogo con Gesù. Esso farà emergere la fatica dell'apostolo nel comprendere la
logica della croce.
La fede è fatica e grazia. Grazia e fatica! Lotta e vittoria, ma talvolta lotta e sconfitta, quando
lottiamo con le armi della nostra carnalità
Che accade a Pietro? Ecco Gesù, dopo la splendida confessione di Pietro da lui lodato e
proclamato Beato, ora annuncia la sua vera identità. Comincia a parlare apertamente, dice il
Vangelo. E' l'ora di far cadere i veli e far emergere la Verità del Volto santo di Cristo.
Gesù compie il primo annuncio della sua passione e della sua morte in croce. La prima
risposta di Gesù a Pietro era un'investitura pubblica e solenne, dopo aver chiamato "Beato il
discepolo"."Tu sei Pietro...".
Il notissimo testo di san Matteo sottolinea il ruolo del primato di Pietro: “Pietra” sulla Pietra
angolare che è Cristo Gesù. Certamente siamo di fronte ad un nuovo inizio!
Ma ora cosa accade?
Gesù intima il silenzio sulla dichirazione di Pietro. La fede deve crescere senza
spettacolarizzazioni né rischi di pleteaticità ma nel misterioso processo di accoglienza che si
realizza nell'intimo dei cuori. Ma ora, dopo l'annunzio della passione che Gesù stesso fà di se,
la scena cambia radicalmente. Che accade dunque?
Colui che era stato dichiarato Beato ora diventa Satana? Perché? Che accade ancora?
Pietro vuole assolutamente opporsi a questa logica di Dio. La prospettiva messianica cambia
radicalmente: la vittoria di Cristo passa attraverso la Croce.
Certo, Pietro agisce per un amore e per un'affettività, nei confronti di Cristo, completamente
inadeguata e sbagliata. Si può amare per sé, per l'attaccamento affettivo ad una persona, sia
pure Cristo.
Ma l'amore vero è gratuità ed accoglienza del mistero che l'altro porta in sé e con sé.
Pietro non accetta che l'"oggetto" del suo amore, finisca miseramente. Povero Pietro deve
ancora capire il mistero vincente, l'unico vincente, che è quello della Croce.
La risposta di Gesù è forte e decisa. Torna indietro a me, Satana! La natura del discepolo è
quella di stare sempre indietro al suo Maestro. Pietro, invece, qui si fà maestro del suo
Maestro. Lo fà per un amore ancora umano, troppo umano. Per questo Gesù gli dice:
"Torna indietro a me!" Riprendi il tuo posto di discepolo!
Non essere un Satana per me: uno cioè che vuole tentarmi e dividermi dalla Volontà salvifica
del Padre mio! Quante volte anche a noi capita di essere Maestri del nostro Signore?
Sì, confessiamolo, fratelli e sorelle?
Non per caso, farci Maestri di Dio tutte le volte che critichiamo o facciamo difficoltà a
comprendere gli eventi negativi della nostra vita e del mondo? "Perché agisci così?
Perché non mi dai altro che sofferenze? Perché ti comporti come se fossi un Dio vendicativo?
Ma che razza di Dio sei, se sopporti il male che c'è nel mondo e nella mia vita?”
Chi tra di noi, non si è comportato almeno qualche volta in questa maniera?
Predichiamo bene di Dio, come Pietro, ma poi alla prima occasione, quando le cose
cominciano ad andare male nella vita, allora quel Dio di misericordia e di Amore che avevamo
predicato, diventa totalmente “altro” nella nostra mente e nel nostro cuore. Perchè?
Semplicemente perché, a mio avviso, non abbiamo ancora compreso fino in fondo il mistero
della Croce! Secondo voi è così?

Enzo:Gesù in questo episodio, molto importante per il futuro della Chiesa, vuole rafforzare la fede nei suoi discepoli, come conclusione della sua attività in Galilea, arrivata ad un punto morto nel contesto del discorso sul pane e del lievito e lo scontro con i farisei e sadducei nella sinagoga di Cafarnao.
Il brano ha un tono spiccatamente ecclesiale dando particolare risalto al futuro ruolo di Pietro.
«La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?»… «Ma voi, chi dite che io sia?».
Una doppia domanda per sollecitare il parere dei discepoli, il loro pensiero, la loro fede. Sicuramente tra le due domande Gesù ha lasciato uno spazio al silenzio, alla riflessione. Domande che oggi ci poniamo anche noi, ogni qualvolta leggiamo una pagina del suo Vangelo, riconoscendo la profondità della Parola, sapendo che da soli non potremmo avvicinarci alle cose grandiose che il Signore ha fatto per noi: Non la carne né il sangue portano alla professione di fede. Saremo chiamati beati, come Pietro, soltanto se siamo in grado di ascoltare la voce del Padre. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato (Gv 6,44a).

Pietro che aveva superato certamente i momenti della paura delle onde e la poca fede dimostrata in Gesù, risponde per tutti e frettolosamente osa dire quello che gli altri discepoli non dicono, le parole escono dalla sua bocca, l’ispirazione arriva dal Padre di Gesù: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
La sua testimonianza è importante perché ci fa capire come la Chiesa primitiva riconosceva, per rivelazione divina, la messianicità di Gesù: il Cristo cioè il vero Messia, l’Unto del Signore. 
Per noi che stiamo seguendo un cammino in queste domeniche, vediamo un apprezzamento di Gesù verso Pietro: ufficialmente riceve l’investitura come pietra principale nella futura Chiesa e una promessa: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. La chiesa nascente ha già un capo: la consegna delle chiavi indica la trasmissione dell’autorità per il servizio del popolo Dio.

La ragione per cui Pietro viene chiamato roccia è la fede da lui dimostrata nella sua confessione. Egli ha espresso verbalmente la fede dei discepoli, ed è sulla fede in Gesù che il gruppo formato da lui avrà il suo solido fondamento. Pietro è il portavoce e l’esempio di questa fede. Finché questa fede durerà, “le porte dell’inferno” non avranno alcun potere sul gruppo.

Nelle parole di Gesù a Pietro abbiamo anche noi la certezza della nostra fede, fede in una Chiesa che, anche quando si mostra debole, è capace di rialzarsi con la forza dello Spirito Santo; anche se guidata da uomini, la certezza della presenza di Gesù e dello Spirito ci rende saldi!

venerdì 15 agosto 2014

«Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!».



Domenica XX del tempo ordinario 17 agosto 2014-07-25



Dal vangelo secondo Matteo 15,21-28


Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio».

Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo

implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!».

Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».

Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!».

Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini».

«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola

dei loro padroni».

Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita. 
 
Enzo: Figura centrale di questa narrazione è una donna, precisamente una donna cananea, una donna pagana. Il miracolo, la guarigione della figlia di questa donna, assumono un aspetto secondario. 
Prevale invece la lode per la fede di una donna pagana, che secondo la tradizione non rientrava nei piani di salvezza del futuro messia d’Israele.

Non è l’unica volta che l’evangelista Matteo anticipa la conversione dei pagani, l’attenzione per Gesù da persone non appartenenti al popolo ebraico: l’episodio dei magi, in occasione del conferimento ai discepoli del mandato in missione verso tutte le genti, la guarigione del servo del centurione…

Anche Gesù sembra confermare le credenze ebraiche, e ai discepoli che lo implorano di esaudire la donna risponde: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Gesù afferma di essere venuto in primo luogo per Israele ( se una rottura c’era stata, prima di questo episodio, non è con l’elezione del popolo ebraico, ma con le tradizione farisaiche). Qui salva la figlia di una donna straniera, che sembra avere già una certa conoscenza dell’uomo Gesù: : «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio».

E’ noto che nelle prime comunità giudaico-cristiane c’era una certa tensione provocata dall’aggregazione dei pagani. Il Vangelo era certamente destinato con priorità al popolo eletto, ma questo non precludeva l’ingresso nel regno anche ai gentili, disponibile alla chiamata divina.: ecco che Matteo pone l’accento sulla fede genuina della Cananea che stupì lo stesso Gesù: «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola
dei loro padroni». In quella parola “Signore”, il riconoscimento implicito della divinità di Gesù.

Gesù davanti alla fede dimostrata dalla Cananea si arrende, loda persino la donna: : «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri».

La futura Chiesa apre i battenti al nuovo popolo di Dio, la sua missione come quella di Gesù sarà una missione universale.
 
E’ chiaro il messaggio lanciato dall’evangelista: rispecchiando la situazione del suo ambiente, dove la maggioranza dei giudei persisteva nel rifiuto del Vangelo, mentre i pagani in numero crescente si aprivano al dono della salvezza, dà al brano un’impronta dottrinale: la fede trascende ogni barriera di razza o nazionalità ed è la vera fede che guarisce, e scaccia il demonio, stupisce e commuove Dio.


Nel nostro ambiente, la nostra fede è tale da non rifiutare nessuno? 
Stiamo dalla parte di chi dice e crede che ogni uomo è mio fratello e che la prima evangelizzazione è l’ascolto dell’altro, condividendo anche le sofferenze dell’altro?

 
Mariella: Gesù torna in terra pagana e vi resta per qualche tempo per compiervi una vera e propria missione di evangelizzazione

Una donna, per di più greca e dunque pagana, saputo che Gesù era giunto nella regione di Tiro e di Sidone ed era entrato addirittura in una delle case del luogo, subito corre da lui per chiedergli di liberare la figlioletta posseduta da un spirito immondo, il Vangelo descrive la richiesta di questa donna con il verbo gridare, non dunque una voce sottomessa, ma viene sottolineata l'insistenza tenace di questa madre angosciata con un grido carico di dolore ma altrettanto ricco di fiducia e speranza, manifesta una fede grande.

Il Signore non disdegna il fatto che questa donna sia straniera e si muove a compassione verso di lei

rompendo i confini ordinari del popolo di Israele

Anzitutto Gesù vuol dire che il Vangelo non è riservato solo ad alcuni popoli o solo ad alcune persone, non c'è nessuno al mondo che sia estraneo al Vangelo; nessuno che non possa essere toccato dalla misericordia del Signore!

L'esempio della donna siro-fenicia sembra "costringere" Gesù ad allargare i confini della sua missione, si potrebbe dire che il Vangelo costringe anche Gesù ad andare sempre oltre, a non fermarsi dentro i confini abituali, neanche quelli della propria cultura e neppure quelli della propria religione

L'insistenza di questa povera donna, che intercede per la figlia malata, è esempio della preghiera di ogni comunità cristiana e di ogni discepolo, una preghiera frutto di una fede autentica e perseverante e Gesù l'ha ascoltata andando ben oltre le sue richieste!

Non le ha dato solo le briciole, bensì la pienezza della vita per questa figlia.

La risposta che Gesù dà a questa donna in un primo tempo, può sembrare addirittura offensiva, ma tale non è. Egli infatti vuol dire: Sono stato mandato anzitutto per i figli d'Israele e non posso preferire i pagani «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini».

La donna accetta il paragone usato da Gesù e lo volge prontamente a suo favore: “anche i cagnolini sotto la tavola ricevono qualche briciola del pane dei figli”

Questo racconto si presenta come un esempio di fede genuina e forte, che non si lascia turbare nemmeno quando sembra che Dio nasconda la sua misericordia, una fede che riesce a colpire il cuore del Signore ed ottenere da Lui la liberazione da ogni male.


Se pregando non ottengo la cosa che chiedo, ottengo però sempre un volto di Padre e il sogno di un abbraccio, purchè io abbia una fede capace di cogliere la Sua tenerezza di Padre ed un'umiltà tale da sapermi mettere in preghiera fiduciosa e costante, così come fù per quella donna Cananea, fede ed umiltà, solo le virtù che aprono il cuore di Dio alla misericordia e anche al miracolo, quando occorre.






giovedì 7 agosto 2014

"Uomo di poca fede, perchè hai dubitato?"

«Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».




Domenica XIX del tempo ordinario 10 agosto 2014

 



Dal vangelo secondo Matteo 14,22-33




Subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra

riva, finché non avesse congedato la folla.

Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.

La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario.

Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura.

Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».

Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque».

Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò

verso Gesù.

Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!».

E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».

Appena saliti sulla barca, il vento cessò.

Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».                                                                         
                                                                                                                                  Parola di Dio 



Pubblichiamo anzitutto un commento di Padre Augusto Drago
 

Gesù con i discepoli si trovano sulla sponda del lago, al calar della notte, dopo la
moltiplicazione dei pani. Le acque del mare sono, nell'immaginario biblico, il simbolo del
male e della morte. Nel Vangelo di Giovanni Gesù proclama di essere la resurrezione e la vita.
Acquista allora un significato davvero grande la domanda di Pietro, posta al centro del
racconto: "Se sei Tu, allora comandami di venire verso di te sulle acque"
Non dice: "Fammi camminare sulle acque", dice invece: "Fammi venire da Te!"
E che le acque con le loro minacce di morte, non possano impedirlo, sembra essere il pensiero di Pietro.
Nello stesso modo si comprende l'imperativo di Gesù: "Vieni!".Non misurare la tua capacità:
tu vieni! Non temere le insidie degli abissi, Vieni!.
Ma è possibile andare incontro a Gesù percorrendo illesi i sentieri della morte?
Sì, è possibile! La Grazia della Potenza dell'Amore, unita alla fede, compie questo miracolo! Niente è impossibile all'Amore. Il motore della vita che ci fa superare tutti i pericoli ed ostacoli è e rimane per sempre l'Amore.
Diamo ora uno sguardo al testo.
Colpisce all'inizio dell'episodio la forza delle parole di Gesù.
Egli spinge con forza i discepoli ad abbandonare la scena dove è avvenuto il miracolo della
moltiplicazione dei pani. Il verbo usato, è abbastanza insolito sulla bocca di Gesù: "Li costrinse.."!
Perché? Cosa era successo? Quello che era successo lo conosciamo dal Vangelo di Giovanni.
Il popolo, spinto dall'entusiasmo voleva acclamare Gesù RE. Un misero Re della terra!
Questo poteva provocare una reazione negativa sui discepoli.
Per tale ragione Gesù li costringe ad andarsene.
Gesù si trova davanti ad una situazione nella quale la folla di Galilea si entusiasma per il
miracolo e rischia di non comprendere la sua missione e la portata messianica del gesto
compiuto da Gesù.
Questo è il motivo per cui Gesù congeda frettolosamente la folla e si ritira da solo sul monte. 
Solo a pregare il Padre. Solo nell'unità del Padre.
Solo per rafforzarsi nella Volontà del Padre.
Qui il racconto si sdoppia. Abbiamo Gesù sul monte che prega.
E dall'altra parte i discepoli sulla barca che veleggiano su un mare tempestoso.
Gesù solo. I discepoli soli e apparentemente abbandonati. I discepoli sono in barca, sul mare.
Il vento soffia contro di loro, come se volesse impedirne la navigazione.
Gesù è solo, sul monte, a pregare. Prega anche per loro, come Mosé quando, sul monte, alzava
le braccia al cielo, mentre i figli di Israele, sul piano, lottavano aspramente contro gli
amaleciti. Era lontano dal campo di battaglia, ma la vittoria dipendeva da lui, dalle sue
braccia alzate.
E' proprio così per la Chiesa, raffigurata nella barca tra le onde e sbattuta dal vento.
Essa combatte nel mondo una difficile guerra contro le forze del maligno, dell'odio, della
divisione, della morte. Ma il dono della vittoria le viene dal Signore Risorto, il quale è sempre
vivo alfine di intercedere per noi!
Così avviene nella vita del cristiano: anche Lui nella Chiesa e come la Chiesa, è chiamato a
svolgere il suo combattimento spirituale contro le forze violente del male!
Ma la vittoria è assicurata da Colui che ha detto: "Non abbiate paura: Io ho vinto il mondo!"
Ed ecco Gesù venire incontro ai suoi discepoli. Scende dal monte, ed in maniera insolita,
cammina sulle acque, per andare ad aiutare la barca e i discepoli. Una scena stupenda
davvero!
Anche oggi Gesù scende sempre e continuamente dall'alto del Monte, dove intercede per i suoi
discepoli e per la sua Chiesa, scende, prolungando il mistero dell'Incarnazione nel tempo, e
cammina sulle acque delle nostre morti, delle nostre difficoltà, delle nostre vite sempre
minacciate! Bello! Bello! Bello. 
Ed è vero!  "Sul finire della notte" dice il testo.
La venuta del Signore avviene sul finire della notte!
Dopo che i discepoli hanno faticato a lungo ed hanno dovuto prendere coscienza della loro
debolezza. Ecco il punto! Un punto importantissimo!
Gli apostoli, nella loro maggioranza, provenivano proprio dal mare: erano esperti pescatori e
quindi conoscitori del mare e del movimento dei venti. Eppure questa volta hanno sbagliato!
Devono fare i conti con la loro sapienza umana. Devono distruggerla: li rende troppo sicuri di
sé! Così imparano l'umiltà: essa è il preludio, l'incipit della salvezza.
La resa davanti alle proprie incapacità è decisiva nel processo di salvezza, secondo il piano di
Dio! E' facile spaventarsi in una notte come quella. Scambiano Gesù per un fantasma.
La paura fa vedere cose che non esistono! Le crea per aumentare se stessa, per
autoalimentarsi. La paura! Come la si può vincere? Solo la fede può superare la paura.
E' difficile: Gesù lo sa molto bene! Per questo si rivela
"Sono Io, non temete!"
Come sono belle e confortanti queste parole. Le ricordo personalmente perché esse mi hanno
salvato da tanti naufragi nella mia vita sacerdotale.
Nelle difficoltà grandi ed insuperabili, davanti alla paura che ti assale, davanti all'ignoto
dell'oggi e del domani, come è dolce e rassicurante non solo ascoltare, ma credere a questa
meravigliosa Parola: Coraggio SONO IO! Pietro si getta subito verso Gesù. Vuole andare
verso di lui. Per la forza attrattiva che la presenza di Gesù gli dava, non si accorge che anche
lui sta camminando sulle acque! Anche lui sta dominando il male con la fede.
Ma quando uno scossone più forte del vento gli fa comprendere che sta precipitando, si fa
prendere dalla paura! La paura accolta fa venire meno la fede e la forza attrattiva verso
Gesù. E Pietro sta per andare a fondo.
Ma Gesù gli porge la sua Mano potente, la stessa Mano del Padre, e Pietro viene salvato.
"Perché hai avuto paura uomo di poca fede?" E' il dramma di sempre che si ripete: paura e
fede, paura del mondo contro la fede in Dio.
Aver fede significa fidarsi di Dio più di quanto si abbia paura del mondo e del male!
Aver fede non è credere che Dio esiste. E' invece credere che Dio c'è!
C'è ed opera, agisce, salva. Questo è il punto!
Pietro non è lasciato solo nella sua debolezza! Nelle tempeste della nostra vita cristiana non
siamo MAI soli!
Dio non ci abbandona anche se apparentemente è assente o non fa nulla. Egli c'è! Punto!
Egli c'é, e tanto ci deve bastare! Questa è fede! E subito, appena Gesù assieme a Pietro
salirono sulla barca, ecco che avvenne la grande bonaccia e la barca toccò subito terra!
Con Gesù si cammina più veloci, mentre invece con la paura si è bloccati, il cammino della Vita si ferma: e si va inesorabilmente verso la morte spirituale e la durezza del cuore! 

Fratello, sorella, per te, per me, cosa significa esattamente CREDERE?

Enzo: Con questo brano del capitolo 14 dell’evangelista Matteo inizia la sezione in cui si parla dei primi passi della futura Chiesa di Gesù, che si concluderà con il capito diciotto.

La scena che Matteo ci presenta è chiara e minuziosa, preparata nei minimi particolari. Il brano ha il fine di manifestare ancora la divinità e il potere di Gesù per rafforzare la fede dei discepoli,e la predilezione di Gesù verso l’apostolo Pietro. L’episodio implica due miracoli:il cammino di Pietro sulle acque e il salvataggio dei discepoli.

Il tutto è preparato da un ordine perentorio di Gesù ai discepoli di allontanarsi e di precederlo sulla riva opposta; Gesù congeda la folla e poi si ritira “da solo” a pregare. Questo pregare di Gesù ci è ben noto, precede sempre degli eventi straordinari.

Il quadro che ci si presenta davanti dopo il salvataggio di Pietro è meraviglioso: gli apostoli, Gesù e la barca, la prima comunità cristiana agli inizi, la futura Chiesa di Gesù. La Chiesa rappresentata dai discepoli potrà viaggiare tranquilla nel mondo perché la presenza di Gesù, anche se invisibile, la guiderà anche quando la situazione è minacciosa ( il mare in tempesta!).

L’episodio di Pietro è riportato soltanto da Matteo, forse una aggiunta per accrescere il significato simbolico dell’episodio: la peculiare posizione di Pietro tra i dodici, la sua responsabilità che gli altri non hanno.

Pietro, “l’uomo di poca fede”, deve imparare che le sue reali possibilità di governo della futura Chiesa, dipendono soltanto dalla chiamata di Gesù: “: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque».

«Vieni!», è la parola con cui Gesù accetta la sfida del poi titubante Pietro.



E’ proprio da questa debolezza umana, dai tanti dubbi e perplessità incoraggiati e risolti dalla presenza e dalla parola di Gesù che arriva la vera fede, pronta ad un dialogo “«Signore, salvami!».

e a confessare e proclamare la divinità del Maestro: «Davvero tu sei Figlio di Dio!»: richiesta di misericordia e riconoscimento verso il Benefattore.

Soltanto aggrappati a questa fede sincera, fiduciosa, incondizionata, i discepoli avranno la forza di seguire Gesù, dare una risposta positiva al mandato ricevuto: Vieni!

Ma se questa fede si incrina, allora si torna ad essere facile preda delle forze del male e soccombere nella tempesta, come la vita di ogni giorno ci insegna: non resta allora che tornare sui nostri passi con la preghiera fiduciosa nell’intervento del Signore, ricominciare sapendo che dalla nostra debolezza possiamo essere sempre tirati fuori: come nella sfida lanciata da Pietro, Gesù attende solo la nostra umiltà, il nostro prostrarci davanti a Lui: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».



Chiesa di Dio, santa, bella e peccatrice, nel turbine delle tempeste di duemila anni, torna alle tue origini: Gesù è sempre pronto a dirti: “Vieni!”

Egli è con te fino alla fine dei secoli, la forza del suo Spirito supera tutti i confini del male: come Pietro non temere di versare lacrime per ottenere misericordia, aiuto, forza.