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mercoledì 9 ottobre 2013

Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro...





Tornò indietro lodando DioEra un SAMARITANO!

Domenica 13 Ottobre 2013




Dal vangelo secondo Luca  17,11-19

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la

Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si

fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!».

Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre

essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro

lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per

ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati

dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a

rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la

tua fede ti ha salvato!».


Parola del Signore!

Mariella: Gesù è in cammino e attraversa la Samaria e la Galilea; si avvicina a Gerusalemme, entra in un villaggio, che non ha nome, perché è il luogo di tutti, cioè il luogo in cui tutti gli uomini di ogni tempo, possono raggiungere il Signore ed invocarlo.

Qui incontra i dieci lebbrosi, uomini malati, intaccati dalla morte, esclusi, emarginati e disprezzati. La lebbra è intesa come malattia dell'anima: essa è il peccato, è la lontananza da Dio, la mancanza di amicizia, di comunione con Lui.

Subito giunge a Lui un grido, una supplica ad alta voce: “Gesù, Maestro, abbi pietà di noi!”

Notiamo che chiamano il Signore per nome, come si fa con un amico, ma lo riconoscono anche come Maestro, verità assoluta.

Subito Gesù li invita ad entrare in Gerusalemme, a non stare più a distanza, ma a raggiungere il tempio, i sacerdoti. Li invita al ritorno alla casa del Padre, che nessuno esclude e tutti accoglie.

E mentre essi andavano furono risanati “purificati” dice il testo,  uno solo torna a ringraziare.

Non è un semplice movimento fisico, un cambiamento di direzione, ma piuttosto un vero cambiamento interiore; “tornare” è il verbo della conversione, del ritorno a Dio, si lascia cambiare da Gesù stesso, si lascia raggiungere dal suo amore

Viene inoltre  specificato che egli è un Samaritano, uno che non appartiene al popolo eletto, questo per farci capire che la salvezza è offerta a tutti, anche ai lontani.

Nessuno è escluso dall'amore del Padre, che salva grazie alla fede.



E qui dobbiamo soffermarci su un altro verbo “ringraziare: il lebbroso, una volta guarito “fa eucaristia”, fa comunione con Gesù, si siede alla mensa della misericordia del Signore, della salvezza, del perdono, della vita nuova; non ha più le vesti stracciate, piaghe di cui vergognarsi, ma l'abito da festa come il figlio Prodigo.

Ora può cantare e lodare Dio, può ringraziare per tutti i benefici ricevuti. La festa è piena, la gioia traboccante.



Ed ecco che subito Gesù lo incoraggia: “alzati” cioè risorgi, torna alla vita, và a testimoniare la tua fede.  La tua fede ti ha salvato!

La fede è dunque salvezza per ciascuno di noi, è la grazia che ci immette nella vita nuova!

E allora ricordando le parole del Vangelo di domenica scorsa, ripetiamo insieme:  “Signore, aumenta la nostra fede!”

Signore, mentre ancora cammini attraversando le nostre terre,

oggi ti sei fermato qui e sei entrato nella mia vita, mi hai

 guardato con occhi d’amore.

Non hai avuto paura, non hai disdegnato la profonda malattia del mio peccato

A distanza mi fermo e ti riconosco unico Maestro della mia vita.

Alzo la voce e ti chiamo;

mostro a te la ferita che uccide la mia anima

e mi emargina sempre più in sentieri senza via d’uscita.

Ti prego, guariscimi con la tua Misericordia,

con il sacramento della Riconciliazione;

dammi la medicina vera della tua Parola;

 non c'è niente altro che possa guarirmi!



Anche per me, oggi, è importante, indispensabile compiere questo passaggio: il portare alla luce il male che c’è dentro di me e  che mi impedisce di essere in grazia di Dio, di essere vero figlio di Dio.

La salvezza del Signore è per tutti; tutti Lui ama con immenso amore. Però sono pochi quelli che si aprono ad accogliere la sua presenza nella propria vita.

Uno su dieci. Io da che parte mi metto?

Riesco a riconoscere tutto il bene che il Signore ha fatto per me?


Enzo: Guarigione improvvisa e a distanza quella di questo brano di Luca. “Gesù appena li vide disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati”.

Gesù vuole darci oggi una nuova lezione.

I dieci lebbrosi hanno mostrato di avere fede in Gesù e Gesù premurosamente risponde. Nove erano ebrei e uno samaritano: tutti e dieci vengono guariti da Gesù, tutti e dieci si recavano dai sacerdoti per essere da loro reintrodotti nella società come stabilito dalla legge.



Il ritorno del samaritano guarito è alla base dell’insegnamento di Gesù che ancora oggi potrebbe fare le stesse domande ai cristiani che vanno in chiesa che si proclamano credenti e praticanti:

Dove sono tutti gli altri che hanno creduto in me, che hanno ricevuto il dono della fede?



Il dieci per cento di quei lebbrosi tornò da Gesù: le percentuali di oggi non sono forse simili?



Un samaritano, un nemico per gli ebrei, ma uomo giusto capace di vedere dentro l’accaduto e oltre; che sa vedere e percepire la bontà di Dio con gli occhi della fede e non della legge; che sa mostrare la sua riconoscenza lodando Dio ad alta voce dando testimonianza e subito dopo  prostrarsi per ringraziare.



Era un samaritano! Non era uno degli ebrei! Potrebbe oggi non essere uno di noi!



I nove ebrei nonostante i segni non capiscono…non tornano indietro per lodare e ringraziare…a loro è bastato tornare in società, quella società che li aveva emarginati…

I dieci lebbrosi hanno creduto, hanno avuto fede in Gesù nel momento del bisogno: Gesù oggi ci invita a distinguere tra fede e fede perché quelli «lontani» sono talora più vicini a Dio di quelli che dovrebbero essergli più «prossimi».



Forse anche noi dopo aver incontrato Gesù nell’ Eucaristia, uscendo dalla Chiesa per andare nel mondo, non sappiamo ringraziare per la grazia ricevuta dimenticandoci velocemente di essa.



Spesso viviamo di una fede tradizionale, una fede del rito e delle prescrizioni religiose ma è veramente fede? E’ quella fede che ama e che si ritiene amata? Quella fede che dà importanza a sentimenti interiori di amore e di comunione verso Dio e i fratelli?



Ma è poi così difficile essere cristiani, veri discepoli di Gesù?


Anna: La Fede  !!!!!

Rifletto: ieri ho ricevuto un bel pacchetto in dono  dalla mia figliola …. Mamma ti ho fatto un regalino …. L’ho sfasciato, era un bellissimo libro ….Si ho ricevuto un dono …..dalla persona che amo ….

E che c'entra questo preambolo con la Fede ?

La fede è un dono, un dono grande che dura per sempre che Dio Padre infonde mediante il suo Spirito nel cuore di ogni uomo,  a tutti indistintamente.

Questo dono  è tanto grande che noi spesso non ce ne rendiamo conto: solo quando lo chiediamo ripetutamente, continuamente con quella dolcezza e richiesta da figli e con le buone azioni per i fratelli, facendo comunione lo scopriamo, dimenticandoci di noi stessi gustiamo le meraviglie e i  prodigi di Dio  .

Come coltivare la Fede ? con la Parola che è vita via e Verità,

con la preghiera personale e comunitaria

con il dono della Grazia nei Sacramenti

con il perdono chiedendo al Padre la Sua Misericordia.



Per  questo il Cristiano ringrazia il Padre. Cristiano è colui che si riconosce piccolo di fronte al Padre con la consapevolezza che ciò che ha ricevuto non gli è dovuto …che si domanda sempre che cosa può regalare e donare al Padre



E' faticoso vivere per e con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo ma è veramente entusiasmante perche si scommette ogni giorno su Qualcuno e non su qualcosa, Qualcuno che ti fa scoppiare di Gioia e ti rende fiducioso con una speranza inconfondibile e ti fa pensare a quell’incontro che ti farà rimanere per sempre con Lui.
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Giuseppe: Mio Signore, abbi pietà di me, e anche di me … Quante mani alzate verso il Signore a chiedere aiuto, quante!



Mio Signore, abbi pietà di lui, di lei, e anche di lei, di lui. Quante le mani alzate al cielo per gli altri? Perché mi dichiaro cristiano? Perché mi reco alla celebrazione eucaristica alla domenica?



Confesso di essermi dimenticato di chiedere aiuto e pietà per gli altri, per i fratelli noti e quelli sconosciuti?

Oppure penso solo a me stesso?



Vado in chiesa, è buia, quest’oggi, medito accanto alla statua della Vergine Maria, medito e prego.

Madre mia, aiutami a trovare la giusta via,

perché io ho chiesto aiuto a Gesù e Lui me lo ha dato,

tante volte mi ha dato l’aiuto necessario, e poi … anche molto di più.

Spesso mi sento troppo piccolo e inutile,  

non so nascondere la mia fragilità,

ma il Figlio tuo mi viene incontro spesso

con volti diversi di persone

che incontro lungo le vie della vita e allora lo devo ringraziare.

Grazie Gesù che sei accanto a questo tuo inutile servo, grazie se vorrai servirti di me affinché io possa tornare a seminare quello che hai messo nel mio cuore e rendere così gioiose altre persone.


Spesso mi sento troppo piccolo e inutile,  non so nascondere la mia fragilità,
ma il Figlio tuo mi viene incontro spesso con volti diversi di persone che incontro lungo le vie della vita
                                                            . . . . . . . . . .
In data 12 ottobre 2013 inseriamo questo commento di Padre Augusto Drago, religioso dei Frati Minori Conventuali: di questo Sacerdote che conosciamo personalmente pensiamo di aprire una pagina per pubblicare alcuni commenti evangelici, che crediamo possano esserci di grande aiuto.


Il brano di Luce che proclameremo domani, potremmo benissimo titolarlo in questa maniera:
DALLA GUARIGIONE ALLA FEDE!
 
Di fatti si tratta di un itinerario che dalla guarigione ci conduce alla fede piena in Gesù, Messia e Salvatore. Nella preghiera di colletta (la preghiera che il Celebrante fà a nome di tutta l'Assemblea), domani sentiremo fare la seguente preghiera:

"O Dio, fonte della vita temporale ed eterna, fà che nessuno di noi ti cerchi solo per la salute del corpo: ogni fratello in questo giorno santo, torni a renderti gloria per il dono della fede,

e la Chiesa intera sia testimone della salvezza che tu operi continuamente in Cristo tuo Figlio.

Egli vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli, Amen.”

Questa preghiera della Colletta contiene già, in estrema, ma chiara sintesi, il significato del racconto evangelico.

Non è tanto il tema del ringraziamento, come si potrebbe supporre ad una prima lettura,

ma è il tema della fede. Un tema, questo, che, assieme a quello dell'ascolto, attraversa l'intero vangelo di Luca. Questa Domenica il Vangelo ci tocca un nervo scoperto in quasi tutti noi.

Si parla della sofferenza, della malattia e di come Gesù agisca.

Il brano è interessante perché mostra il punto di vista del malato, in questo caso addirittura lebbroso,

ma anche quello di Dio: e questo non è affatto scontato.

Cominciamo dai malati. Sono al plurale: addirittura sono dieci, una cifra tonda che significa "proprio tanti", una moltitudine, una pienezza, una totalità. Tutti cercano la salvezza.

Si diceva al tempo di Gesù: "Quattro categorie di persone sono equiparate ad un morto:

il povero, il lebbroso, il cieco e colui che non ha figli". Tutte le malattie erano ritenute un castigo, ma la lebbra era il simbolo stesso del peccato.

Dio se ne serviva, così si diceva, per colpire soprattutto gli invidiosi, gli arroganti, i ladri, i responsabili di omicidi e di falsi giuramenti.

La guarigione della lebbra era un fatto simile ad una resurrezione di un morto.

Solo il Signore la poteva curare, prima tuttavia, dovevano essere espiate tutte le colpe che l'avevano provocata.

Se guardiamo, ritornando al testo del Vangelo, in tutti i verbi, troviamo qualcosa di molto interessante: i lebbrosi gli andarono incontro, si fermarono a distanza, perché non potevano avvicinarsi al mondo dei "vivi", alzavano la voce, andavavano, furono sanati.

Sono tutti verbi di moto, di movimento. Essi, i verbi, descrivono tutti i tratti di queste persone:

andare incontro significa cercare, nell'andare incontro, c'è tutto quello che esprime la ricerca di Dio (pensate per un istante alla nostra preghiera, ai nostri pellegrinaggi, ecc.).Stanno a distanza, perché lo status del lebbroso gli impediva di avvicinarsi ai sani.

Quindi erano tutti rispettosi delle regole.

Potremmo dire che certamente sono comportamenti di brave persone che, senza colpa alcuna (anche se la mentalità del tempo la pensava diversamente), si trovano a fronteggiare qualcosa di molto più grande di loro. Alzano la voce perché vogliono essere ascoltati da Gesù, Egli è la loro ultima spiaggia. Appena ricevuta la risposta di Gesù, senza indugiare, corrono, secondo la legge, dai sacerdoti. Non fanno storie, diremmo, ubbidiscono, anche se sanno di non essere guariti.

La legge infatti diceva che bisognava andare dai sacerdoti solo in caso di guarigione per essere benedetti ed essere riammessi nel consorzio civile. Forse è segno di fede, oppure di opportunismo...sia come sia, si mettono in viaggio. Se non altro possiamo parlare di una fede incipiente. Ma la fede è intesa come obbedienza ad un Maestro.

Infatti, da lontano, gridavano: "Gesù Maetro, abbi pietà di noi! E' il grido degli ammalati nel Vangelo, ma questa volta non è rivolto a Gesù Messia e Salvatore, ma al Maestro.

Gesù appare loro come un guaritore. Di fatti il miracolo poi avviene.

Quindi, possiamo parlare di un lieto fine? No, di certo. Gesù, infatti, come vede tutto questo?

E' strano che alla fine parli di "salvezza" solo a quello che è tornato indietro: ed era un Samaritano!

E come mai costui torna indietro? Torna indietro perché, vedendosi guarito, comprende qualcosa di più degli altri.

Se solo Dio può guarire la lebbra, allora, pensa il Samaritano, Gesù non è solo un Maestro, un Guaritore, ma qualcosa di più: Il Messia! Colui che Dio ha mandato sulla terra!

Allora, mentre negli altri nove prevale il senso della legge e continuano il loro cammino verso i sacerdoti, costui invece sente un moto irresistibile, e torna indietro da Gesù.

Non torna tanto per dire grazie, per cortese gentilezza, ma perché gli si sono aperti gli occhi del cuore. Di fatti, appena giunto vicino a Gesù, gli si prostra a terra in segno di adorazione!

Solo Dio và adorato!

Ed ecco la maturazione della fede. Dalla guarigione alla fede in Gesù Salvatore e Messia. I primi nove, sono devoti osservanti della legge, costui, un samaritano, che non conosce né profeti né altri libri sacri se non solo il Pentateuco, costui approda invece alla fede.

Ora è salvo! "La tua fede ti ha salvato!"

Notate: prima eran tutti purificati nel corpo, ora uno solo è salvato!

Il che significa: entra a far parte del Regno! Egli riconosce la gratuità del dono!

Agli occhi di Dio noi siamo e rimaniamo sempre figli suoi.

E' vero che ci confrontiamo con gioie e dolori, con la salute e la malattia, ma noi non siamo le nostre croci o i nostri corpi malati. C'è qualcosa di eterno in noi.: Il samaritano (giudicato eretico dagli altri ebrei) è quello che si rende conto di avere incontrato il Messia, il chè è infinitamente più importante di tutto il resto.

Sei salvo non quando il tuo corpo guarisce. Infatti tu non sei il tuo corpo, ma sei salvo quando incontri Dio. Allora sai che la tua vita è indissolubilmente legata a Lui, qualsiasi cosa dovrai vivere, la vivrai assieme a Lui.

Anche se dovessi passare attraverso una valle oscura!

La fede "funziona" quando mi sento con Dio anche nella sofferenza, perché ho ben presente che sono stato fatto per l'eternità, è il paradiso che mi aspetta: per questo il Samaritano è salvato!

Egli ha riconosciuto il suo Signore, si sente alla presenza di Dio.

Passa in secondo piano la sua guarigione fisica.

Allora è proprio questo il messaggio del Vangelo di domani: la guarigione può essere un imput alla fede, ma poi l'imput ha bisogno di raggiungere la sua pienezza nella corsa verso l'adorazione del Signore. Ma se l'imput iniziale si perde nella "legge", come avvenne per i nove, essi rimangono guariti sì, ma a che cosa servirà la loro guarigione?

Ma allora perché Gesù li ha guariti? Perché con l'incarnazione ci ha insegnato che Dio si china su ciascuno di noi e cammina al nostro passo, e resta in attesa che noi lo possiamo accogliere.

Chiudo ricordando le meravigliose parole di Paolo nella seconda lettura:

"Se anche noi manchiamo di fede, Lui però rimane fedele per sempre, perché non può rinnegare se stesso!"

Bello e stupendo questo nostro Dio che Gesù ci ha rivelato! Perché con l'incarnazione ci ha insegnato che Dio si china su ciascuno di noi e cammina al nostro passo, e resta in attesa che noi lo possiamo accogliere. Chiudo ricordando le meravigliose parole di Paolo nella seconda lettura:

"Se anche noi manchiamo di fede, Lui però rimane fedele per sempre, perché non può rinnegare se stesso!"

Fratello e sorella, guarda cosa Dio ha fatto per te e scopriti guarito, riconosci le tante volte che ti è stato a fianco per aiutarti e apri il tuo cuore alla lode, ringrazialo per quanto ti è stato fedele. Amen.............................


1 commento:

  1. Papa Francesco a Santa Marta

    “Nei Vangeli alcuni ricevono la grazia e se ne vanno: dei dieci lebbrosi guariti da Gesù, solo uno torna a ringraziarlo. Anche il cieco di Gerico trova il Signore nella guarigione e loda Dio. Ma occorre pregare con il “coraggio della fede” spingendoci a chiedere anche ciò che la preghiera non osa sperare: cioè, Dio stesso:
    “Noi chiediamo una grazia, ma non osiamo dire: ‘Ma vieni Tu a portarmela’. Sappiamo che una grazia sempre è portata da Lui: è Lui che viene e ce la dà. Non facciamo la brutta figura di prendere la grazia e non riconoscere Quello che ce la porta, Quello che ce la dà: il Signore. Che il Signore ci dia la grazia di darci se stesso, sempre, in ogni grazia. E che noi lo riconosciamo, e che noi lo lodiamo come quegli ammalati guariti del Vangelo. Perché abbiamo, in quella grazia, trovato il Signore”.

    2013-10-10 Radio Vaticana

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